Soul Silk

Soul Silk, un lungo viaggio a pedali dall’Italia alla Cina. Terza puntata: da Istanbul alla vetta dell’Erciyes

Prosegue l’avventura di Yanez Borella, maestro di snowboard e ultrarunner, e Giacomo Meneghello, fotografo di montagna, impegnati nel progetto “Soul Silk”: ripercorrere in e-bike la Via della Seta, dall’Italia alla Cina, salendo una cima per ognuno degli Stati attraversati. Un viaggio di circa 100 giorni, oltre 10.000 km di strada e un numero incalcolabile di metri di dislivello. Il tutto trainando due carretti muniti di pannelli fotovoltaici, per ricaricare le batterie delle bici, e contenenti tutto ciò che può servire per affrontare in autosufficienza la lunga e impegnativa impresa.

La spedizione “Soul Silk”, di cui Montagna.TV è media partner, è nata dalla voglia di dimostrare che inseguire i propri sogni è possibile, basta avere il coraggio di uscire dalla propria zona di comfort e mettersi in gioco. Dimostrando che è ancora possibile vivere viaggi e avventure vere, non solo “surrogati” preparati per noi.

La partenza dall’Italia è avvenuta il 19 aprile. I due viaggiatori hanno ora percorso il tratto da Istanbul a Kayseri, in Anatolia Centrale, per salire in vetta al monte Erciyes. Ecco il loro racconto:

La mappa di “Soul Silk”, un lungo viaggio a pedali dall’Italia alla Cina

Dopo aver provato l’ebbrezza di entrare a Istanbul, facendoci largo con i carretti lungo le strade trafficate, tra macchine, camion, motocarri e motorini che sfrecciano a folle velocità, abbiamo concluso che percorrere il ponte sul Bosforo per raggiungere la parte asiatica della città fosse troppo pericoloso. Abbiamo quindi optato per il traghetto. Ma anche qui abbiamo creato scompiglio con il nostro mezzo di trasporto ibrido.

Salutata la capitale, ci dirigiamo nuovamente sotto la pioggia verso l’entroterra turco, nella regione di Marmara. Decidiamo di fare tappa al lago di Iznik dove, magicamente, smette di piovere e ci accoglie un affascinante tramonto. Inevitabile tirare fuori la fotocamera e immortalare quelle mille sfumature!

Da qui proseguiamo verso Eskisehir, una città decisamente particolare, in cui sacro e storia si mescolano con ultramoderne tranvie. Colline, campagne e ancora pioggia accompagnano la nostra cavalcata verso il lago salato di Tuz Golu. Proprio il meteo inclemente, con precipitazioni e temperature basse, ha fatto sì che il lago sia ancora pieno di acqua e solo le rive presentino le tipiche colorazioni saline che sfumano dal bianco al rosato, spingendosi in estate fino al rosso intenso. È comunque un luogo affascinante e surreale, con quel velo di acqua che fa sembrare quasi di potervisi librare sopra, come sospesi nel nulla.

Lasciato alle nostre spalle anche il lago salato, ci dirigiamo pian piano verso la Cappadocia. Le batterie al limite, il tramonto che incombe e l’ennesimo temporale che ci insegue ci inducono a cercare riparo in un paese sperso tra le colline dell’Anatolia Centrale, Acigöl. Con qualche difficoltà di comunicazione, dato che nessuno parla inglese, proviamo a chiedere se ci sia un albergo in zona. Risposta negativa. Almeno qualcuno che possa ospitarci? Ci indirizzano da un tizio che a primo avviso sembra ospitale, ma quando domandiamo quanto voglia in cambio ci risponde “60 euro per una notte”. Una cifra folle per la Turchia, dove con 20 euro si può ambire a una camera doppia con colazione. Per principio, ancor prima che per soldi, decidiamo di proseguire e accamparci sotto una tettoia di fortuna.

Finalmente arriviamo in Cappadocia dove, assieme ai Camini delle Fate e alle formazioni di tufo, ci accolgono il sole e l’alta pressione in arrivo sull’entroterra turco. Le nostre bici sono messe a dura prova dalle stradine lastricate che attraversano i paesi, ma la fatica è ben ricompensata. A Ürgüp facciamo visita al console onorario italiano, Veli Tören, che ci accoglie e ci racconta delle molteplici dinamiche politiche e sociali riguardanti la Turchia, oltre a ospitarci a Uchisar, in una sua casa delle vacanze ristrutturata di recente, molto ben arredata rispetto agli standard a cui siamo stati abituati in queste settimane. Sullo sfondo inizia già a stagliarsi contro il cielo la mole innevata dell’Erciyes (3.917 m), il gigante dell’Anatolia. Ci sembra incredibile l’idea che sia quella la nostra prossima vetta.

Il giorno dopo ci dirigiamo verso Kayseri, un vasta città che si è molto sviluppata nell’ultimo decennio, sia a livello industriale che universitario. Di fronte a noi, sempre più vicina e ammaliante, la bianca vetta dell’Erciyes. Al mattino presto partiamo in direzione del passo ai piedi della vetta, a quota 2.200 metri, facendo prima tappa in gendarmeria per comunicare la nostra ascesa. Lasciate lì le bici, partiamo a piedi, risalendo lungo piste da sci ormai prative, data la tarda stagione, raggiungendo il versante in pieno est. A circa 2.300 metri di quota calziamo gli sci e risaliamo le lingue di neve lungo le coste, su pendenze alterne. Via via giungiamo ai piedi dell’imponente salita finale: 600 metri con pendenze sempre al di sopra dei 30°. Accediamo a un ampio canale e da qui arriviamo fino a 50 metri dalla vetta. A questo punto decidiamo di proseguire a piedi, attraversando una facile cresta, così da realizzare qualche scatto suggestivo.

Il panorama è stupendo da quassù, si domina tutta l’Anatolia! Fatte le foto di rito e presa una breve pausa ci lanciamo in discesa. La neve si è un po’ scaldata, ma la pendenza perfetta ci fa gustare alla grande il pendio innevato. Giunti alla base ci voltiamo a osservare da lontano il percorso da cui siamo scesi: è suggestivo pensare che quelle tracce nel bianco siano le nostre!

 

Leggi le precedenti puntate:

  1. Dalla Marmolada alla Croazia
  2. Dalla Croazia a Istanbul

 

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