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In marcia per “liberare” il Monte Cofano

Trentanove anni fa, il 18 maggio del 1980, più di tremila persone hanno cambiato la storia della natura in Sicilia. I partecipanti alla “più grande marcia nell’isola dal tempo dell’occupazione delle terre”, come titolò l’indomani L’Ora, quotidiano di Palermo, volevano bloccare la strada che avrebbe dovuto raggiungere San Vito lo Capo. 

La manifestazione, promossa da WWF, da Legambiente, dal CAI e dall’Associazione dei Forestali di Sicilia, fu un grande successo. Un anno dopo, il 6 maggio del 1981, la zona minacciata dalla strada, grazie a una legge della Regione Sicilia, divenne la Riserva naturale dello Zingaro. 

Il mare ai piedi del Monte Cofano, foto Stefano Ardito

Di fronte a loro, quel giorno, gli ambientalisti e gli escursionisti avevano le aziende locali che lavoravano per l’ANAS, e gli interessi delle cosche mafiose di Castellammare del Golfo e Trapani. Ma non ci furono problemi. 

Domenica 7 aprile, una manifestazione simile a quella del 1980 si svolgerà in un’altra perla della natura siciliana. A organizzarla, insieme al sito Custonaciweb, è la sezione di Legambiente di Custonaci e Pizzo Cofano. Sorprende scoprire che il “nemico” dei manifestanti di oggi è molto diverso da trentanove anni fa. 

Nel 1980, i manifestanti chiedevano la tutela di un luogo di particolare bellezza, e sono stati esauditi dalla Regione Siciliana. Stavolta è sotto tiro la gestione delle aree protette regionali, dove in molti casi (come questo) i divieti di accesso vengono imposti senza un vero motivo. 

Il Monte Cofano, che culmina a 659 metri di quota, è una splendida montagna affacciata sul mare, che separa la costa rocciosa di Bonagia da San Vito lo Capo e dal litorale dello Zingaro. Sulle sue rocce nidificano varie specie di rapaci, l’elenco delle piante rare include l’efedra nebrodense e la palma nana.  

Nel 1981, Fabrizio Antonioli, Alessandro Gogna e Giorgio Mallucci hanno aperto sulle rocce del Monte Cofano la cresta Vistammare, una delle vie di arrampicata più lunghe e spettacolari della Sicilia. Negli anni successivi si sono aggiunti una ventina di itinerari. 

La via normale per la cima è un sentiero interrotto da un saltino roccioso attrezzato con una scaletta, ai piedi del Cofano sono gli Abissi di Monte Cofano, del Purgatorio e delle Gole, per speleologi esperti. Nella Grotta Mangiapane, abitata nella Preistoria, delle casette in pietra ospitano un celebre Presepe vivente e altre manifestazioni.  

Dal 1997, grazie al suo valore naturalistico e alla sua bellezza, il Monte Cofano è protetto da una Riserva naturale regionale. Da allora, i residenti di Custonaci e dei centri vicini sperano nello sviluppo del turismo, che qui deve ovviamente includere l’arrampicata e i sentieri. 

Invece, poco più di due anni fa, a seguito della caduta di un masso, l’ente gestore ha di fatto vietato il promontorio. “Vogliamo accendere i riflettori sullo stato della Riserva Naturale di Monte Cofano, affinché possa tornare fruibile al pubblico. Non possiamo permetterci di abbandonare a sé stessa l’attrazione turistico-naturalistica più importante del nostro territorio” scrive la sezione locale di Legambiente. 

Sul Monte Cofano sono stati tracciati una ventina di itinerari alpinistici e in 50 anni di fruizione alpinistica non sono mai occorsi incidenti” aggiunge Fabrizio Antonioli, uno dei primi salitori della cresta, che ha girato sul Cofano alcune sequenze del docufilm Sutt’u picu ru suli, che sarà proiettato al prossimo Film Festival di Trento. “Da alpinista, ma soprattutto da geomorfologo, ricordo a chi ha posto questo divieto che la montagna è per definizione un sito dove possono verificarsi delle scariche di materiale detritico e chi la frequenta si assume questo rischio”.

L’appuntamento per la marcia è domenica 7 aprile alle 10, davanti alla cappelletta della Madonna del Romitello in contrada Frassino a Custonaci. Hanno aderito il CAI Sicilia, la Scuola di Alpinismo Costantino Bonomo, e i Comuni di Erice, Custonaci, Trapani, Valderice, Buseto Palizzolo e Paceco.

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2 Commenti

  1. Se sulle pareti nidificano diverse specie di rapaci, è d’obbligo vietare la salita per diversi mesi all’anno a cavallo del periodo di cova e allevamento, mi sembra chiaro

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