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La storia avvincente del Duca degli Abruzzi in mostra a Torino

Dal 12 luglio al 20 ottobre il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino ospiterà una mostra dedicata alla vita avventurosa di Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi.

Un racconto fotografico dal titolo “Viaggi ed esplorazioni del Duca degli Abruzzi: un racconto per immagini 1897-1909”, che porterà gli spettatori a guardare con gli occhi del protagonista, principe per nascita, esploratore per passione e vocazione, le numerose terre attraversate e le vette raggiunte a cavallo tra XIX e XX secolo. Quattro le spedizioni realizzate in poco più di dieci anni che lo hanno rivestito di un’aura leggendaria: nel 1897 la prima ascensione del Monte Sant’Elia in Alaska; nel 1899-1900, esattamente 120 anni fa, la spedizione al Polo Nord fino alla latitudine nord più avanzata dell’epoca; nel 1906 l’esplorazione del massiccio africano del Ruwenzori e nel 1909 la spedizione nel Karakorum, con il fallito tentativo di ascesa del K2 ma al contempo la conquista del record mondiale di altitudine.

L’esposizione, realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Sella Onlus di Biella e del Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – Cai Torino con il sostegno della Fondazione CRT, rappresenta un piccolo estratto del patrimonio fotografico del museo, che ha deciso di regalare un po’ di magia ai tanti appassionati di montagna che attraverseranno nel corso dell’estate il Corridoio dell’aula della Camera italiana.

Un salto in un passato glorioso, decisamente lontano dai tempi moderni, in cui le spedizioni necessitavano di una programmazione e una preparazione meticolose per affrontare rischi elevati. I viaggi del Duca sono raccontati attraverso gli scatti di Vittorio Sella, fotografo alpinista che per primo introdusse la pratica fotografica in alta quota e seguì quasi tutte le spedizioni di Luigi Amedeo. Le immagini immortalate in quegli anni rappresentano ancora oggi dei documenti di valore inestimabile sia in termini documentari che artistici. Ogni fotografia sarà accompagnata nella mostra dai testi delle relazioni ufficiali di Filippo De Filippi, che accompagnò Luigi Amedeo in Alaska, sul Karakorum e in Africa. La spedizione polare sarà raccontata dallo stesso protagonista, voce narrante ne “La Stella Polare nel Mare Artico”. Oltre alle fotografie saranno esposte stampe, quadri, oggetti appartenuti al Duca e il video originale della spedizione in Karakorum.

La storia del Duca degli Abruzzi

Luigi Amedeo di Savoia nacque a Madrid il 29 gennaio 1873, figlio di quell’Amedeo Duca d’Aosta che per un breve periodo si trovò a sedere sul trono spagnolo. A Luigi Amedeo sarebbe quindi toccato il titolo di Infante di Spagna, ma poiché il Duca d’Aosta abdicò poco dopo la sua nascita, Umberto I di Savoia creò per lui il titolo di Duca degli Abruzzi, assegnatogli ufficialmente alla morte del padre avvenuta nel 1890.

Al futuro Duca i panni di corte andavano stretti e iniziò ben presto a dedicarsi a esplorazioni in ogni angolo del globo, trasformando la sua vita quasi in un romanzo. Fu difatti alpinista, ammiraglio ed esploratore.

Destinato come da tradizione familiare alla carriera militare, a poco più di sei anni fu arruolato come mozzo nella Regia Marina e nel tempo libero affidato a Francesco Denza, padre barnabita, grande scienziato e naturalista, fondatore della Stazione meteorologica di Moncalieri (To). Durante le estati trascorse sulle Alpi con Denza, Luigi Amedeo iniziò a sviluppare la sua passione per l’alpinismo, che lo portò in breve tempo alle sue prime conquiste alpine: Gran Paradiso, Monte Rosa (Punta Dufour, Punta Gnifetti), Massiccio del Monte Bianco (Dente del Gigante, Aiguille du Moine, Petit Dru), Monviso in invernale e Cervino, quest’ultimo salito nell’agosto 1894 lungo la Cresta di Zmutt in compagnia di Albert Frederick Mummery, impresa che gli valse non solo la presidenza onoraria della sezione di Torino del Cai, ma anche l’ammissione nell’esclusivo Club Alpino Britannico.

Dopo aver effettuato una prima circumnavigazione del globo salpando da Venezia a bordo della Cristoforo Colombo (1894-96), raggiunse per primo la vetta del Monte Sant’Elia, in Alaska (1897). Fra il 1899 e il 1900 guidò una spedizione diretta al Polo Nord, a bordo della Stella Polare. Tra il 1903 e il 1905 realizzò una seconda circumnavigazione per poi tornare a salire in quota con l’esplorazione del Ruvenzori in Africa nel 1906, un viaggio su ispirazione dei racconti dell’esploratore Henry Morton Stanley. In tale occasione salì ben 16 vette, collezionando nel mentre campioni vegetali e disegnando una carta geologica del massiccio. Nel 1909 partì alla volta del Karakorum con l’obiettivo di salire il K2, accompagnato dalla Società Guide Alpine Courmayeur. La mancata vetta (il gruppo raggiunse quota 6.500 m lungo lo Sperone Abruzzi) fu di certo un fallimento, ma al contempo il Duca raggiunse la quota più alta mai toccata prima dall’uomo, arrivando a 7.498 m sul Chogolisa (7.665 m). Una spedizione complessa, a tratti inimmaginabile per noi moderni, egregiamente raccontata in un video disponibile su Montagna.tv dallo storico dell’alpinismo Roberto Mantovani.

La spedizione al K2 avrebbe in realtà potuto essere la seconda spedizione himalayana del Duca, se il destino non gli avesse impedito di realizzare la prima. Nel 1896 aveva infatti richiesto al Governo britannico in India il permesso di salita per il Nanga Parbat, dove aveva intenzione di realizzare una spedizione in memoria dell’amico Mummery, svanito su quelle pendici a 40 anni insieme ai suoi due portatori gurkha. Permesso rifiutato a causa di un’epidemia di colera.

Lo scoppio della guerra italo-turca e, a seguire, della Prima guerra mondiale determinarono una pausa forzata nelle sue esplorazioni e l’inizio della sua attività militare che lo portò a diventare comandante in capo delle forze navali italiane fino al 1917. Recatosi in Somalia nel 1919, nella bassa valle dell’Uebi Scebeli (corso d’acqua che decise di risalire integralmente), fondò una colonia agricola denominata “Villaggio Duca degli Abruzzi”, a un centinaio di chilometri da Mogadiscio, dove morì e fu sepolto nel 1933.

 

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