Itinerari

Tra Val Codera e Val dei Ratti (1)

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Presentiamo questa settimana un itinerario particolare. Una quattro giorni a ridosso dei colossi granitici della Val Masino, provincia di Sondrio. La partenza e l’arrivo distano poche centinaia di metri tra loro ma se vi capita di passare tutto l’ultimo giorno sotto ad un diluvio estivo, vi sembreranno eterni.

Primo giorno: Mezzolpiano – Bivacco Pedroni Dal Pra

Con l’auto si raggiunge Novate Mezzola (m. 208, sulla SS 36, 10 Km dal Trivio di Fuentes), dove si prende verso destra la strada asfaltata che conduce alla frazione di Mezzolpiano (m. 316), proprio all’imbocco della Val Codera.

Qui si abbandona l’auto e si prosegue a piedi lungo una bellissima mulattiera, lastricata di granito, che si fa subito molta ripida, risalendo il fianco destro idrografico della valle. Si giunge così in un’ora alla località di Avedè (m.791), da dove si possono ammirare, per l’ultima volta durante questo percorso, il Lago di Como e il Lago di Novate.

Il tracciato permette ora di riprendere fiato, grazie ad un tratto in discesa, ma la pausa dura poco, perchè è soltanto con una risalita che si accede alla località di Codera (m.825), dove sorgono il rifugio Locanda Risorgimento e, più avanti, il rifugio Osteria Alpina.

Qui il sentiero procede finalmente quasi in piano per attraversare la valle e condurci ai casolari di Tiune, Saline, Stoppadura e Bresciadega, dove si trova l’omonimo rifugio e da dove, seguendo un falsopiano in mezzo a prati e larici, si giunge al Rifugio Brasca.

Il Rifugio sorge in mezzo a pascoli, al limite del boschetto che circonda l’alpe. Da questa posizione si ha una vista interessante sulle Cime d’Averta e soprattutto sulle lisce pareti di granito della Sfinge e del Ligoncio.

Da qui in poi inizia l’avventura. Avete salito circa mille metri di dislivello, impiegando 2 ore e mezza, o tre. Al bivacco Vaninetti (oggi Pedroni Dal Pra) ne mancano ancora 1300. Non resta che continuare la marcia.

Ci si lascia alle spalle il rifugio, e l’imponente parete nord del pizzo Ligoncio che vi scruta dall’alto dei suoi 1000 metri di granito verticale, addentrandosi nella cosiddetta foresta di Sivigia.

Pochi passi e la traccia diventa un intrico di erba e di sottobosco. Ormai quasi nessuno percorre questo sentiero, poichè il bivacco rappresenta oggi il punto di appoggio fondamentale di quanti salgono lo spigolo nord del Badile, e lo raggiungono ridiscendendo il passo Porcellizzo.

Per poi tornare in Val Bondasca dal passo della Teggiola. Troppo lunga la strada che sale da Codera. Ma non per chi in montagna cerca l’avventura e la fatica, il sacrificio. E si addentra nell’intrico di rami cercando di farsi un’idea di come possa svilupparsi il sentiero.

Qualche dosso e la strada che piano piano prende quota, senza tuttavia mai inpennarsi in modo consistente. Due ore vi richiederà la foresta prima di mostrarvi lo splendore del fondo valle.

Quasi all’improvviso ricompaiono alcune tracce e la via vi porta nel greto di una frana, superato il quale sarete sotto ad una piccola bastionata granitica, oltre la quale si intravede la testata della valle, con in primo piano il pizzo Porcellizzo e più a sinistra la Punta S.Anna.

La muraglia va attraversata tutta verso sinistra e aggirata, prendendo sempre più quota e piegando verso destra. Ma ormai le tracce sono ben visibili e il bivacco sempre più vicino. All’incirca a metà strada vi imbatterete in una piccola sorgente, difficile da indivuare poichè parzialmente sotterranea.

La sentirete ma non la vedrete. Sgorga in pochissimi punti fondamentali da trovare. Perchè al bivacco acqua non ce n’è. Dipendentemente dalla stagione invernale e dalla quantità di neve accumulata, si forma un piccolo laghetto sul retro, ma è acqua di scioglimento non filtrata dal terreno.

Il consiglio è di utilizzarla per tutto fuorchè per bere. Importante è invece farne scorta dalla sorgente. Giunti al bivacco lo spettacolo è eccezionale. Ai vostri piedi tutta la valle appena salita, e alle vostre spalle il pizzo Porcellizzo, la punta S.Anna e il passo che affronterete l’indomani.

Vi guarda fiero della sua pietraia e del suo canale ghiacciato. Delle sue roccette laterali e di quanto vi riserverà l’indomani. Ma per il momento è tempo di riposo. La prossima tappa vi porterà fino al rifugio Omio, passando al cospetto del pizzo Badile, del rifugio Giannetti e del passo del Barbacan. Ma questa è la prossima puntata…

 
 
Massimiliano Meroni

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