Medicina e benessere

Scienza alla Capanna Margherita

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Da oltre un secolo troneggia a 4.554 metri sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa. Meta agognata di milioni di alpinisti, pochi sanno che la capanna “Regina Margherita” è anche un centro scientifico d’eccezionali potenzialità. Da quando fu fondata, nel lontano 1893, ospita ogni anno squadre ricercatori che qui trovano un ambiente estremo con facilities moderne per condurre i più svariati test scientifici. A svelarci i segreti di questo rifugio speciale, è Giorgio Tiraboschi, presidente del Cai Varallo a cui è in carico la gestione della Capanna.

Tiraboschi, che cos’è la Capanna Margherita?E’ il rifugio più alto d’Europa. Tutti la conoscono, molti sanno che si fa anche ricerca, ma ho notato che spesso la gente non si rende bene conto di cosa sia. Ci arrivano le richieste più strane: ci chiedono se si arriva in macchina, se si può parcheggiare. Abbiamo avuto un chirurgo estetico svizzero che voleva fare un intervento sul naso di una sua cliente in Capanna ripreso da 3 televisioni. E un pittore brasiliano che ha tentato di appendere degli striscioni ai balconi.

Che cosa si fa di scientifico in Capanna?
Abbiamo vari settori di ricerca, ma più che altro si tratta di ricerche mediche e di studi di fisiologia d’alta quota come quelli sul mal di montagna. Esattamente il campo per cui la Capanna fu creata alla fine del 1800. Ma ultimamente, abbiamo avuto ricercatori che si sono occupati di glaciologia, scienze ambientali e fisica dell’atmosfera.

Che struttura ha la Capanna?
Ha settanta posti letto. Corrente 220 V come negli uffici. Internet e, anzi, stiamo studiando dei test in banda larga. E’ certificata 14001. stiamo cercando di sostituire piatti di plastica con piatti di carta. L’ambiente è così buono che il servizio sanitario nazionale della Regione Piemonte ha deliberato che alla capanna margherita i due locali sono idonei sotto il profilo igienico sanitario ad ospitare test medici non invasivi o scarsamente invasivi come prelievi di sangue, raccolte urinarie, elettrocardiogrammi, spirometrie, ecografie, ecodoppler ed elettroencefalogrammi. Su abbiamo la più alta biblioteca d’Europa con più di 400 volumi per leggere.

Com’è gestita?
La proprietà dell’immobile è del Cai centrale, anche se la Capanna è in gestione al Cai di Varallo da tempo immemorabile. Nel 1926, un atto notarile tra la Regia Università di Torino e il Cai Centrale ufficializza che il Cai cede in uso perpetuo e gratuito alcuni locali della Capanna per la ricerca in particolare fisiologica. L’atto è stato ribadito nel 1997 con la conferma della cessione di due locali al secondo piano. In più la sezione di Varallo ha messo a disposizione 18 posti letto in tre stanze per ospitare i ricercatori.

Chi segue la parte scientifica?
L’università di Torino dovrebbe promuovere il laboratorio in tutti i centri scientifici del mondo illustrando le opportunità offerte dalla Capanna, oltre a selezionare i progetti di ricerca insieme a rappresentanti del Cai. In realtà quest’ultimo compito è stato quasi sempre svolto dalla sezione di Varallo, che gestisce il rifugio e di fatto garantisce ai ricercatori la possibilità di continuare a venire in Margherita.

Da quando si fa ricerca?
Praticamente da sempre, da quando è nata la capanna nel 1893. La Margherita nasce proprio come dependance dell’Istituto scientifico Angelo Mosso al Col d’Olen, recentemente riaperto dopo il fulmine che l’aveva incenerito nel 2001. La ricerca ha poi avuto un grossa spinta con la ristrutturazione del 1980.

E’ ancora collegata al Mosso?Teoricamente sì, per via dell’Università di Torino che è proprietaria dell’Istituto Mosso e ha in gestione i locali della Margherita. In pratica no, perchè il Mosso era bruciato e inattivo da anni. Il legame potrebbe tornare a breve, perchè l’università di Torino lancerà presto dei corsi postuniversitari, dei master per laureati di tutto il mondo. Non è detto che non vadano anche in Margherita.

Quali sono le ricerche più importanti oggi?
Una grossa fetta della ricerca rimane quella sul mal di montagna. Il professor Maggiorini di Zurigo, per esempio, sta studiando un’evoluzione del Viagra che dovrebbe sostituire il Diamox. Qualche anno fa ci sono stati ricercatori dell’università di San Diego in California, che faceva diversi test agli escursionisti che salivano, prima ad Alagna e poi in Margherita. Non dimentichiamo la glaciologia con il professor Smiraglia aveva carotato il ghiaccio e trovato tracce di Chernobyl.

Oggi sono tutti ricercatori stranieri?
La maggior parte sì. Gli unici italiani, oltre a quelli già citati, sono alcuni scienziati del Cnr venuti a mandar su i palloni aerostatici per studiare l’atmosfera. Poi c’è stata una ricerca di Beltramo dell’Università di Torino sulla certificazione dei rifugi.

Come si spiega questo fatto?
Colpa della poca promozione, credo. C’è anche da dire che purtroppo la Capanna è nota in tutto il mondo ma non tanto in Piemonte, dove l’attenzione è più dedicata al Sestriere e alle zone di montagna vicine a Torino. In ogni caso è un peccato perchè quello che si offre lassù, dal punto di vista scientifico, è davvero unico.

In che senso?
La Margherita è alta quasi cinquemila metri. E’ uno dei laboratori più alti del mondo, e a 150 chilometri da Milano offre le stesse condizioni dell’Himalaya. Non a caso Messner veniva da noi a fare acclimatamento con il suo medico. Per i ricercatori studiare qui l’alta quota comporta una logistica immediata, con costi relativamente contenuti. In più abbiamo gli elicotteri per i rifornimenti che vanno su ogni settimana, quando il rifugio è aperto, e possono trasportare i macchinari scientifici necessari. Ci manca il satellite, abbiamo il ponte radio, ma presto potrebbe cambiare anche questa situazione. Insomma, ha una serie di servizi incredibili.

Quando è attivo il rifugio?
Apriamo il 20 giugno fino ai primi di settembre. Questo è anche il periodo utile alla ricerca. Anche se l’anno scorso, in aprile, con Capanna chiusa, alcuni ricercatori dell’università di Torino sono saliti per provare la banda larga con risultati eccezionali e collegamenti fino all’Appennino e all’Austria. Sono progetti interessanti, che avranno applicazioni nel terzo mondo: i macchinari erano costruiti con rottami di computer.

Quali sono i progetti più recenti svolti in Capanna?
Solo l’anno scorso abbiamo avuto Baertsch, Maggiorini, Ferrara del Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino per la banda larga. Due anni fa abbiamo fatto anche un elettrocardiogramma in diretta. Un ingegnere della regione Piemonte ci ha chiesto di testare la produzione di energia con idrogeno liquido con la sua società. E’ il futuro. L’abbiamo testato, sono venuti su con risultati eccellenti. Tra l’altro, durante i test, è venuto fuori che avevano centinaia di test aeronautici che non sapevano dove fare perché avevano bisogno della quota.

Sara Sottocornola

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