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Cerro Torre: Della Bordella e Pasquetto in stile alpino sul “diedro degli inglesi”

“Che duro il diedro, torneremo di sicuro” sono queste le prime parole che ci scrive Matteo Della Bordella dopo essere rientrato a El Chalten. Il Ragno si trova in Patagonia insieme a Matteo Pasquetto per un tentativo sulla parete Est del Cerro Torre. Quale linea i due abbiano però voluto tentare l’han saputo tenere ben nascosto, almeno fino ad oggi. In un aggiornamento di qualche settimana fa Della Bordella, dopo aver visto da vicino l’obiettivo, si era lasciato leggermente andare confessando che già solo fare un tentativo sarebbe una cosa a dir poco entusiasmante” e, ci conferma Matteo, lo è stato per davvero: “siamo contenti, abbiamo fatto un bel tentativo e siamo tornati qua tutti interi, è stata una figata!”.

L’obiettivo un lungo, affascinante e, a tratti, intimorente diedro che caratterizza il lato destro della parete, chiamato anche “diedro degli inglesi” in seguito al tentativo di Philip Burke e Tom Proctor che, tra novembre 1979 e gennaio 1980, si sono mossi lungo di esso arrivando a meno di 40 metri dalla cresta Ovest e dalla via del Ragni. “Una linea per noi così bella, elegante e dura che sarebbe difficile immaginare qualcosa di meglio” commenta Matteo. Determinati quindi dalla bellezza di questa via i due han fatto varie puntate esplorative fino alla base del diedro, prima di essere fermati dal cattivo tempo che ha portato con se abbondanti nevicate negli ultimi dieci giorni di gennaio.

Matteo Della Bordella e Matteo Pasquetto sul diedro degli inglesi
In scalata lungo il “diedro degli inglesi”. Foto archivio Della Bordella

Tornati in movimento il 31 gennaio i due alpinisti han dovuto adattarsi “ai ritmi della montagna” con momenti di lunga attesa per trovare l’attimo più sicuro in cui muoversi. Scelgono di scalare durante la notte “in modo da evitare la caduta di ghiaccio dall’alto sui primi 500 metri della via” scrive Pasquetto sul suo profilo Instagram. Si muovono “ri-scalando i tiri saliti le volte precedenti, perché per scelta vogliamo scalare in stile alpino, senza usare corde fisse ci spiega Della Bordella. Una scalata che impegna i due per circa 24 ore prima di vederli sbucare alla base dell’imponente diedro (punto più alto raggiunto nei tentativi precedenti), dove riposano qualche ora prima di mettere mano su quello che è il loro obiettivo vero e proprio. “Un mega camino, sempre verticale, con pareti avare di appigli ed appoggi. Una scalata grezza e faticosa su roccia talvolta compatta, talvolta friabile”. Un ripido gioco da equilibristi che diverte e impegna Della Bordella e Pasquetto fino alle 22.00 del 4 febbraio, quando la finestra di bel tempo si chiude in anticipo rispetto al previsto arrestando i due alpinisti ad appena 80 metri dalla fine del diedro.

“Un’esperienza unica su una parete impressionante fuori da ogni immaginazione” commenta Matteo Pasquetto. “Un’avventura enorme” per Della Bordella. “Come tornare ai tempi della Egger, ma su una parete ancora più lunga e difficile e soprattutto senza le corde fisse”. I due ragazzi sono soddisfatti di quanto fatto, anche se non sono riusciti a raggiungere la vetta. In fondo non bisogna avere fretta, il nostro è un progettone e non si concederà facilmente. Siamo solo all’inizio”. I giochi rimangono quindi aperti e il tempo non è ancora finito: i due potrebbero tornare in parete tra poco oppure, se le condizioni meteo non dovessero concedere un  nuovo tentativo, il prossimo anno magari con l’aiuto di Matteo Bernasconi.

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Un commento

  1. Sulla Est c’era anche Korra Pesce che di solito sale in stile alpino. Stava aprendo una via nuova? sono andato a vedere su instagram questo pasquetto, un superbo alpinista sconosciuto che appena gli è stata data la possibilità di andare fuori dalle Alpi guardate cosa ha fatto. E intanto si osannano i camminatori d’alta quota che qiando vanno in patagonia neppure riescono a fare un tiro verticale

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