Cronaca

Uluru. Code infinite di turisti sull’Ayers Rock a 3 mesi dal divieto di arrampicata

A poco più di 3 mesi dall’entrata in vigore del divieto di arrampicata annunciato all’inizio dell’anno, il massiccio australiano di Uluru (o Ayers Rock), è preso d’assalto dagli escursionisti che, arrampicandosi in fila indiana lungo le sue pendici, ricordano tanto le code immortalate sull’Everest nella stagione appena conclusa.

In un video diffuso dall’emittente australiana SBS, i turisti in coda sul suggestivo monolite di arenaria del Parco Nazionale Uluru-Kata Tjuta, sembrano un serpentone di formiche su sfondo rosso.

Una immagine surreale che rappresenta solo la punta dell’iceberg. Le masse di curiosi che da mesi stanno raggiungendo il sito, che non potrà più essere oggetto di arrampicata a partire dal 26 ottobre 2019, superano le capacità di accoglienza dei camping e delle strutture ricettive limitrofe, finendo così per campeggiare illegalmente lungo la strada e lasciando dietro di sé immani quantitativi di rifiuti.

Stephen Schwer, direttore esecutivo dell’associazione Tourism Central Australia, consiglia ai visitatori di pianificare con anticipo il proprio viaggio, mettendosi in contatto con il centro informazioni, sempre disponibile a cercare soluzioni alternative al campeggio selvaggio. A peggiorare la situazione è la facilità di raggiungimento della zona tramite i nuovi voli diretti da Darwin e Adelaide allo scalo locale.

Un atteggiamento totalmente irrispettoso verso un luogo sacro alle popolazioni aborigene, un simbolo del continente australe nonché patrimonio mondiale UNESCO, scoperto soltanto nel 1872 dall’esploratore britannico Ernest Giles nel bel mezzo del deserto, 335 km a sud-ovest di Alice Springs.

Vietato arrampicare in un luogo sacro

Il divieto di arrampicare sul monolite rosso di Uluru, che entrerà in vigore il prossimo 26 ottobre, nasce dall’esigenza delle tribù aborigene “Anangu”, di preservare un terreno sacro. Il luogo è legato infatti al mito di Tatji, la Lucertola rossa che si dice abitasse le pianure e che giunta a Uluru, lanciò in aria il suo boomerang (kali). Il kali si andò a piantare nella roccia, scomparendo alla sua vista e per ritrovarlo la lucertola scavò a più riprese, lasciando nell’arenaria dei buchi. Un particolare della leggenda che cerca di spiegare i particolari fenomeni erosivi che caratterizzano il monolite. Non riuscendo a ritrovare il boomerang, Tatji morì in una caverna e i suoi resti si trasformarono in roccia.

Quella della Lucertola rossa è una delle poche leggende note ai piranypa, i non-aborigeni. Molto più numerosi sono i racconti segreti legati alle creature ancestrali vissute nel sito, che possono essere tramandati solo tra gli aborigeni stessi.

Gli stessi giochi di luce che si generano sulle pareti in arenaria colpite dai raggi solari nel corso del giorno, ricoprendo il monolite di sfumature che virano dall’ocra, all’oro, al bronzo, al viola, in funzione dell’ora e della stagione, rendono il blocco roccioso magico. Un effetto legato in realtà alla presenza di minerali come i feldspati, che riflettono particolarmente la luce rossa.

Pochi visitatori sanno inoltre che la parte di monolite visibile al di sopra del suolo rappresenti solo un ventesimo della totale estensione: 380 metri all’esterno, 7 chilometri sotto la superficie terrestre. Altra curiosità è che l’Ayers Rock non sia un blocco roccioso indipendente, ma che insieme ad altri due rilievi, il Kata Tjuta e il Monte Conner, costituisca un unico monolite di dimensioni asteroidali, in gran parte nascosto sotto terra. Il Kata Tjuta o Monte Olga, si trova a 25 km da Uluru, mentre il Monte Conner è a ben 88 km.

Dopo una tale premessa è forse più facile comprendere la posizione di Sammy Wilson, presidente del consiglio del Parco Nazionale Uluru-Kata Tjuta e nipote di Paddy Uluru, riconosciuto come principale proprietario del massiccio, che ha richiesto ufficialmente il divieto di arrampicata dell’Ayers Rock, scatenando una forte reazione da parte degli oppositori del settore turistico e da alcuni sostenitori della wilderness. Il geologo di Sydney, Marc Hendrickx, fondatore del Movimento per il Diritto a Scalare Ayers Rock, ha presentato immediatamente una denuncia alla Commissione australiana per i diritti umani, basata sulla discriminazione razziale. Secondo Hendrickx e gli altri oppositori, gli stessi aborigeni di Uluru hanno infatti scalato a lungo e guidato i visitatori sul monolite, dunque il divieto sarebbe un controsenso.

Gli Anangu continuano a chiarire che il divieto non impedirà l’accesso al sito ma solo l’arrampicata, una richiesta ben indicata su cartelli posti alla base del monolite, e che dunque non vi sia alcun pericolo per i turisti di non poter più osservare una simile meraviglia della natura. A quanto pare i visitatori non hanno compreso appieno il ragionamento.

 

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2 Commenti

  1. Sono un alpinista, e ogni monte scatena in me la voglia di salirlo… Ma quando sono stato sotto Uluru avevo già deciso di non farlo, rinunciare significa rispetto verso popolazioni a cui gli occidentali “conquistatori” hanno già tolto quasi tutto.

  2. Signor Massimo, ti ammiro , io avrei fatto la stessa cosa, certa gente non merita andare a vedere certe cose
    Brandolini B.

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