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L’epopea di Allen e Allan, il racconto dei 18 giorni sul Nanga Parbat

Sandy Allan e Rick Allen al campo base Diamir il 19 mattina (Photo mazenoridge.com)
Sandy Allan e Rick Allen al campo base Diamir il 19 mattina (Photo mazenoridge.com)

NEWTONMORE, Gran Bretagna – Diciotto giorni in alta quota, di cui 3 senza bere, con numerosi bivacchi in truna. È stata una vera epopea quella vissuta da Sandy Allan e Rick Allen al Nanga Parbat, dove sono arrivati in vetta dalla Mazeno Ridge: i due alpinisti britannici hanno affrontato con una forza titanica un percorso che sembrava non finire mai. Dopo giorni di attesa e oramai con la serenità del lieto fine, ecco il racconto di Cathy O’Down di quanto successo nelle scorse settimana sulla montagna himalayana.

10 luglio: il gruppo ha finito il tratto del Mazeno Ridge e si accampa al Mazeno Gap, dove la cresta incontra il principale massiccio del Nanga Parbat. Quel giorno è stato molto lungo, 11 ore di complicata scalata per uscire dalle cime, dal punto cruciale dell’intera cresta.

11 luglio: ci siamo svegliati tardi e siamo partiti tardi, lasciando il campo non prima delle 10.30. Abbiamo scalato fino a circa 7200 metri dove ci siamo accampati di nuovo, anticipando il campo alto e utilizzandolo come punto di partenza per la cima.

12 luglio: Abbiamo lasciato il campo intorno all’1 di notte. Nel buio abbiamo preso una via che sale in modo troppo diretto (avremmo dovuto traversare a sinistra) e raggiungiamo la cresta tra il versante Diamir e il Rupal all’alba. A quel punto dovevamo attraversare la cresta verso sinistra, non la via migliore da seguire per arrivare in cima. C’era molto vento quella notte e quella mattina (questo avremmo dovuto saperlo dalle previsioni meteo, ma sentivamo di non avere cibo, gas – o motivazione – sufficiente ad aspettare un altro giorno). Alle 7 ne ho avuto abbastanza, avevo molto freddo, ero molto stanca e preoccupata di fare qualche errore sulla difficile via di roccia, così sono scesa con Lhaka Nuru. Gli altri 4 alpinisti hanno continuato. Rangduk e Zarok hanno raggiunto circa quota 7950 metri, la base della piramide sommitale, e poi sono tornati indietro preoccupati di non avere abbastanza tempo altrimenti per tornare al campo alto. Rick e Sandy li hanno incontrati intorno alle 11 (dopo 10 ore di scalata) e, sebbene riluttanti, hanno convenuto che era ragionevole tornare indietro. R&S sono rientrati al campo alle 19 – dopo una giornata di 18 ore di scalata, avendo impiegato 8 ore a tornare al campo. L’idea generale era quella di discendere tutti insieme il giorno successivo dalla via Schell.

13 luglio: Sandy ha deciso che vuole tentare ancora una volta la cima. Rick era d’accordo e si è unisto a lui. Il resto di noi è rimasto unito sulla decisione di scendere. Ho lasciato a Sandy il mio satellitare – e con il telefono ho perso la possibilità di aggiornare il blog e di mandare tweet. Sandy e Rick hanno passato un giorno al campo. Io sono scesa con i tre sherpa. Abbiamo seguito lo Schell Ridge, sapendo che a un certo punto dovevamo calarci dalla cresta verso est. Abbiamo scalato la parte bassa della cresta sotto una leggera nevicata e la nebbia e nello scendere abbiamo perso di vista l’uscita ad est. La cresta alla fine ci ha costretto a scendere verso ovest. Piuttosto che risalire abbiamo preferito continuare a scendere nel catino occidentale (nella discesa sono stata colpita da un pezzo di ghiaccio mentre stavo facendo una foto, quindi la mia macchina fotografica è andata distrutta, e tutte le mie foto della cresta perse). Nuru e Zarok sono usciti dal catino e si sono messi in sicurezza sulla morena sottostante, ma io e Rangduk (scalavamo in cordata in coppia) eravamo ancora lì al buio alle 22, quando Rangduk è caduto e si è distorto una caviglia. Ci siamo accampati direttamente sotto il dirupo, l’unica protezione nel catino che è minacciato per tutta la via da grandi seracchi pensili.

14 luglio: alle 5 una grande valanga è scesa nel catino. Solo la nostra roccia ha impedito alla tenda di essere spazzata via. Siamo scesi sulla morena per unirci agli altri due e alle 10.30 un’altra grossa valanga ha riempito il catino. Se una slavina di quelle dimensioni fosse scesa il pomeriggio del giorno prima ci avrebbe di sicuro uccisi tutti e quattro. Abbiamo passato il resto del giorno scendendo dal bordo di un enorme ghiacciaio prima di raggiungere il campo base e riunirci finalmente al nostro staff, che era partito dalla valle per aspettarci al base della via Schell. Rick e Sandy sono partiti per quello che voleva essere un tentativo di vetta. Hanno preso un fornelletto, cibo e una bombola di gas, ma hanno lasciato la tenda, pensando di raggiungere la cima e di scendere dritti dalla parete Diamir, con un bivacco sulla via di discesa. Scopriranno che il percorso avrebbe preso loro molto più tempo di quanto si aspettassero, finendo per scavare una truna nella neve a 7700 metri, quando ancora si trovavano sulla via per la cima.

15 luglio: il resto del team si è spostato a piedi a Tareshing e poi in jeep a Chilas, dove abbiamo iniziato ad aspettare Sandy e Rick (che pensavamo stessero già scendendo). Loro invece stavano in quel momento scalando verso la cima, arrivando sul plateau sommitale intorno alle 14 ma senza trovare la vetta prima delle 18.12. Abbiamo ricevuto la notizia via sms sul telefono satellitare (loro avevano il mio satellitare, io quello di Rick che avevamo lasciato al campo base). Sono tornati indietro al loro buco nella neve a 7700 metri. Da quella notte, o dalla mattina successiva (Sandy non è stato chiaro su questo) non sono riusciti più a far funzionare l’accendino o i fiammiferi, così non hanno potuto accendere il fornelletto e da allora non hanno avuto più nulla da bere. Non avrebbero bevuto più fino a metà giornata del 18 luglio.

16 luglio: in attesa a Chilas. Ho provato a pubblicare notizie sul blog, mandando dei messaggi agli amici, ma sembra che non li abbiano mai ricevuti. Si pensava che Rick e Sandy sarebbero scesi fino a campo 1 quel giorno sul versante Diamir, ma di fatto erano scesi di soli 300 metri fino alla quota di 7400 metri circa, dove hanno scavato una piccola truna. La neve era molto alta e difficile e scendevano molte valanghe. Rick non stava bene. A metà pomeriggio hanno chiamato Ali di Adventure Pakistan (il nostro tour operator) per discutere di un recupero in elicottero, ma erano troppo in alto per essere raggiunti. Hanno convenuto che era meglio continuare a scendere e che Ali avrebbe mandato loro portatori d’alta quota per cercare di raggiungerli. Abbiamo avuto queste notizie a Chilas quel pomeriggio. Alla sera lo staff è partito da Chilas, ha guidato fino a Halal Bridge e ha camminato nella notte fino al campo base della parete Diamir. Sapevamo che i portatori avrebbero raggiunto Rick e Sandy non prima del tardo pomeriggio del 17 e soltanto se Rick e Sandy avessero continuato a scendere. Era stato detto che Rick e Sandy avrebbero chiamato ancora intorno alle 21 ma non l’hanno fatto, era finita la batteria del telefono. Da allora in avanti non abbiamo avuto più idea di dove fossero e in che stato fossero, fino alla mattina del 19.

17 luglio: Rick e Sandy hanno continuato a scendere, Rick si sentiva un po’ meglio. Sono partite altre valanghe mentre scendevano, e hanno sempre dovuto batter traccia nelle neve molto alta. Sono arrivati a circa 6500 metri, poco sopra il Kinshofer wall, che richiede una discesa tecnica. Incerti della via a causa della scarsa visibilità, hanno fatto un bivacco su una sporgenza, Rick è rimasto seduto, mentre Sandy è riuscito a sdraiarsi. Da questo momento entrambi hanno avvertito principi di congelamenti alle dita dei piedi. A Chilas noi continuavamo ad aspettare senza nessun altra notizia.

18 luglio: Rick e Sandy si sono alzati presto per il freddo e sono scesi fino a campo 2 della via Kinshofer. Vedendo persone che scalavano sotto di loro hanno pensato che fossero i portatori di alta quota mandati in loro aiuto. Ma non erano loro, bensì i membri della spedizione ceca guidata da Marek Holecek. Rick e Sandy hanno incontrato Marek in cima al Kinshofer wall. Lui li ha fatti bere dalle sue borracce, ha dato loro del cibo e un accendino per far andare il fornelletto: i primi liquidi dopo 3 giorni. Si sono calati giù dal Kinshofer wall e sono arrivati al campo 1 alle 22.45 dove hanno dormito nelle tende del team ceco. I portatori d’alta quota li hanno raggiunti lì.

19 luglio: si sono alzati alle 5 e con l’aiuto dei portatori d’alta quota hanno raggiunto il campo base dei cechi alle 8 del mattino. Erano passati 18 giorni da quando avevano lasciato il campo base. Si sono riposati lì per un giorno. A Chilas abbiamo avuto la notizia quella mattina, la prima notizia da quando avevamo saputo che erano in difficoltà nel pomeriggio del 16 luglio.

20 luglio: hanno camminato fino alla strada e sono arrivati a Chilas alle 20.30.

21 luglio: siamo andati in macchina da Chilas ad Islamabad, 14 ore di strada

22 luglio: io e Sandy siamo partiti per Londra, il 23 luglio Rick e gli Sherpa sono volati a casa loro.

Photo e testo originale mazenoridge.com

 

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