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Sulle tracce del leopardo

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PARCO DEL SAGARMATHA, Nepal — Si muove nel cono d’ombra che si forma fra realtà e leggenda. Passo di velluto, maestoso, irraggiungibile, la natura ha scelto per lui il posto dove vivere, fatto di ghiaccio e vette che sfiorano il cielo, di solitudini e silenzi senza fine. Animale raro e schivo, il leopardo delle nevi è considerato quasi un essere mitologico che a pochi è concesso vedere in questa vita, come l’orso azzurro, come lo yeti, se mai esiste.

Invece l’Uncia Uncia, questo il suo nome scientifico, è una creatura reale diventata leggendaria per diverse ragioni. In primis le sue abitudini di vita, che lo vedono diffuso sulle montagne dell’Asia centrale, di norma fra i 3 e i 4500 metri d’altitudine, su pascoli scoperti e rocciosi o in zone impervie e innevate. La sua rarità poi, lo rende particolarmente misterioso: i ricercatori stimano che non ne esistano più di 4000 esemplari fra le creste himalayane e gli altipiani del Tibet, le gole selvagge del Pamir e le immense praterie della Mongolia.
 
TRA MITO E REALTA’ – In realtà, a dispetto del nome, non si tratta di un leopardo ma di un felino di grosse dimensioni, il più asociale dei predatori di montagna, dalla lunga coda striata e dal folto pelo delle zampe che lo rendono agile tra la neve, come la lince. E’ lungo circa due metri, pesa fino a 75 chilogrammi e ha la tana in caverne e crepacci. A questa specie schiva è dedicato un romanzo in bilico tra avventura e scienza: pubblicato per la prima volta nel 1978 e scritto dall’americano Peter Matthiessen, “Il leopardo delle nevi” tratta l’incontro tra l’autore e lo zoologo George Schaller ed è considerato un grande libro di viaggio, capolavoro della letteratura di ogni tempo.
 
A RISCHIO ESTINZIONE – Il leopardo delle nevi, classificato come specie minacciata da estinzione dall’Unione internazionale per la conservazione della natura, è nel mirino dei bracconieri che cacciano illegalmente la sua pelliccia (in Kazakistan il suo mantello vale fino a 60 volte di più del salario minimo, e il vicino Kirghizistan ha perso il 50 per cento dei felini negli ultimi 7-8 anni9. Fonti del Wwf international segnalano che di recente uno scheletro intero di Uncia Uncia è stato venduto per 10mila dollari sul mercato nero.
LE MINACCE – Il leopardo delle nevi è a rischio estinzione. I pericoli maggiori arrivano dalla caccia illegale alla sua pelliccia e alle parti "pregiate" del corpo. Dalla riduzione e dalla frammentazione del suo habitat. Dall’uccisione da parte degli allevatori. E infine dalla diminuzione o dalla migrazione delle sue prede naturali. A lanciare l’allarme è stato il Wwf che si riferiva in particolare, ai felini che popolano l’Himalaya. 
 
Sebbene sia protetto da leggi nazionali e internazionali (il leopardo delle nevi è  nell’Appendice 1 della Convenzione sul commercio internazionale delle specie in pericolo, che assicura protezione a livello mondiale,  la caccia a questo felino è ancora pratica piuttosto comune. Gli animali sono nel mirino dei bracconieri, che ne fanno un florido commercio di pelli. La consuetudine di ricavare vestiti ornamentali dalle pelle dei grossi felini, un tempo limitata al Tibet orientale, sembra essersi diffusa anche agli Stati vicini.
 
L’Unep (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di biodiversità) ha fotografato pellicce di leopardo delle nevi nei bazar di Kabul, in Afghanistan. Mentre la "moda" di vestiti ed accessori leopardati si è allargata anche al Nepal. Soprattutto a Lhasa e alle altre grandi città della regione. Inoltre, spesso nelle trappole sistemate per catturare altri animali da pelliccia, ci finiscono i leopardi delle nevi. Una volta catturati, gli animali vengono abbattuti per il loro mantello.
 
Il leopardo delle nevi viene ucciso illegalmente e commerciato nella regione himalayana anche per altre parti del corpo, ricercate dalla medicina tradizionale asiatica. In particolare, le ossa dei leopardi vengono usate nella medicina cinese al posto di quelle di tigre. E stando a recenti indagini sul commercio, rapporti sulle confische e informazioni non ufficiali, pare che sia proprio la Cina il maggior importatore di pelli e di altre parti del felino.
 
Una delle minacce maggiori viene da pastori e mandriani che stanno trasferendo i loro allevamenti nei territori del leopardo. La scarsità dei pascoli obbliga il bestiame domestico a competere con pecore e capre selvatiche. Questo spinge le tradizionali prede del leopardo in altre zone. In assenza delle prede abituali, il felino preda il bestiame d’allevamento. Da qui la reazione dei pastori, che spesso non esitano ad abbatterlo. L’Unep ha osservato che l’antico conflitto fra il leopardo e i mandriani continua ad essere un problema. Da indagini effettuate nel corridoio di Wakhan ( in Pakistan) sembra che il felino attacchi le mandrie soprattutto d’inverno, uccidendo numerosi animali. E che la risposta degli allevatori sia altrettanto veemente.
 
RITORNO ALL’EVEREST – La buona notizia è che lo snow leopard è tornato a popolare i territori che la natura gli aveva assegnato. Dopo che i ricercatori del Comitato Ev-K²-Cnr guidati da Sandro Lovari dell’Università di Siena nel corso della missione nella valle del Khumbu, sull’Himalaya, dello scorso novembre, avevano scoperto numerosi segni della sua presenza (impronte, graffi, escrementi), e dopo che un esemplare solitario era già stato fotografato nei pressi di Namche Bazar nel 2003, il nuovo avvistamento di due esemplari in azione sul versante meridionale del Monte Everest da parte del biologo nepalese Som Ale è la conferma del ritorno del felino nell’area del Sagarmatha National Park.
MISSIONE SALVATAGGIO – Il carnivoro era assente da quest’area fin dal 1960. Gli studiosi sostengono che, se non ci saranno interventi di tutela della specie, l’animale è destinato ad estinguersi. Numerosi enti internazionali stanno correndo in suo soccorso: oltre al Wwf e ad altre organizzazioni non governative, che operano in vari Paesi, è interessante la proposta scientifica italiana del Comitato Ev-K²-Cnr che rivolge la sua attenzione al territorio nepalese e al parco dell’Everest. Scopo principale di questa iniziativa pluriennale, che coinvolge diversi enti privati e pubblici (come il ministero per le Politiche agricole e forestali), è quella di fare una stima del numero di esemplari presenti. Saranno coinvolti cinque ricercatori, per studiare il comportamento e l’habitat del leopardo delle nevi nella regione himalayana compresa tra i villaggi di Namche (3400 metri d’altitudine), Phortse (3850) e il lago Gorkyo (4750). Si conta anche sulla partecipazione attiva delle popolazioni locali nel pattugliamento contro i bracconieri. Un modo questo, per sensibilizzare la percezione del rischio che l’estinzione di questo bellissimo essere vivente comporterebbe per l’ecosistema e per l’uomo.

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