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Everest, Ev-K2-Cnr pronto a ripulire i rifiuti

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BERGAMO — Tonnellate di rifiuti ogni anno vengono abbandonati, bruciati o seppelliti tra le incantevoli vette Himalayane intorno all’Everest. La situazione non è più sostenibile: sono necessari controlli sull’inquinamento, analisi delle acque e smaltimento dei rifiuti secondo modalità eco-compatibili. Da oggi, se ne occuperà il Comitato Ev-K2-Cnr insieme al Sagarmatha Pollution Control Committee (Spcc).

I due enti hanno firmato nei giorni scorsi un accordo di cooperazione che li vedrà impegnati nella tutela ambientale degli oltre mille chilometri quadrati del Sagarmatha National Park (Parco Nazionale dell’Everest) e nei territori circostanti.
 
Si preoccuperanno di capire come e dove vengono prodotti rifiuti dell’area, di provvedere al loro smaltimento anche a quote molto alte, di controllare la qualità delle acque e dei torrenti della zona, di sensibilizzare le popolazioni locali verso l’ambiente.
 
Lo smaltimento dei rifiuti, in particolare, è una questione che in aree remote e fragili, ma ad alta frequentazione turistica, come l’Himalaya e il Parco Nazionale dell’Everest, è sempre di complessa e delicata risoluzione.
 
Basti pensare che ogni anno, secondo i dati forniti dal ministero del Turismo del Nepal, nel Sagarmatha Nationa Park arrivano circa 25 mila trekkinisti e sull’Himalaya nepalese transitano circa 1.500 alpinisti. Ciò corrisponde a una produzione di rifiuti enorme.
 
Secondo i dati del Sagarmatha Pollution Control Committee solo al campo base della montagna più alta del pianeta verrebbero prodotti approssimativamente 12,8 tonnellate di rifiuti l’anno (una quantità di immondizia tale da riempire 4 vagoni ferroviari). A queste vanno sommate le tonnellate che si depositano sui campi superiori e quelle delle migliaia di trekkinisti che ogni anno visitano il Parco senza spingersi ad altissima quota.
 
Attualmente l’Spcc, organizzazione non governativa incaricata dal governo nepalese al controllo dell’inquinamento e allo smaltimento dei rifiuti nel Parco dell’Everest, ha introdotto un sistema di controlli sui rifiuti delle spedizioni alpinistiche, che sono obbligate a riportare una certa quantità di immondizia a valle pena la trattenuta di una cauzione lasciata all’arrivo nel Parco. Ma non c’è ancora alcun controllo sui trekkinisti né sulla popolazione locale, tra cui vige ancora l’usanza di bruciare o seppellire i rifiuti, compresi vetro e plastica.
 
Le limitate risorse di cui si sostenta l’Spcc attualmente, però, rendevano difficile l’attuazione e la gestione di un piano integrato di tutela ambientale adeguato alle dimensioni, all’afflusso turistico e all’immagine internazionale del Parco dell’Everest. L’ente si sostenta infatti con una parte del budget che le spedizioni alpinistiche devolvono al Parco per la manutenzione e l’attrezzatura della via di salita all’Everest fino a campo 2.
 
Questo è uno dei motivi per cui è stata attivata la collaborazione con il Comitato Ev-K²-CNR, ente accreditato dall’Unep (United Nations Environmental Programme), presente nel Sagarmatha National Park dal 1990, quando fu costruito il Laboratorio – Osservatorio Internazionale della Piramide. Tra l’altro il Comitato, proprio l’anno scorso, ha brevettato “Earth” insieme all’azienda italiana Actelios di Falck: un innovativo sistema di smaltimento dei rifiuti che ridurrà drasticamente il problema ambientale dell’Himalaya, poiché capace di operare in assenza di energia elettrica e di ossigeno.
 
I due enti, che collaborano da tempo su diversi progetti, hanno definito questo nuovo accordo sulla base dell’idea condivisa che ogni nuovo intervento nel Parco debba essere condotto con processi sostenibili e compatibili con l’ambiente.
 
Il Parco Nazionale del Sagarmatha è stato istituito nel 1976 e dal 1979 rientra nella lista dei World Heritage Site dell’Unesco. Meta ambita del turismo internazionale, questo territorio va un’altitudine dai 2.845 metri sul livello del mare del villaggio di Monjo agli 8.846 metri dell’Everest, il cui nome locale è appunto "Sagarmatha, e comprende le sorgenti dei fiumi Dudh Koshi e Bhotekoshi.
 
Sara Sottocornola
 
Per maggiori informazioni www.evk2cnr.org  

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