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Arrampicata sportiva: verso i giochi olimpici di Tokyo 2020 con Adam Ondra

In questo dodicesimo episodio di Road to Tokyo,  Adam Ondra ci riconduce in Repubblica Ceca per assistere alla simulazione di una semifinale di boulder.

Primo step per la preparazione della gara è creare i “problemi” in parete, posizionando adeguatamente i volumi. Un compito che richiede competenze specifiche ed è difatti affidato ai route setter.

Come racconta David Kozel, bouldering route setter ceco, a seconda che si tratti di pareti per uso collettivo o per competizioni, la complessità della distribuzione degli elementi deve variare.

Il pubblico ama naturalmente problemi non eccessivamente complessi da risolvere ma allo stesso tempo la possibilità di avere multiple soluzioni rende tutto più interessante.

Il fatto che i problemi siano creati da una mente umana rende il boulder indoor decisamente differente dall’outdoor. All’esterno, come spiga Adam, è Madre Natura la route setter, colei che crea i percorsi, e l’intuito dice al climber dove posizionare le mani. Indoor si parte dal concetto che i volumi e le prese siano stati distribuiti da un essere umano dunque l’obiettivo fondamentale è immedesimarsi nel creatore e prevedere in un certo senso quale sia la soluzione pensata.

Se vedo che c’è un volume con una cavità idonea ad un piede comprendo che ci sarà una ragione per cui è lì e proverò a usarlo per proseguire”.

Altra testimonianza interessante è quella di un altro route setter ceco, Radovan Soucek, che racconta delle nuove mode, della passione del pubblico per il parkour style, “un’arrampicata molto aerea con i piedi spesso per aria”.

Dopo le premesse tecniche vediamo finalmente all’opera Ondra su questa parete da semifinale simulata e, ancora una volta, apprezziamo il suo mettere a nudo il suo essere one of us, un campione che può fallire, che come tutti deve studiare bene i movimenti, ascoltare consigli, imparare dai propri errori per risolvere il problema che ha di fronte.

Una volta sperimentata la bravura di Soucek e Kozel, Adam si trova alle prese con la parete realizzata dal polacco Tomasz Oleksy, route setter internazionale IFSC, che punta tutto sulla dinamicità e i passaggi rischiosi per stupire il pubblico col naso all’insù durante le sfide.

La qualità del mio allenamento dipende moltissimo dalla qualità del route setting e questo a sua volta dipende dai route setters”, conclude Adam, definendo l’attività di questi importantissimi  attori dietro le quinte un “bloody job”.

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