Arrampicata

“Silence”, la via più difficile al mondo – Adam Ondra: Road to Tokyo

Il polso ancora duole e per Adam Ondra è ora di tornare in parete per prepararsi alla sfida della Coppa del Mondo Lead e Speed, in programma dall’11 al 13 luglio a Chamonix, in Francia. Rincuorati i tanti follower sul suo stato fisico, questa settimana ha però deciso di fare un salto nel passato, dedicando l’episodio numero 21 di “Road to Tokyo” alla salita di cui va maggiormente fiero: Silence, il primo 9c al mondo.

Una via di 45 metri composta da tre sezioni di boulder (un 8C seguito da un 8B e per finire un 7C+) raggiunti da 20 m di scalata in fessura sull’8b, completata da Adam il 3 settembre 2017 nella falesia di Flatanger, in Norvegia cui è stato dedicato un documentario a firma del regista Bernardo Giménez (17’, 2018), incentrato sui giorni di preparazione del climber ceco che hanno preceduto la sua più grande impresa, quella di cui ammette di andare maggiormente fiero in 20 anni di esperienze in parete.

“Anche se sono molto felice del documentario che abbiamo realizzato ci sono ancora molti temi che vorrei affrontare” – afferma Ondra, preparando gli spettatori a un breve racconto di come sia nata Silence, ricco di dettagli tecnici e emozioni.

Adam ha iniziato a recarsi a Flatanger a partire dal 2012, non solo per arrampicare ma anche per poter godere di una natura selvaggia. La via è stata chiodata a partire dal 2013 “all’inizio era tutto un mistero, non vi era certezza di poter riuscire nell’impresa – ricorda Adam, sottolineando che nella maggior parte del tempo non si sia focalizzato sull’intera lunghezza della via ma sul primo passaggio chiave, un 8C rinominato crux 1 – C’erano tante prese potenziali ma non avevo idea di come poterle sfruttare”. Sono serviti 5 viaggi tra il 2015 e il 2017 per riuscire a superare il crux 1. Nel 2017, utilizzando delle corde fisse, ha raggiunto il punto di partenza del passaggio, per studiare nel dettaglio i singoli appigli, delle cavità in grado di alloggiare al massimo il dito di una mano, ed è stato colpito da un’idea forse un po’ folle: arrampicare partendo con i piedi, giocando su una serie di incastri di ginocchio da affrontare praticamente a testa in giù. “E così ho visto la luce alla fine del tunnel”.

Puntando tutto sui piedi Adam è così riuscito a superare il passaggio chiave in 10 movimenti e proseguire fino al termine della via. Un bel passo avanti ma per completarla ma “bisognava partire da terra”. Ha inizio così un tenace allenamento per riuscire a rimanere a testa in giù, facendo resistenza sulle ginocchia anche 2-3 minuti, il tempo giusto per riprendere energie per affrontare l’arrampicata in fessura. La prima prova della via partendo da terra è stata effettuata il 2 settembre del 2017. Sono serviti solo 2 giorni per arrivare al successo.

“Quel giorno non avevo idea di ciò che sarei stato in grado di fare, mi sentivo un po’ stanco, non ero pronto al 100% ma sono riuscito ad arrampicare abbastanza bene, forse meglio che mai“, racconta tornando con la mente al 3 settembre, quando una volta superato il crux 1 si è trovato a pensare “non devo cadere, sono qui e sono nervoso, quasi non vorrei essere qui”. Un pensiero spazzato via da quegli ultimi metri affrontati con tenacia e seguiti giustamente da lacrime condivise con chi in lui ha creduto fin dall’inizio di questa avventura estrema.

“Quando ho deciso di assegnare alla via il grado 9c, l’ho fatto sicuro che fosse un 9c. Il giorno in cui qualcuno sarà in grado di ripeterla e dirmi “Ehi è un 9b”, sarà il giorno più imbarazzante della mia vita”.

Ora non resta che tornare al presente e mettercela tutta per superare il problema al polso e affrontare la sfida di Chamonix. “L’arrampicata outdoor e le competizioni indoor possono sembrare molto diverse ma in entrambi i casi si tratta di una sfida sotto pressione, in cui si lavora duro per raggiungere i propri obiettivi e sono sicuro di aver imparato tanto da Silence”.

 

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