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Trento Film Festival. Un evento in ricordo di Daniele Nardi e Tom Ballard

Sono trascorsi poco più di 2 mesi dalla tragica scomparsa di Daniele Nardi e Tom Ballard sullo Sperone Mummery del Nanga Parbat. Si sono affievolite le polemiche, le domande sul quando e il come. Finalmente è tempo solo di ricordi.

E nel fitto programma che caratterizza questa 67esima edizione, il Trento Film Festival ha deciso di inserire anche uno spazio dedicato ai due alpinisti con un evento che avrà luogo venerdì 3 maggio alle 14.30, nel Supercinema Vittoria.

Nell’occasione verranno proiettati due documentari: “Tom” di Angel Luis Esteban Vega ed Elena Goatelli (Spagna e Italia, 2015, 67’) e “Da zero a ottomila, la storia di Daniele Nardi” di Stefano Ardito (Italia, 2011, 27’).

Sarà un momento di grande commozione per tutti, e un fortissimo abbraccio alle famiglie e agli amici di Tom e di Daniele” – scrive Stefano Ardito sul suo blog – “Sarà un momento di dolore e di commozione per me, perché ricordare un amico è un dovere, ma è anche una responsabilità che pesa”.

Non sarà facile per lui come per i tanti amici dell’alpinista di Sezze presenti in sala, rivedere il documentario girato nel 2010 per il programma Geo&Geo di Rai 3, mandato in onda più e più volte in questi anni.

È stata per me una sorpresa scoprire che l’evento dedicato a Daniele si svolgerà proprio nell’unico giorno in cui sarò ospite anche io al TFF. È un altro regalo che fa a noi amici, un altro momento per ritrovarci e sentirlo presente tra di noi” – dichiara il meteorologo Filippo Thiery, chiamato a fornire un contributo alla serata che venerdì 3, con la conduzione di Reinhold Messner, sarà dedicata alla figura di Alexander von Humboldt.

In “Da zero a ottomila, la storia di Daniele Nardi” vengono raccontati gli esordi di Nardi, il suo alpinismo prima dei  tentativi invernali al Nanga.

Si viaggia da Sezze e dai luoghi “di casa” alle alte cime himalayane, all’Everest, al Nanga Parbat, all’Aconcagua, all’Ama Dablam e i satelliti del Cerro Torre.

Lo vediamo correre sulla spiaggia di Sabaudia e tra le bufale della Pianura Pontina, arrampicare sulla Montagna Spaccata di Gaeta, insegnare l’arrampicata indoor, passeggiare per le vie di Sezze e naturalmente sulla vetta del Monte Semprevisa” – racconta Stefano Ardito, aggiungendo che le immagini più commoventi siano di certo quelle girate sul K2 nel 2007,quando Daniele, Stefano Zavka e Mario Vielmo raggiungono gli 8611 metri della vetta. Ma in discesa, al buio e con una bufera in arrivo, Zavka, guida alpina di Terni, scompare per sempre”.

Un documentario che racconta dunque la maturazione del Nardi alpinista, sognatore, pronto a partire per affrontare l’ignoto, ponendosi obiettivi che a molti sono risultati folli.

Io cerco la vita, però sotto certi punti di vista un po’ folle lo sono”, dichiarava lui stesso, analizzando il suo modo di essere alpinista, di voler lasciare un segno nella storia dell’alpinismo facendo qualcosa che nessuno avesse mai fatto prima.

Sono convinto che Daniele abbia avuto un ruolo speciale nella storia dell’alpinismo italiano” – racconta ancora Stefano Ardito, ricordando i momenti di quelle riprese, effettuate insieme al cameraman Federico Santini, che ha seguito poi Nardi nella prima spedizione invernale al Nanga Parbat – “I cinque “ottomila” saliti in estate (Everest, K2, Nanga Parbat, Broad Peak, cima di mezzo dello Shisha Pangma) testimoniano la sua abilità nel muoversi ad alta quota. I sei tentativi invernali al Nanga Parbat, incluso quello del 2015 in cui è arrivato a 150 metri di dislivello dalla vetta, raccontano della sua voglia di salire la grande montagna del Pakistan nella stagione più ostile”.

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