Alpinismo

Everest, ieri 15 voli di soccorso di Maurizio Folini: “Bisogna essere più professionali”

Gian Pietro Verza dalla Piramide EvK2CNR  all’Everest intervista Maurizio Folini, tra i migliori piloti al mondo nel volo in alta quota.

 

Maurizio Folini l’ho conosciuto a un corso di addestramento guide, sapevo che pilotava. Ma un giorno la sua voce spuntò dal ponte radio della Piramide e poco dopo si appoggiava morbidamente puntando al centro della nostra stretta valletta. Era il primo elicottero che atterrava da noi. Quando è dovuto ripartire lo ha fatto con disinvoltura passando a pochi metri dai fianchi e appena sotto le bandiere di preghiera, nostro portale di accesso. Per radio gli ho detto: “Bravo! Ma tranquillo, la prossima volta le spostiamo” e lui serenamente rispose: “Lasciale li, stanno bene dove sono”. Mentre si allontanava borbottava qualcosa sull’effetto suolo in valle stretta e tra me e me ho pensato che una nuova era nell’uso dell’elicottero in altissima quota era cominciata.

Ieri Maurizio è rientrato a Lukla dopo non so quante ore di volo, ma di sicuro con 15 alpinisti messi al sicuro, evacuati da C2 (6500 m) atterrando e 2 da C3 (7400 m) con la long line, sospesi sul ripido fianco del Lhotse. Io e Maurizio ci scambiamo spesso messaggi tecnici, informazioni e anche qualche foto.

Sono in questi giorni in Piramide e questa volta ho “dovuto” intervistarlo.

 

Dunque, in totale tra ieri e oggi quanti alpinisti da C2 e quanti da C3?

“Sono stati 15 da C2 e 2 da C3. Tutti dopo avere tentato la cima”.

Pensi abbiano fatto male i conti sulle proprie risorse oppure è successo qualcosa di estremamente imprevisto?

“Entrambe le cose. Quest’anno c’è stato molto vento e freddo. Inoltre, molti alpinisti sono poco preparati e tanti di questi non rispettano le direttive dei loro sherpa a riguardo l’uso dell’ossigeno e aprono troppo presto il flusso sopra i 3 o 4 litri al minuto e così facendo finiscono prime le bombole. Specialmente ieri in molti sono tornati indietro per problemi fisici legati all’ipossia, la quale non migliora subito, ma solo dopo che l’elicottero li ha prelevati e portati a Lukla. Purtoppo, per scendere al campo base c’è l’Ice Fall da superare e se non stai bene o hai altri problemi fisici diventa molto pericoloso. Per questo l’elicottero è l’unico mezzo che può aiutare”.

Almeno ora si possono evitare questi pericolosissimi, soprattutto per gli sherpa, trasporti sull’IceFall degli alpinisti…

“Si, ma comunque ci sono tanti problemi anche con gli sherpa, forse anche loro poco esperti o forse troppo affaticati per colpa del troppo lavoro”.

Con l’elicottero si guadagna inoltre prima l’accesso ad un presidio medico limitando al massimo i danni alla salute…

“Sì, con l’elicottero si va dal campo base fino al campo 2 e ritorno in 8 minuti di volo per due passeggeri. Tanti si fermano al primo check al presidio medico Himalayan Rescue Aassociation del campo base. Poi tutti proseguono all’ospedale di Lukla e da lì viene deciso se devono ulteriormente essere trasportati a un altro ospedale, a Kathmandu.

Ho però un sogno nel cassetto: ne ho parlato con alcuni responsabili dell’Himalayan Rescue Association e loro trovano l’idea di avere un piccolo ambulatorio in Piramide eccezionale. Si darebbe un supporto ai trekkers che normalmente si ammalano zona Loubuche e Gorak Shep e inoltre si avrebbe una base per pazienti dell’Everest Base Camp in caso l’elicottero non potesse volare. La posizione della Piramide è ottimale anche per la gestione dei voli di soccorso, con una piazzola attrezzata, la radio che permette di comunicare in volo fino a Namche e l’energia per ogni evenienza di un aeromobile, che potrebbe avere problemi nell’alta valle”

Ci sono ancora tanti che scendono tardi dalla cima? A che ora?

“Tutta la notte”.

C’è molto da fare ancora per educare i frequentatori dell’Everest a farlo nel modo più corretto?

“Purtroppo, si sono verificati ritardi e code in alto, questo sopratutto fa raffreddare, bruciare ossigeno e perdere lo slot climatico migliore. È un discorso complicato e delicato. Secondo me bisogna essere più professionali: se sali il Cervino le guide alpine hanno i loro punti fissi che devono essere raggiunti ad un certo orario, altrimenti si scende e basta. Senza discussioni. Questo all’Everest non succede”.

Ci sarebbe da fare un ragionamento sulla deontologia delle guide sherpa, con un regolamento preciso e tempi definiti…

“Sì, ma ci sono interessi di altri tipo”.

Se in uno di questi pomeriggi fosse arrivata una burrasca come quella del ‘96 avremmo le stesse vittime o anche di più? vero che le previsioni sono molto buone, ma è un evento possibile…

Di più… sarebbe molto peggio rispetto al ’96. Le previsioni però è vero sono diventate molto precise, il flusso di informazioni funziona e le agenzie si organizzano di conseguenza. Io stesso lavoro giornalmente con Meteo Test per fornire un backup di informazioni di vento, temperature nuvole e precipitazioni correlate da foto per render le previsioni sempre più precise”.

Rob Hall, che venne in Piramide quando un crollo di seracchi gli distrusse l’antenna radio, è stato uno dei pochi a riuscire ad imporre delle regole e secondo me la sua esperienza e stata fondamentale. Dopo 23 anni nessuno si pone più il problema o ci sono spedizioni attente e altre che tollerano rischi? Sembra che le spedizioni siano meno in grado di coordinarsi tra di loro…

“Non credo questo: sono capaci di coordinarsi, ma se la finestra di bel tempo é corta come quest’anno sono obbligati a salire tutti insieme. É comprensibile, nessuno vuole rinunciare”.

Una provocazione: forse in futuro si dovrà pensare a una prenotazione per la salita alla cima. Hai qualche pensiero a proposito?

“Sono personalmente contrario ad un numero chiuso anche perché, essendo umani, ne scaturirebbero dei meccanismi poco puliti e seri di chi può andare e di chi non può andare”.

Anche se sei una persona con estremo autocontrollo, quale e stata la situazione che più ti ha spaventato?

“La paura mi accompagna sempre ed é il campanello per tornare indietro e rinunciare. Non è un debole che ha paura, ma una persona che sa rispettare i propri limiti e quelli imposti dalla natura”.

Quale è invece la situazione che ti ha emozionato positivamente?

“Sono contento di tornare a casa dalla mia famiglia fra pochi giorni”.

Tra te e le montagne altissime adesso c’è una macchina, che sensazione dà a un ocome te che le montagne era abituato a toccarle con le mani?

“Fra l’alpinismo e il volare in montagna ci sono molte cose in comune, ma la più importante è quella del rispetto della montagna e delle condizioni che si trovano in quota”

 

Maurizio è cosi, un ragazzo schietto, cresciuto a pizzoccheri nella sua Teglio di Valtellina. Una guida che ha capito come mettere una macchina tra sé e la montagna e cosi amplificare le sue risorse in un modo incredibilmente armonico. È uno che arriva qui alla Piramide all’improvviso chiedendo se non hai una mezzoretta per andare a C1 per portare via dei rifiuti pericolosi forzatamente abbandonati sul ghiacciaio. È un uomo che ha saputo fondere la passione per la montagna e la capacità di controllare la tecnica di volo come non avevo mai visto.

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3 Commenti

  1. Da Primo Levi:”Le chiavi a stella”Frase celebre.
    “Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.»

    1. Ma Confucio disse anche: “Scegli un lavoro che ti piace e non dovrai lavorare un solo giorno della tua vita” 😉

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