Alta quota

Mario Vielmo al campo base del Broad Peak dopo l’acclimatamento

Mario Vielmo, rientrato al campo base del Broad Peak (8.047 m) dopo 3 giorni trascorsi in quota, ha deciso di far sognare gli appassionati che lo stanno seguendo da casa con delle immagini scattate nel corso dell’acclimatamento.

Arrivato il 18 giugno a Skardu, da dove ha seguito a distanza “con molta apprensione la triste vicenda di Tarcisio (Bellò, ndr) e i suoi compagni di scalata”, è partito nei giorni successivi per il trek che lo ha condotto al campo base del Broad Peak. Nei primi giorni di luglio ha iniziato la fase di acclimatamento, posizionando campo 2 a 6.200 m e campo 3 a 7.000 m.

Ora qualche giorno di riposo e poi sarà tempo di attendere la giusta finestra di bel tempo per tentare la vetta. Una cima che Vielmo ha già cercato di raggiungere tredici anni fa, fermandosi a 7.500 metri di quota. Era la sua prima spedizione su un Ottomila, sulla stessa montagna che ora rappresenterebbe il suo 11esimo. Prima di partire nuovamente alla volta del Karakorum, l’alpinista vicentino ha tenuto a sottolineare che su quelle pendici non si sentirà solo. È proprio sul Broad Peak che nel 2009 perse la vita la sua amica e conterranea Cristina Castagna, compagna di Vielmo in ben due spedizioni: sull’Everest (2003) e sullo Shisha Pangma (2004).

Come è sua abitudine, Mario è partito anche per questa spedizione con un obiettivo solidale, accanto a quello meramente alpinistico: sostenere il progetto “Due su Seimila” promosso dall’Associazione Sìdare Onlus per costruire una scuola, la seconda fornita ai ragazzi nepalesi dopo il terribile terremoto che ha colpito il Paese nel 2015 con la distruzione di 6.000 strutture scolastiche. Con sé ha inoltre portato (e già sventolato a campo base) la bandiera di Parent Project, l’organizzazione italiana di pazienti e genitori con figli affetti da distrofia muscolare di Duchenne e Becker, allo scopo di sensibilizzare i tanti che seguiranno la sua avventura su un tema ancora poco conosciuto.

 

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