Storia dell'alpinismo

La conquista del Cervino

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"Impossibile. Il Cervino preserverà l’epiteto di inaccessibile" dicevano scuotendo la testa le migliori guide dell’epoca mentre guardavano da lontano la montagna. Eppure così non è stato, perchè anche la montagna più "romantica" della storia dell’alpinismo è stata alla fine conquistata. Era il 14 luglio del 1865. La vittoria del Cervino Whymper la meritò tutta. Era stato l’unico a crederci fino in fondo.

Il Cervino "preserverà l’epiteto di inaccessibile" aveva scritto nel 1863, due anni prima della conquista, il professor John Ball, presidente dell’Alpine Club, nell’illustre "A Guide to the Western Alps". Quando Edward Whymper, un testardo giovanotto inglese di venticinque anni, giunse sulle Alpi era opinione ampiamente condivisa che il Cervino non potesse essere scalato.

La vittoria del Cervino Whymper la meritò tutta. Era stato l’unico a crederci fino in fondo. La conquista della montagna più “romantica” dell’storia dell’alpinismo sarà segnata da due eventi clamorosi: la sciagura occorsa durante la discesa e la mancata conquista della vetta da parte della guida valdostana Jean-Antoine Carrel, nello stesso giorno ma dal versante italiano.

Grazie alla sua abilità di disegnatore e incisore, nel 1860 Edward Whymper aveva ricevuto dall’editore londinese Longman l’incarico di schizzare panorami delle Alpi. Era l’equivalente di un fotografo dei giorni nostri.

Quello tra Whymper e il Cervino non fu amore a prima vista. Nelle pagine del suo "Scrambles amongst the Alps", lo descrive come una montagna grandiosa ma non di certo bella. Tuttavia nelle estati successive qualcosa scattò e Whymper ritornò al Cervino portando con sé carta e penna e soprattutto piccozze e corde.

Dopo cinque anni di fallimenti quel fatidico 14 luglio 1865 il giovane inglese riuscì finalmente a posare il piede sulla punta del "più nobile scoglio d’Europa", come il grande critico inglese John Ruskin aveva definito il Cervino.

Il 13 luglio 1865 Whymper partì dall’albergo Monte Rosa per la prima ascensione. Facevano parte della cordata la grande guida di Chamonix Michel Croz, il diciottenne inglese Robert Hadow, lord Francis Douglas, il reverendo Charles Hudson, Peter Taugwalder con il figlio, entrambi guide di Zermatt.

Dopo aver bivaccato poco sopra il punto dove oggi sorge la capanna dell’Hörnli, arrancando con gli scarponi chiodati e le lunghe piccozze, i sette della cordata Whymper alle 10 del 14 luglio erano già a 200 metri dalla vetta. L’ultimo tratto Whymper lo salì di corsa insieme a Croz. "All’1.40 del pomeriggio il mondo era ai nostri piedi e il Cervino era conquistato. Hurrah! Non si vedeva nessuna altra impronta" scriveva Whymper sul suo libro osservando dalla cima il vastissimo panorama circostante.

In effetti però quella stessa mattina sulla montagna si trovava anche l’altro protagonista della corsa al Cervino: Jean-Antoine Carrel, una guida della Valtournenche.

Carrel aveva ricevuto il compito di attrezzare la cresta per consentire a Quintino Sella, ministro delle finanze e fondatore nel 1863 del Club Alpino Italiano, di realizzare la prima ascensione della montagna. Ad accompagnare Carrel c’era infatti Jean Joseph Maquignaz, un abile minatore e scalpellino, che diventerà a sua volta una delle migliori guide del tempo.

Fu probabilmente per l’attenzione con cui Carrel attrezzava i passaggi e per il difficoltoso trasporto dei venticinque chili di materiale dell’equipaggiamento, che comprendeva strumenti per perforare la roccia, punte di ferro, tondini, anelli, che la cordata italiana si mosse così lentamente in quella fatidica mattinata. Quando avvistò l’inglese sulla cima della montagna Carrel si rifiutò di continuare fino alla vetta.

Il 17 luglio 1865, tre giorni dopo la vittoria di Whymper, soprattutto per le benevole insistenze degli uomini del Club Alpino Italiano, Carrel portò finalmente a termine l’ascensione, superando un percorso di almeno un grado più difficile di quello compiuto sul versante svizzero. Solo dopo essere rientrato al Breuil, Carrel venne a conoscenza della disgrazia occorsa nella discesa alla squadra di Whymper.

I sette uomini si erano legati in un’unica cordata. La fatica della salita si stava facendo sentire. Il giovane e inesperto Hadow scivolò travolgendo Croz, che perse l’equilibrio finendo nel vuoto insieme a lui. Anche lord Douglas e il reverendo Hudson furono strappati dal loro ancoraggio. Whymper e i due Taugwalder riuscirono a salvarsi solo per la tragica o fortuita fatalità della rottura della corda.

"Per due o tre secondi vedemmo i nostri sfortunati compagni scivolare sulla schiena e cercare di allungare le braccia nel tentativo di salvarsi – raccontò Whymper nel suo libro -; poi, uno alla volta, scomparvero alla nostra vista e caddero, da un precipizio all’altro, fino al sottostante ghiacciaio del Cervino, milleduecento metri più in basso". Oggi la corda è conservata in una teca del museo del Cervino di Zermmat.

La disgrazia del Cervino fece il giro d’Europa suscitando molto scalpore, soprattutto in Inghilterra, patria di tre delle quattro vittime, e contribuì a creare l’immagine della montagna assassina. Whymper pagò a caro prezzo la sua vittoria: sui giornali dell’epoca venne anche accusato di aver tagliato la corda per salvarsi la vita.

Solo dopo quindici anni di lontananza dall’alpinismo attivo, nel 1879-80, Whymper ritornò alla montagna, ma questa volta in Sud America. Sulle Ande volle che ad accompagnarlo ci fosse proprio Jean-Antoine Carrel, la guida di cui aveva più stima.

Jenny Maggioni

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