Storia dell'alpinismo

Erich Abram: io e Walter "ragazzacci" del K2

Erich Abram (Photo Trento Film Festival)
Erich Abram (Photo Trento Film Festival)

VIPITENO, Bolzano — Insieme erano “due ragazzacci”. Lui – Erich Abram -, e l’altro – Walter Bonatti -: inseparabili compagni fin da quell’avventura al K2 che cambiò le loro esistenze. Un’amicizia che è nata sulle montagne e che è continuata poi per tutta la vita. Lo abbiamo voluto intervistare per chiedergli di lasciarci il suo ultimo saluto all’amico speciale.

“Nessuno pensava che un ‘ragazzo’ così potesse andarsene tanto in fretta – esordisce al telefono un commosso Erich Abram -… perché lui, nonostante i suoi 81 anni, per noi era sempre un ragazzo. In queste ore mi sento come se avessi perso la capacità di parlare perché sono davvero sconvolto da questa notizia. Sono distrutto dal dolore”.

Erich Abram, classe 1922, ha la voce ferma, nonostante l’età e il cuore affranto. Benché inizialmente fosse restio a rilasciare un’intervista sulla morte di Walter Bonatti, alla fine si è lasciato vincere dal ricordo, da un dolce ripensare all’amico di una vita, con cui ha condiviso momenti storici quanto epici, come la spedizione del 1954 al K2.

“Eravamo molto amici, sempre insieme, due ragazzacci. Siamo stati insieme fin poco sotto gli 8000 metri di quota. Forse lui era il numero uno, anche se non saprei fare classifiche. Abbiamo fatto scuola insieme dietro al nostro comandante e capo spedizione, Ardito Desio, che era anche un uomo severo e rigido, e ce la siamo cavata, nonostante tutto. Lui allora era un ‘bocia’, il più giovane di tutti, ed entrambi per farcela abbiamo chinato la testa con umiltà. Quella storia al K2 ha fatto parte della nostra storia e sono felice di aver condiviso quella montagna con Walter. Ancora oggi ricordiamo volentieri insieme quei momenti, nonostante i lati negativi della faccenda che pure ci sono stati”.

Walter Bonatti ed Eric Abram al K2 nel 1954
Walter Bonatti ed Eric Abram al K2 nel 1954

Oltre al K2 Abram è rimasto nella storia dell’alpinismo per le tante vie aperte e ripetute in Dolomiti, come la classica sullo spigolo del Piz Ciavazes nel Gruppo del Sella. Suoi celeberrimi compagni di cordata sono stati Karl Gombocz, Toni Egger, Hermann Buhl, Ugo Pompanin, Karl Schonthaler e Roberto Osio. Dopo il K2 il volo divenne un’altra sua grande passione, tanto da diventare istruttore di volo in montagna presso la scuola dell’Aereo Club a Trento. Nel 1958 prese il brevetto di pilota d’aereo in Svizzera e poi quello di elicottero con il quale portò avanti una lunga attività di soccorso in alta quota. Nel 1974 fu tra i primi in Europa a costruire una palestra di arrampicata.

“Sono sempre rimasto in contatto con Walter, fino a poco tempo fa: l’anno scorso siamo stati per un po’ nella sua casa all’Argentario, ma lui non ha mai dato segni di voler morire…- scherza lo scalatore altoatesino -. Solo che negli ultimi tempi la sua malattia è diventata molto più seria, anche se lui non lo faceva mai vedere. Forse lo sapeva, ma era comunque sempre vispo, giovanile, combattente. Nessuno poteva mai prevedere che ci avrebbe lasciato così presto. Mi mancherà tanto”.

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2 Commenti

  1. Eric Abram dice: “negli ultimi tempi la sua malattia è diventata molto più seria, anche se lui non lo faceva mai vedere. Forse lo sapeva, ma …” Quale malattia? Una malattia forse innominabile, vergognosa? Perchè?

  2. di Walter Bonatti ho letto i suoi libri ,ho ascoltato le sue relazioni, alpinisticamente parlando era un grande,umanamente un Signore! ho un desiderio che non ho potuto realizzare e mi dispiace, avrei voluto tanto stringergli la mano come si fa tra vecchi amici che si ritrovano dopo tanti anni ,inoltre un uomo non muore se i viventi lo ricordano,per quel che mi riguarda non lo dimenticherò mai.
    ciao Walter ogni volta che salirò su una montagna sarai nei miei pensieri

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