Alpinismo

Giorgio Giua e la prima collezione invernale dei “2000” – di Stefano Ardito

Dall’Appennino arriva una bella notizia. Giorgio Giua, esperto scialpinista romano, è stato il primo a salire in condizioni invernali le 256 cime di 2000 e più metri che si alzano tra l’Emilia e la Calabria. 

E’ stato lo stesso Giua ad annunciarlo, il 18 marzo, sulla sua pagina Facebook. “Con l’amico Giuseppe Celli completo il raid sul Pollino con le altre tre cime rimanenti, Serra del Prete, Pollinello e Pollino. Completata anche la collezione delle invernali non alpinistiche”. 

Accanto alla notizia, sul social, compaiono una trentina di foto. Si vedono creste di neve, ometti di vetta, passaggi in salita e in discesa in una boscaglia insidiosa. E si vede Giorgio Giua sorridente, mentre mostra all’amico un foglietto. Sopra, con un pennarello, è stato scritto il numero 256.

Più volte, in passato, abbiamo raccontato la storia dei “collezionisti di 2000” che frequentano con passione l’Appennino. Un gioco che è nato per caso dopo un articolo di chi scrive su Airone. E che poi, come spesso accade, è diventato una cosa seria.   

Nel 2006 Marcello Ferrazza e Italo Iachini sono stati i primi a completare l’elenco, che allora includeva 245 cime. Dieci anni dopo, una faticosa revisione ha portato l’elenco a 261 cime, cinque delle quali (Corno Piccolo, Punta dei Due, Vetta Centrale del Corno Grande, Torrione Cambi, Dente del Lupo) facoltative perché con difficoltà alpinistiche. 

Il primo a completare in estate il nuovo elenco è stato Claudio Cecilia. “Si attende ancora, e non sarà un titolo banale, l’autore della prima collezione invernale” scrivevo un anno e mezzo fa. Detto e fatto. 

Certo, nella storia dell’andar per montagne, compaiono primati di valore diverso. Raggiungere d’inverno il Nanga Parbat o il K2, o salire in libera un 9c, ha un contenuto tecnico (e di sofferenza) diverso che raggiungere un 4000 delle Alpi in estate o un 2000 dell’Appennino d’inverno. Anche la collezione di Giua, però, merita un applauso. 

Frequento l’Appennino da decenni, la mia collezione è iniziata molto tempo fa” racconta Giorgio Giua, che a giugno compirà 63 anni. “La lista ufficiale dei 2000 mi ha spinto a guardarmi intorno, a raggiungere cime che prima non conoscevo. E’ stato così per molti”. “Una decina di anni fa ho iniziato a salire sistematicamente le vette dove non ero mai stato, e nel 2012 ho completato la collezione delle 243 cime, quella di Iachini, di Ferrazza e della prima guida di Alberto Osti Guerrazzi”. Ma l’appetito vien mangiando, e la collezione di Giua è proseguita anche con la montagna innevata. Nell’inverno che si è appena concluso ho raggiunto le cime mancanti dell’Appennino centrale, come il Pizzo del Diavolo, sui Sibillini” continua lo scialpinista romano. “Tra Natale e Capodanno sono andato in Emilia e in Toscana, salendo il Cusna, l’Alpe di Succiso e il Cimone. A marzo sono tornato sul Pollino, dove ho salito tutte le cime”. 

Tra i compagni di gita, oltre a sua moglie Sara Pietrangeli (la prima donna a completare la collezione estiva dei 2000), Giua ci tiene a citare Eugenio Occulto, Flavio Dente, Claudio Cristofori e il già citato Giuseppe Celli.  

Vari soci del Club 2000m, da qualche anno, aspiravano a completare per primi la collezione invernale. Ma la notizia dell’exploit di Giorgio Giua è stata accolta da congratulazioni e da applausi. 

Negli anni scorsi, nel Club 2000m, si è discusso a lungo sulla differenza tra una salita invernale e una in condizioni invernali. “Sono uno scialpinista, quando c’è neve vado in montagna con gli sci, anche su terreno difficile” racconta Giorgio Giua. “Su cime rocciose come il Pizzo Berro o il Tempio, un torrione della parete Nord del Sirente, ho usato gli sci fino all’attacco delle rocce. Dalla Vetta Orientale del Corno Grande sono riuscito a scendere sci ai piedi dalla cima, tranne un tratto di pochi metri che era scoperto”.  

Quanto al periodo delle sue salite, Giua è sincero. “Sulla maggioranza delle cime sono arrivato d’inverno. Su qualcuna, soprattutto al Gran Sasso, sono salito ad aprile o magari a maggio, quando i pendii sono ancora innevati. Mi è capitato raramente di andare su una cima d’inverno senza sci”. 

In futuro, se qualcuno salirà tutti i 2000 dell’Appennino tra il 21 dicembre e il 21 marzo, o includerà nell’elenco le cinque più difficili, saremo i primi ad applaudire. Intanto il record è di Giorgio Giua. “Lhagyelo!”, “Hanno vinto gli dei!” direbbe con una parola tibetana Reinhold Messner.   

  

     

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