Cronaca

Stromboli, la strage mancata e la paura delle guide

A Stromboli, mercoledì scorso, si è rischiata la strage. La colossale esplosione che ha squassato l’isola-vulcano delle Eolie il 3 luglio, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, ha gettato nel panico centinaia di turisti e ha ucciso un visitatore siciliano. Massimo Imbesi, 34 anni, di Milazzo, è morto durante una passeggiata sul versante di Ginostra. A ucciderlo (ma l’inchiesta è ancora in corso) è stata probabilmente la pioggia di pietre e lapilli causata dall’esplosione, che ha appiccato vari incendi nei boschi. Thiago Takeuti, il brasiliano di 25 anni che lo accompagnava, è rimasto illeso. 

Il vero miracolo, però, sta nell’orario dell’evento. Le esplosioni, che secondo Eugenio Privitera, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’INGV, sono “le più forti mai registrate dal 1985, da quando è attivo il sistema di monitoraggio del vulcano” sono avvenute alle 16:46, un orario nel quale sui pendii dello Stromboli non cammina nessuno. Se fosse avvenuto due o tre ore dopo, lo stesso scoppio avrebbe causato una strage. Secondo Mario Zaìa, detto Zazà, la più nota guida vulcanologica di Stromboli, che lavora con l’agenzia Magmatrek, “quella sera almeno 150 escursionisti sarebbero partiti dal paese verso i crateri. Se l’esplosione li avesse sorpresi in alto sarebbe stato un massacro”. Molti camminatori, per evitare le ore più calde e ammirare l’attività del vulcano negli orari più suggestivi, salgono verso il tramonto per poi scendere al buio, alla luce delle pile frontali. “La morte di Massimo Imbesi mi addolora, ma se l’esplosione avesse colto gli escursionisti sulla cima i morti sarebbero stati moltissimi” aggiunge Stefania Bacherini di Stromboli Adventures. 

Era andata bene anche 17 anni fa. Alle 13:15 del 30 dicembre 2002 una gigantesca frana sottomarina si staccò poco sotto la superficie del mare (il cono dello Stromboli prosegue altrettanto ripido fino a 350 metri di profondità). Poco dopo si staccò una frana anche in superficie, sui pendii della Sciara del Fuoco. I due crolli causarono uno tsunami, un’onda anomala alta una decina di metri, che distrusse una ventina di edifici. Era inverno, e ci furono solo tre feriti. D’estate, con le spiagge affollate, sarebbe andata molto peggio. 

Lo Stromboli, che culmina a 924 metri di quota sul mare, fa parte insieme all’Etna, al Vesuvio, a Vulcano, ai Campi Flegrei e all’Epomeo di Ischia dell’elenco dei vulcani che l’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia considera attivi e controlla con sensori a distanza e ispezioni sul terreno. Al contrario degli altri, il rischio di violenti eventi esplosivi fa dello Stromboli un vulcano pericoloso. Il fascino delle eruzioni, però, fa sì che la “montagna di fuoco” delle Eolie sia una meta apprezzata da escursionisti e turisti che arrivano dall’Italia e dal mondo.

Accanto alle guide vulcanologiche locali, lavorano per accompagnarli guide alpine lombarde come Ugo Pegurri e Gian Pietro Verza, collaboratore di Montagna.tv, e abruzzesi come Marco Zaffìri. Tre agenzie (Magmatrek, Stromboli Adventures e Il Vulcano a piedi) si dividono un mercato di migliaia di clienti ogni anno.

“Ho lavorato a Stromboli per dieci anni, ho avuto clienti da ogni parte del mondo, molti di loro quando sono arrivati sapevano moltissime cose sul vulcano” racconta Ugo Pegurri, guida alpina di Sovere, nei pressi del Lago d’Iseo. “Molte volte, in questi anni, la Protezione civile ha bloccato le visite, anche per vari giorni di fila. Una volta, mentre stavo arrivando con i clienti sulla cima, un’esplosione sparò delle “bombe” vulcaniche, massi di lava incandescente che passarono sopra di noi e incendiarono boschi e canneti più in basso”.

“Contro il rischio delle “bombe” vulcaniche, la Protezione civile ha costruito nel 2006 sei ripari in cemento tra i 700 metri e la cima” spiega Mario “Zazà” Zaìa. “Se cadono pietre possono salvare la vita, ma se il vulcano emette dei gas roventi non servono a nulla”.    

Giovedì, mentre i Vigili del fuoco e i Canadair lavoravano per spegnere gli ultimi focolai di incendio, la Protezione civile ha alzato il livello di allerta da verde a giallo. E Marco Giorgianni, sindaco di Lipari (di cui Stromboli è una frazione), ha disposto il divieto di escursioni. “Il fenomeno esplosivo è sostanzialmente concluso” ha dichiarato alla Rai Eugenio Privitera dell’INGV “ma non è possibile prevedere se ci saranno repliche”. Cosa accadrà nei prossimi giorni e nel resto dell’estate? “È troppo presto per prevederlo, qui la gente è ancora scossa” spiega Stefania Bacherini. “Temo che l’esplosione di mercoledì abbia distrutto la stagione turistica di Stromboli e delle sue guide” aggiunge Gian Pietro Verza dalla Lombardia. 

Forse, però, la risposta giusta è quella di Zazà, eoliano purosangue che conosce bene il vulcano e chi lo amministra. “Se non ci saranno altri botti, il divieto di escursioni potrebbe durare una settimana e poi essere tolto. Vedremo”.    

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