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I larici soffrono il caldo anche ad alta quota

Nei boschi del Trentino Alto Adige, in cui le conifere rappresentano il 98% delle specie arboree presenti, i larici occupano il secondo posto per diffusione dopo l’abete rosso, con una percentuale rispettiva del 19% e del 60%. Sono stati a lungo considerati resistenti ai cambiamenti climatici ma pare che negli ultimi tempi stiano iniziando a soffrire.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Eurac Research, che dal 2012 monitora la salute della specie arborea in Val Venosta in risposta all’aumento delle temperature e ai sempre più frequenti periodi di siccità prolungata, il larice inizia a mostrare segnali di stress non solo a basse ma anche ad alte quote.

I risultati, pubblicati di recente sulla rivista New Phytologist, indicano chiaramente che anche a 1700 metri di altitudine, le piante sono portate a chiudere gli stomi per ridurre l’evaporazione al minimo in periodi di prolungata siccità. Come spiegato dal Nikolaus Obojes, ricercatore presso l’Eurac Research, questa reazione consente alla pianta di perdere meno acqua ma impedisce d’altro canto di assorbire l’anidride carbonica di cui ha bisogno per produrre, attraverso la fotosintesi, gli zuccheri necessari per la sua crescita.

Ciò determina un accrescimento carente, con perdita di vitalità e di resistenza ad attacchi di parassiti e patogeni.

Lo studio è stato condotto in un range di altitudine tra i 1070 m del fondovalle e i 2250 m del limite superiore del bosco, misurando mediante una serie di sensori la circonferenza del tronco e il flusso di acqua al suo interno. Come conseguenza di periodi di stress idrico prolungato è stato evidenziato un restringimento del tronco fino alla pioggia successiva, causato dal mancato trasporto e accumulo di nuova acqua e fisiologico consumo di quella precedentemente immagazzinata.

I ricercatori hanno anche effettuato dei carotaggi per poter identificare e datare attraverso lo studio degli anelli annuali di accrescimento, il verificarsi di periodi di siccità. In queste  condizioni gli anelli del tronco appaiono più riavvicinati a causa delle condizioni non ottimali di crescita della pianta. Da questa ulteriore analisi è stato possibile osservare come, a partire dall’estate record del 2003, siano stati soprattutto i larici delle quote basse a mostrare significative riduzioni nell’accrescimento. A quote più alte gli effetti appaiono meno evidenti ma il rallentamento nell’accrescimento del larice fino a 1700 metri non può che essere considerato un campanello d’allarme. Il costante innalzamento delle temperature del Pianeta potrebbe difatti estendere la problematica ad altitudini sempre maggiori.

Un fenomeno che inevitabilmente riporta alla mente la “starway to heaven”, metafora utilizzata dagli scienziati per descrivere lo spostamento delle specie ad altezze superiori alla ricerca di nuovi habitat, in risposta ai cambiamenti climatici che distruggono le loro nicchie ecologiche, fino ad arrivare alle cime delle montagne, che segnano il confine tra sopravvivenza ed estinzione.

 

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