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Intervista a Stefano Ghisolfi dopo il 9b+ che lo ha portato tra i più grandi dell’arrampicata

Il 7 dicembre scorso Stefano Ghisolfi è entrato a far parte dell’olimpo dei climber riuscendo nella salita di Perfecto Mundo, una delle vie di arrampicata più difficili al mondo gradata 9b+. La via, che si trova a Margalef in Catalogna nel settore Racò de la Finestra, era stata chiodata da Chris Sharma anni fa e liberata da Alexander Megos solo quest’anno.

Si tratta della via d’arrampicata più dura che si conosca dopo Silence, il primo 9c al mondo liberato da Adam Ondra nell’autunno 2017, a Flatanger in Norvegia.

Con questa incredibile realizzazione Ghisolfi è così entrato a far parte dei quattro migliori arrampicatori di tutti i tempi. Oltre a lui infatti solo altre tre persone sono riuscite nella salita di questa difficoltà e sono i già citati Adam Ondra, Chris Sharma e Alexander Megos.

 

Ora fai parte dell’olimpo dei più grandi…

Siamo solo in quattro ad aver fatto il 9b+. È stato particolarmente emozionante portare a termine la salita. Il momento in cui sono arrivato in cima è stato una liberazione, dato che era tanto tempo che la provavo. Ho provato tante emozioni insieme, mi sentivo soddisfatto, felice e appagato.

Quando hai iniziato a provarla?

Nel dicembre dello scorso anno. È stato un percorso lungo, durato un anno.

Un anno e tanti viaggi…

Si, sono andato sei volte in Spagna, in tutto l’ho provata per 32 giorni. La provavo due o tre volte al giorno, l’avrò tentata una novantina di volte in tutto. Le prime volte cercavo di capire come salire, poi ho iniziato a provarla per chiuderla. Cadevo sempre nello stesso punto, in un passaggio dinamico, chiamato crux, dove da un monodito si passa a una pinza. È il passo più duro della via, il passaggio chiave. Quando infatti sono riuscito a prendere la pinza e a tenerla non sono più caduto e sono andato in cima.

Foto Stefano Ghisolfi

Oltre il passaggio chiave quali sono le caratteristiche di Perfecto Mundo?

La prima parte della via non è durissima, ma ti stanca. Salendo però si arriva a un riposo dove io ho cercato di recuperare il più possibile prima della sezione più intensa, che culmina con la pinza del crux. Di per se il passaggio in se non è difficile, come singolo movimento sarei riuscito a farlo senza grossi problemi. La parte più complessa era cercare di arrivare abbastanza riposati al passaggio in modo da collegare il movimento a tutta la parte sotto.

Questo che si sta concludendo per te è stato un anno intenso ma ricco di felicità. È iniziato con la nuova vita di Sara ed è terminato con Perfecto Mundo…

Come è iniziato bene è continuato, con le gare, nel migliore dei modi e si è concluso alla perfezione.

Foto Stefano Ghisolfi

Per il 2019 hai già in mente qualche nuovo progetto?

L’anno prossimo mi concentrerò principalmente sulla qualifica alle Olimpiadi. Per questo motivo diminuirò la scalata su roccia. Ho comunque in mente alcuni progetti da realizzare vicino casa, ad Arco, in modo da poter coniugare sia l’allenamento che la falesia. In questo modo posso allenarmi e scalare su roccia senza dover fare lunghi viaggi che potrebbero portarmi via tempo ed energie.

Visto che hai citato le Olimpiadi, come te le immagini?

Saranno certamente difficili perché è una disciplina nuova e nessuno sa ancora bene come allenarsi e come potranno andare le cose. Per me personalmente la parte più complessa sarà allenare le due discipline che non faccio da tempo: speed e boulder. Nel frattempo dovrò anche mantenere un buon livello nel lead, come quest’anno già andrebbe bene. Al momento quindi concentrerò tutti i miei sforzi per migliorarmi nella velocità e nel boulder.

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