AlpinismoAlta quota

Ecco là in fondo il K2, a Concordia “uno spettacolo incredibile”

Acqua e ghiaccio vAcqua e ghiaccio verso Concordiaerso Concordia
Acqua e ghiaccio verso Concordia

CONCORDIA, Baltoro 4691 mtetri — Sono giunti alla penultima tappa del lungo cammino di avvicinamento gli alpinisti pakistani e italiani diretti al campo base del K2. “Abbiamo ricevuto dal nostro Concordia Rescue team e dal cleaning team un accoglienza calorosissima, qui è uno spettacolo incredibile. Abbiamo visto la punta del K2 in lontananza, il Broad Peak, la cima del G4. Poi si è coperto tutto ci siamo rinchiusi in tenda” ci racconta Maurizio Gallo.

All’interno della tenda, appena montata, ci sono dei mango freschi. Mango all’ombra di cime di sette e ottomila metri. Poi rispunta il sole e la in fondo dalla parte opposta del K2 si vedono la cresta del Chogolisa, quell’enorme cengia di neve. La stessa che moltissimi anni fa ha tradito Herman Buhl, il primo uomo nella storia ad aver salito un ottomila (e non un ottomila, il Nanga Parbat!) senza fare uso di ossigeno.

A Concordia c’è grande agitazione, si prepara il campo, i porters ritrovano qualche amico che è membro dei team di soccorso o di pulizia. Ieri e oggi si è alternata la pioggia al sole, il caldo torrido e le pietraia sono ormai un ricordo lontano. Passando da Urdukas i portatori facevano segno indicando l’enorme masso caduto tre anni fa sotto cui sono rimasti schiacciati tre dei loro compagni. Ieri a Gore e oggi per allestire il campo è stato necessario spaccare il ghiaccio con i picconi.

Di giorno in giorno tra gli alpinisti italiani e pakistani si creano sempre più intese. Un sorriso uno sguardo, un dito puntato sulla mappa o verso una cresta. Sulla montagna sarà importante la massima coesione.

Lungo il piccolo mondo del Baltoro la “fama” dei Pakistani del team si sta diffondendo. Una specie di euforia, una festa accompagna i portatori, in basso i pastori balti presenti lungo il Braldo e sul ghiacciaio. Gli otto alpinisti paksitani, accompagnati da un folto gruppo di portatori e anche da poratori, da qualche telecamera e molte macchine fotografiche, insieme agli italiani, sono dei loro, delle loro stesse valli: cugini, parenti conoscenti, amici e stanno andando sulla grande montagna per la prima spedizione ufficiale pakistana.

Michele Cucchi, conosce da tempo almeno sei di loro. Gli ha insegnato come recuperare in sicurezza alpinisti in alta quota. Ha da loro appreso e apprenderà forse ancora su come gestire la fatica alle altissime quote. “Dopo un lungo viaggio che ci ha portato dall’erbetta di Askole alle rocce e i fiumi glaciali di Concordia, negli ultimi metri prima di arrivare al campo come per magia il cielo si è aperto tutto di un colpo regalandoci l vista del K2. Sembra una frase fatta ma è vero: un brivido mi ha percorso la schiena. Ho pensato ai racconti ascoltati e letti in tanti anni, è come se si fossero materializzati accavallati, per un momento prima di tornare ai manghi, al freddo, alla tela della tenda inumidita dal respiro mi è sembrato di stare in un posto surreale e immaginario”.

Le stelle illuminano un cielo bellissimo chiuso in basso dai Gasherbrum e dalle altre grandi montagne del Karakorum.

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