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Il mio vecchio amico Mohammad Hussein, padre ancora una volta

Mohammad Hussein 73 anni
Mohammad Hussein 73 anni

Mohammad Hussein ha 73 anni registrati sulla sua carta d’identità , ma é nato tre anni prima. Nel 1985 Gianni Calcagno ed io lo avevamo ingaggiato come sirdar per la spedizione che avevo organizzato per tentare di salire il GI e GII. L’anno prima Gianni lo aveva avuto per il Broad Peak e ne aveva apprezzato la intraprendenza, la capacità di risolvere problemi.

Mohammad è di Satpará, un villaggio che si affaccia sulle rive del lago omonimo, a una altitudine di 2700 metri. Il luogo era stupendo. Da Skardu prendevi, con una jeep un ripido sterrato pieno di sassi, salivi su per il conoide di detriti, per tornanti e dossi alla cui sommità, quando il ripido spianava, c’era il lago. Dico c’era perché la fame di energia ha innalzato il livello del lago con uno sbarramento, mandando sott’acqua una deliziosa isoletta ricoperta di canne e salici che emergeva poco lontano dalla riva .

Ora il lago é più grande e meno verde. Il cemento della diga ne ha preso in parte il posto. Ma ancora l’ambiente é piacevole. La casa di Mohammad era invece all’estremità opposta , dove il torrente, che scende per ripide gole dall’altopiano del Deosai, forma una piana alluvionale un poco rialzata. Come per una premonizione quella posizione ha salvato l’abitazione del mio amico.

Lì da qualche generazione la famiglia di Mohammad ha vissuto. Li é nata l’ultima sua figlia , un anno e due mesi fa. Figlia sua e di sua moglie, unica moglie, che ha gli stessi suoi anni. Mentre Riaz , il fedele amico che da anni lavora con me in Pakistan, traduce dal balti, io e Stefania ci guardiamo sbigottiti. Avevo, pochi minuti prima, ammirato la tenerezza con cui il “nonno” accarezzava la nipotina . E subito dopo Riaz ci dice che la piccola Kaynat, dolcissima e un poco spaventata, avvinghiata ad Ali, figlio di Mohammad, è sua sorella. Ci guardiamo sbigottiti, non che Riaz lo sia meno di noi. Altro che nonno . Mohammad é il padre tenero di questa bellissima bimba: “La madre- dice – é a Satpará, nella nostra grande casa, domani torniamo, a casa. Sono venuto a Skardu per abbracciarti , per ricordare Gianni , Tullio, Benoit. Se ne sono andati in molti dei vecchi amici. Siamo rimasti noi e io adesso non posso più salire sul Baltoro perché ho male alle ginocchia. L’ultima volta è stato dieci anni fa quando hai voluto che ti accompagnassi al cb per il 50 ‘ del k2 . Prendi mio nipote a lavorare nel parco , qui non ci sono più tanti turisti e le agenzie prendono ciò che vogliono, e gente da fuori” .

Mi fa mettere in mano da Ali un cartellina con su scritto VIP, con dentro un brevissimo curriculum. Mohammad vecchio amico di Gianni Calcagno e da sempre mio. Leale fino a dirci che lui non avrebbe mai e poi mai sottratto cose utili alla spedizione, ma solo cose futili, perché lui aveva una grande famiglia a cui dare da mangiare. E così, alla fine della spedizione, il latte in polvere i biscotti, lo zucchero e molti altri dei nostri viveri finivano sulla tavola di quest’uomo e della sua grande famiglia. Un uomo che sapeva governare 400 Balti sul Baltoro nel mezzo di una tormenta e che oggi, a 75 anni, è padre di Kaynat. I suoi piccoli e vispissimi occhi scuri mi sorridono, mentre ci abbracciamo salutandoci: “Buon K2, Inshallah” . Grazie Mohammad.

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