Itinerari

Tra Val Codera e Val dei Ratti (2)

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Ci eravamo lasciati la scorsa puntata al bivacco Vaninetti, con gli occhi puntati sul Passo Porcellizzo, dopo una salita estenuante che ha richiesto una giornata intera. Obiettivo del secondo giorno è quello di raggiungere il rifugio Omio, nella valle dell’Oro.

Secondo giorno: Biv. Vaninetti – Rif. Omio. 

Difficoltà: EE

Lasciato il bivacco alle spalle si scende per 200 metri di dislivello fino ad arrivare alla base della pietraia che segna l’inizio del canale del passo Porcellizzo. Nella stagione estiva il consiglio è quello di salire molto presto la mattina, tenendosi al centro del canale il meno possibile, per evitare le frequenti scariche.

La via sale infatti sul lato destro, dapprima su pietre e sfasciumi e poi su un tratto di roccette con passaggi fino al III grado. In discesa è attrezzata con anelli per le calate in doppia. Dalla cima del passo (3.050 metri) la vista è eccezionale e spazia dalla valle appena salita alla Val porcellizzo. Con alle spalle i colossi granitici del pizzo Badile e del pizzo Cengalo.

La discesa dal passo avviene su pietraia dapprima scoscesa e poi via via meno pendente, e porta in breve al rifugio Luigi Gianetti (quota 2.534 metri). Dal bivacco si impiegano circa 2 ore fino a qui.

Lasciato il rifugio la traversata al rifugio Omio costituisce un pezzo del Sentiero Roma e il percorso è segnalato molto bene.

Dapprima tratti erbosi, placche e blocchi granitici. Poi inizia la salita in diagonale al Passo del Barbacan attraverso cenge detritiche attrezzate con corde fisse. Si raggiunge così la cresta est della Cima del Barbacan, poco sotto la vetta. Sul versante opposto dopo alcuni tratti di ripidi pendii prativi,  si incontra un facile canaletto (corda fissa) che conduce sotto la guglietta della Punta Milano.

Il sentiero prosegue tagliando tutta l’alta Valle dell’Oro e perdendo quota fino a raggiungere i 2.100 metri del rifugio Omio. Nella stagione estiva si consiglia la prenotazione, poichè l’itinerario è molto frequentato. Unico tratto affollato di un itinerario che si ripropone di portarvi alla scoperta di sentieri poco utilizzati dalle masse.

Terzo giorno: Rifugio Omio – Rifugio Volta. 

Difficoltà: EE

Dal rifugio Omio l’itinerario conduce al rifugio Volta, in alta Val dei Ratti. Dal rifugio si sale in direzione sud-ovest per pascoli seguendo le indicazioni (segnali bianco-rossi) per il Passo Ligoncio. Da qui si continua sempre dritti tagliando tutta la valle fino ad arrivare a tenere il Pizzo Ligoncio sulla destra.

Le indicazioni procedono puntando decisamente verso l’alto ad un colletto attraverso pietraie e nevai. Via comunque abbastanza semplice e visibile. Un ultimo canaletto detritico conduce al colletto e la vista si apre sulla Val dei Ratti.

Il versante opposto è abbastanza impegnativo, almeno nel primo tratto dotato comunque di catene. Si perde rapidamente quota e le segnalazioni (bolli rossi recentemente ripitturati) conducono verso destra in direzione del Sasso Manduino, che chiude la vallata.
Giunti in prossimità della svolta per la Bocchetta di Spassato, non segnalata, che conduce al Bivacco Valli, i segni piegano a sinistra e per spiazzi erbosi e gigantesche placche granitiche erose dall’acqua conducono al rifugio non custodito A. Volta (2.212 metri).

Nella stagione estiva le chiavi sono custodite alla vicina alpe di Talamucca dal signor Fedele Oregioni che, assieme alla moglie Carla, è rimasto l’ultimo custode dell’antica tradizione della transumanza, la salita con le bestie dalle stalle di Verceia fino all’alpe, per tornare a valle soltanto nel mese di settembre.

Quarto giorno: Rifugio Volta – Mezzolpiano. 

Difficoltà: F

Dopo aver goduto di panorami stupendi e quote anche abbastanza elevate (i 3.050 metri del Passo Porcellizzo), è giunto il momento di scendere a valle. Dal rifugio volta il sentiero è visibilissimo e, oltrepassata l’Alpe di Talamucca, scende fino al dosso del Mot e alle omonime baite, sul versante destro della valle.

Un guado conduce poi dall’altra parte e per ampi "panettoni" erbosi il sentiero conduce agli alpeggi di Camera (1.792 metri), Tabiate (1.253 metri) e alle baite di Corveggia (1.221 metri).

Poco dopo si giunge all’abitato di Frasnedo, dove incominciano i castagneti e la strada inizia a tramutarsi in un susseguirsi di ampi gradini sassosi. Si perde quota nella frescura della vegetazione fino a giungere in località Casten (975 metri) incontrando il sentiero "tracciolino", la pianeggiante condotta coperta che serve il bacino artificiale sottostante Frasnedo.

Da qui, continuando a scendere, ci si troverebbe nell’abitato di Verceia, separato da dove si è lasciata la macchina il primo giorno da quasi un chilometro di strada statale e da una galleria abbastanza pericolosa da percorrere a piedi.

Conviene invece prendere il "tracciolino" verso destra e addentrarsi nelle buie gallerie seguendo i binari sul terreno. L’itinerario è suggestivo, e prosegue scavato nella roccia sul baratro sottostante.

Superate alcune gallerie, dopo circa 40 minuti di strada, si giunge ad una intersezione con un sentiero che sale dal basso. E’ quello che conduce all’abitato di S.Giorgio, frazione immersa nei boschi sopra Novate Mezzola. Da qui si continua a scendere attraverso una mulattiera fino ad incontrare la strada che sale dal paese.

Alla prima intersezione con la via asfaltata si gira a destra e dopo qualche centinaio di metri si riconosce chiaramante la strada percorsa qualche giorno prima e che porta in breve al parcheggio di Mezzolpiano e quindi alla macchina.

 
 
Massimiliano Meroni

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