Cronaca

Una cabinovia sul Kilimanjaro?

Dalla Tanzania, terra di savane e di spiagge, arriva una notizia preoccupante per chi ama la natura e la montagna. Il governo del paese che ospita la cima più alta dell’Africa sta seriamente pensando a costruire una cabinovia verso i 5895 metri della Punta Uhuru, la più alta del vulcano. 

A dare la notizia è stata l’autorevole agenzia giornalistica Reuters, in un dispaccio inviato il 7 maggio da Dar es Salaam, la capitale della Tanzania. Secondo The East African, quotidiano in lingua inglese di Nairobi, la capitale del Kenya, l’impianto a fune potrebbe seguire la via di Machame, una delle più belle del Kilimanjaro. Un percorso faticoso, privo di rifugi, che offre un’alternativa “avventurosa” alla frequentatissima via di Marangu, la via normale della montagna.  

A spiegare il progetto c’è il recente boom del turismo in Tanzania. Il paese dell’Africa orientale, nel 2018, ha fatto registrare un aumento di oltre il 7% degli arrivi, per un bilancio di oltre 2,2 miliardi di euro. 

I circa 50.000 escursionisti che salgono il Kilimanjaro ogni anno sono una fetta importante di questo movimento, e spendono (a parte i voli, e le attività prima o dopo l’ascensione) una cifra vicina ai 50 milioni di euro.

La montagna più alta dell’Africa, salita per la prima volta nel 1889 dal tedesco Hans Meyer e dall’austriaco Ludwig Purtscheller, è diventata celebre nel 1938 grazie allo scrittore americano Ernest Hemingway, e al suo racconto Le nevi del Kilimanjaro. Ad attrarre escursionisti di tutto il mondo verso la cima, insieme alla quota che sfiora i seimila metri, è la mancanza di difficoltà tecniche lungo le vie di Marangu e Machame. Il rapido scioglimento dei ghiacciai e delle gradinate di ghiaccio del cratere non ha ridotto l’afflusso. 

Secondo Costantine Kanyasu, vice-ministro del turismo della Tanzania, citato nel dispaccio della Reuters, “la cabinovia potrebbe raddoppiare il numero dei turisti che salgono il Kilimanjaro ogni anno”. Lavoriamo a uno studio di fattibilità per capire se il progetto può avere successo” ha continuato il vice-ministro Kanyasu. Alla domanda su chi stia redigendo il progetto, ha risposto che “finora hanno mostrato interesse due società, una cinese e un’altra di un paese occidentale”. 

Secondo The East African Beatrice Mchome, rappresentante della Crescent Environmental and Management, una società di Dar es Salaam, “la cabinovia interesserà solo la via di Machame, senza toccare il resto della montagna”. La Crescent, secondo Mchime, “sta conducendo un team di esperti a fare i necessari rilievi sul terreno”. 

Betty Looibok, responsabile della vigilanza per il Parco Nazionale del Kilimanjaro, ha raccontato alla stampa una versione un po’ meno preoccupante del progetto. La stazione di arrivo dell’impianto” ha spiegato Looibok “è prevista sull’altopiano di Shira, a 3900 metri, e non sui 5895 metri della vetta. La cabinovia si rivolgerà ai bambini, ai disabili e agli anziani che vorranno salire almeno in parte verso il Kilimanjaro”. 

Che si fermi a Shira o prosegua verso la vetta, però, la cabinovia sarebbe una ferita grave per l’ambiente, e ridurrebbe gravemente il fascino del vulcano. Così facendo, rischierebbe di dare un colpo durissimo all’economia della cittadina di Moshi, ai piedi della montagna, e dei popolatissimi villaggi vicini. 

Non a caso, i primi a opporsi al progetto sono stati i circa 20.000 portatori che operano sui sentieri del massiccio. “Per ogni camminatore straniero lavorano fino a 15 portatori, con la cabinovia tutto questo finirebbe” ha spiegato alla Reuters Loishiye Mollel, portavoce della Tanzania Porters’ Organization. 

Mark Gale, un escursionista britannico che ha salito la Punta Uhuru nel 2018, ha lanciato una petizione contro il progetto sulla piattaforma change.org. Mancano invece, fino a oggi, interventi da parte delle associazioni ambientaliste.

Si attende anche la presa di posizione dell’UNESCO. Il Parco del Kilimanjaro, nato nel 1973 da una Riserva naturale tedesca e poi britannica, è stato inserito nel 1997 nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un titolo che, con la cabinovia, non avrebbe più ragione di esistere. 

Chi scrive, trent’anni fa, proprio dopo aver salito il Kilimanjaro per la via di Machame, ha partecipato con alpinisti ed escursionisti di tutto il mondo (tra loro Reinhold Messner, François Labande e Alessandro Gogna) alle manifestazioni contro la funivia che avrebbe dovuto salire fin sui 2914 metri dell’Olimpo. 

Se il progetto oggi allo studio in Tanzania andrà avanti, e il progetto di una cabinovia sul Kilimanjaro diventerà una minaccia concreta, arriverà il momento di mobilitarsi per salvare un’altra delle montagne più belle della Terra. 

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10 Commenti

  1. Con le normali macchine a disposizione di una famiglia,(lavatrice , caldaia , automobile, falciaerba ecc .ecc,) e’ paragonabile il consumo di energia di 20-30 operai.E’ un calcolo difficile stabilire se la funivia in Tanzania tolga o porti lavoro..40 annifa, mentre arrancavo e sudavo su sentiero, ma almeno i muscoli erano all’altezza, criticavo i risalitori in vicina seggiovia e funivia, ora mi fa comodo.
    Per esempio certi muretti a secco sono stati sostituiti da barriere di cemento armato..pero’ l’attivita’ di costruttore e manutentore di muretti a secco viene recentemente rivalutata e potrebbe dare lavoro a iosa dove il territorio storicamente e’ stato terrazzato.Esempio tutta Italia,.

  2. Un vero schiaffo alla natura e un danno alle popolazioni limitrofe. A quando una funivia sul’Everest. …..le foto della coda x la vetta hanno fatto il giro del mondo.

  3. Non vedo grossi problemi se fatto in modo idoneo, anche la Marmolada è nel patrimonio UNESCO eppure c’è una cabinovia e piste da sci…

    1. appunto…. magari se evitiamo di mandare tutto in vacca è meglio, o no..? Dobbiamo per forza rovinare tutto quello che di bello abbiamo al mondo, che sia Africa o le Dolomiti? No comment!

  4. Tutti soldi buttati, quando potremo usufruire del teletrasporto basterà sistemare un varco sulla cima di ogni montagna e non ci saranno più problemi di sorta!

  5. Al di là del tema ambientale, il problema è portare gente a 6.000 mt senza un previo acclimatamento. Sono salita due anni fa dalla via Machame e, verso la vetta, nonostante i giorni di acclimatamento dei vari trekkers, c’era parecchia gente in panne con sintomi di mal di montagna acuto. E considerando che la bottiglia di ossigeno di emergenza ce l’aveva una sola agenzia e che la prima postazione per l’elisoccorso era migliaia di metri sotto, mi chiedo come possano pensare di mettere una funivia che arrivi a Uhuru Peak. Sempre che non abbiano pensato ad una cabina pressurizzata o ad interrompere l’impianto a metà tragitto!

  6. Io costruirei anche un ospedale in vetta, almeno così potranno curare chi si ammalerà di male di montagna….Questo non l’ha considerato nessuno? Persone non abituate alla quota che arrivano di colpo a quasi 6000 metri?
    Mi sembra una totale idiozia

  7. Nella nostra zona conosco tre funivie similari.
    – Dal Breuil al Testa Grigia. Da lì si possono fare ad es. i Lyskam e con indiscusso onore.
    – Da Zermatt al Klein Matterhorn. Da lì si possono fare i Breithorn; almeno il primo (fatto), che è pur sempre un 4000.
    – Da Alagna a Punta Indren per poi andare alla Capanna Gnifetti e poi magari alla Capanna Margherita, degnissima destinazione.
    Le funivie non menomano quello che segue. Signori alpinisti le usano. Il bello vien dopo.
    Sul Kilimanjaro ho raggiunto la Punta Guilman, pur sempre un bel 5.685.
    Non avrei remore per la prevista funivia di Shira (NB: non per la cima!). Poi resta pur sempre da fare una ripida scarpinata per Uhuru.
    Magari deviando per la Kibo Hut (4.700).
    Però: a piedi c’è più acclimatazione: 1.000 metri al giorno. Ma andare da 2.000 a 4000 in un volo è certo dura.

  8. Opere fatte per trasformare la montagna in un grande lunapark,tutto in funzione del vil danaro, l’unica cosa che conta in questo mondo ormai rovinato dal consumismo.

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