Itinerari

La selvaggia Val dei Ratti

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Se siete tra quelli che in montagna amano la solitudine e i paesaggi ancora incontaminati, questa è una due giorni che non dovete perdervi. Un ambiente emozionante che vi farà riscoprire l’antico fascino dell’esplorazione

PRIMO GIORNO

Località di partenza: Verceia (SO), contrada "La Motta"
Quota di partenza: 468 m
Dislivello: 1827 m
Tempo di percorrenza: 5-6 ore
Difficoltà: "E" (Escursionistico) – percorso su sentiero o mulattiera ben tracciati e segnalati. Richiede comunque attrezzatura adeguata e allenamento.  

La Valle dei Ratti, bellissima e selvaggia, si apre sulla destra del solco principale della Valchiavenna, a monte del lago di Mezzola, incuneandosi da ovest a est e poi decisamente verso nord tra la Valtellina a sud e la Val Codera a nord-ovest.

Imboccata a Fuentes la statale del Passo dello Spluga si prosegue fino alla prima galleria e, giunti a Verceia, dopo il ponte in cemento e prima del secondo tunnel, si abbandona la strada principale per salire a destra.

Lasciata l’automobile, il cammino prende il via sulla sponda destra del torrente Ratti. Oltre le baite di Piazzo, a circa 900 metri, si trova l’intersezione con il caratteristico Sentiero Tracciolino.

Realizzato negli anni Trenta del secolo scorso per mettere in comunicazione la Valle dei Ratti con la Val Codera, lungo i suoi binari, tra buie gallerie, correvano i vagoncini carichi di uomini e di materiali diretti alla diga della Val Codera.

Proseguendo in salita, si incontra un secondo gruppo di baite (975 metri) il cui nome, «Casten», rimanda all’albero un tempo di grande importanza nell’economia del territorio alpino, il castagno.

Ancora ripidamente si supera la strozzatura della valle passando a monte del piccolo bacino artificiale e si raggiunge Frasnedo. Proseguendo lungo il tratturo che da Frasnedo si inoltra nella valle tenendone il versante destro orografico si raggiungono le baite di Corveggia (1221 metri).

Per buon sentiero si prosegue passando gli alpeggi di Tabiate (1253 metri) e Camera (1792 metri). Oltre questo ultimo alpeggio il sentiero sale ancora e traversa il torrente portandosi sul versante opposto.

Passato il dosso del Mot e le omonime baite, si devia in diagonale in direzione nord ovest fino a raggiungere l’alpe di Talamucca (2080 metri) dopo la quale, a vista, si raggiunge il rifugio Volta.

L’itinerario di questo primo giorno richiede un buon allenamento, a causa del dislivello significativo. Ma dopo la salita, una serata al rifugio Volta, uno dei meglio curati e gestiti dal Cai Como, è qualcosa di indimenticabile.

Nella stagione estiva le chiavi sono custodite alla vicina alpe di Talamucca dal signor Fedele Oregioni che, assieme alla moglie Carla, è rimasto l’ultimo custode dell’antica tradizione della transumanza. Ovvero della salita con le bestie dalle stalle di Verceia fino all’alpe, per tornare a valle soltanto nel mese di settembre.

Un suggerimento è quello di effettuare l’escursione nei mesi autunnali. La Val dei Ratti si riempie allora di colori magici e, fino al limitare del bosco, la progressione è su un letto di foglie di castagno. Se si ha la fortuna di trovare una giornata che fa da sfondo con un cielo terso, le emozioni sono incredibili.

Le chiavi del rifugio, in questo caso, si ritirano direttamente a casa Oregioni, nell’abitato di Verceia. Non abbiate timore per l’orario, la sveglia suona comunque presto.

SECONDO GIORNO
Quota di partenza: 2221 m
Dislivello: 811 m
Tempo di percorrenza: 2,5 ore
Difficoltà: EE (Escursionisti esperti)

Se non siete arrampicatori, oppure avete deciso per una volta di lasciare da parte le pareti del vicino Sasso Manduino, la proposta per il secondo giorno è la salita al Pizzo Ligoncio.

Con i suoi 3032 metri di altezza rappresenta quasi l’estremo baluardo difensivo di una delle valli più affascinanti e selvagge delle Alpi lombarde.

Lasciato il rifugio si seguono i bolli rossi di segnalazione in direzione nord ovest, recentemente ridipinti, che conducono al passo della Vedretta. Superato il limite degli ultimi pascoli, il tracciato devia verso est e, su grandi placche granitiche, taglia tutto l’anfiteatro dell’alta valle. Regalando un bel tratto di panorama agli esteti della purezza montana.

Prendendo quota, ci si avvicina all’ultimo salto roccioso che, tra sfasciumi e pietraie, conduce verso la vetta del pizzo. Qui si abbandona il percorso segnalato e si punta decisamente verso la cima. Qualche passaggio può creare un pò di imbarazzo ma, in poco tempo, la croce della vetta è una realtà.

La vista offre un panorama incantevole, in un anfiteatro che permette una visione a 360 gradi. Dal lago di Como, al gruppo del Badile, dal Disgrazia fino all’Adamello.

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