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Meno due, polacchi di nuovo nella storia: è loro la prima invernale al Broad Peak

Broad Peak - Campo 4 - (Photo polskihimalaizmzimowy.pl)
Broad Peak – Campo 4 – (Photo polskihimalaizmzimowy.pl)

SKARDU, Pakistan – E i polacchi mettono la firma su un’altra storica prima salita invernale. Sono Maciej Berbeka, Adam Bielecki, Artur Małek e Tomasz Kowalski, autori della prima scalata d’inverno al Broad Peak. Il team è arrivato in cima oggi, tra le 17.30 e le 18 ora pakistana, e ora è in fase di discesa: l’arrivo al campo base è previsto per domani. Adesso nella storia degli ottomila in invernale il cerchio si stringe: mancano all’appello solo il Nanga Parbat e il temutissimo K2.

“La cima è stata raggiunta tra le 17.30 e le 18 ora locale – si legge sul sito della spedizione -. Tutti e quattro gli alpinisti sono arrivati in vetta realizzando la prima invernale del Broad Peak 8047 metri di quota. Il successo sarà completo quando la squadra sarà al campo base, il cui arrivo è previsto per il 6.03”. Al campo base li aspetta tra gli altri uno dei padri dell’alpinismo polacco, Krzysztof Wielicki, autore delle prime invernali all’Everest, al Lhotse e Kangchenjunga: capo spedizione e motivatore del team.

Maciej Berbeka, Adam Bielecki, Artur Małek e Tomasz Kowalski sono partiti il 2 marzo, dopo alcuni giorni di grande indecisione sull’opportunità di tentare o meno la salita. Il 3 marzo erano a campo 2, poi ieri a circa 7900 metri di quota, oggi infine la straordinaria impresa fino alla vetta.

A dare la notizia al mondo è un veterano degli ottomila, il polacco Artur Hajzer, leader del progetto Polish Himalayan Winter 2010 – 2015. Il progetto è di carattere nazionale e gode del patrocinio del presidente Bronislaw Komorowski, e del sostegno del Ministero dello Sport e del Turismo. Nell’ambito della stessa iniziativa l’anno scorso una spedizione polacca aveva raggiunto un altro straordinario traguardo: la prima invernale al Gasherbrum I. Nel 2012 arrivano in cima al GI Janusz Golab e Adam Bielecki, lo stesso che è arrivato oggi in vetta al Broad Peak. Maciej Berbeka invece incassa così la sua terza vetta di oltre ottomila metri raggiunta d’inverno, dopo Manaslu nel 1984 (partenza della spedizone nell’autunno del 1984) e Cho Oyu nel 1985.

“Le invernali rimangono un modo cristallino di esplorare e vivere l’avventura, alla faccia di chi anche recentemente ha detto che le invernali non sono più una forma di alpinismo di punta – ha commentato Simone Moro che ha al suo attivo, lo ricordiamo, tre prime salite invernali sugli ottomila (Shisha Pangma, Makalu e Gasherbrum II) -. E’ stata per me una bestemmia questa affermazione e vorrei lo si chiedesse ai quattro che stanno scendendo dal Broad Peak se quello che hanno fatto e sofferto sia una passeggiata o qualcosa di normale!! Chi non ha mai provato un 8000 d’inverno non capirà mai, neppure lontanamente cosa significa e la differenza di tale attività sulle Alpi. Dunque la dichiarazione che faccio, oltre a questa puntualizzazione è la stessa che ho fatto poco fa: voglio esprimere le mie più sincere congratulazioni ai miei fratelli delle invernali!!! Le scalate invernali sugli 8000 rimangono sempre vera esplorazione e avventura e ammiro i polacchi per quello che hanno conquistato un’altra volta oggi! Orgoglioso e onorato di essere ispirato da loro e di essere parte della loro tradizione invernale. È stato bello e giusto che Berbeka abbia avuto il suo Broad Peak. Congratulazioni ancora a chi ha raggiunto la cima e anche a chi ha supportato l’intera spedizione al campo base e in Polonia. Un grande abbraccio a Wielicki!! Sono sicuro che ci incontreremo il prossimo inverno al Nanga Parbat”.

All’appello delle invernali sugli ottomila mancano ora solo due vette: il Nanga Parbat e il famigerato K2. Da quando il tabù degli ottomila del Karakorum in invernale è stato abbattuto, anche questi traguardi sembrano ormai sempre più possibili e vicini.

 

Info e foto: polskihimalaizmzimowy.pl

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