Alpinismo

Come sarà la prossima invernale al K2

Si avvicina la stagione invernale e, nonostante la partenza della spedizione russa sia fissata per gennaio, si incomincia a parlare con più insistenza del prossimo tentativo di conquista del K2 nella stagione fredda.

Protagonisti certi della stagione fredda sarà il team russo-kirghiso-kazako che sta marciando dritto verso l’obiettivo con determinazione, malgrado alcune perplessità che sono state sollevate nell’ambiente alpinistico circa la preparazione degli alpinisti, senza esperienze invernali e in pochi con una storia di scalatori di 8000, e la questione economica. Circa quest’ultimo punto, è stato aperto nei giorni scorsi un crowdfunding ed uno store online per acquistare merchandising (al momento solo in Russia, ma si stanno attrezzando per spedire anche all’estero) al fine di coprire i costi dalla spedizione.

Malgrado ciò, la grande macchina dell’invernale al K2 è in moto ed il campo base è già in parte allestito dall’agenzia pakistana e pronto per accogliere tutti. Anche il morale sembra alto e loro determinati, tanto Artem Braun ha voluto rispondere ad Adam Bielecki, il quale ha recentemente dichiarato che nessuno può sperare di conquistare la montagna in inverno al primo tentativo, dicendo che è solo una questione di meteo e fortuna.

Non due cose da poco, anche se, basta guardare all’esperienza polacca dell’anno scorso – dove certo è mancata la fortuna -, ci viene da dire che un ruolo importante lo giocano anche l’esperienza, la forma fisica e quella mentale. Urubko e Bielecki insegnano.

Il piglio che verrà dato alla spedizione sarà quasi “militaresco”: “Non ci saranno voti democratici sulle strategie. Democrazia su un sottomarino? Democrazia in guerra? Indebolisce la squadra” dice Braun. Quello che si vuole evitare sono le discussioni, come successo al team polacco. Si capisce forse il perché Denis Urubko, pur avendo il passaporto giusto per far parte dell’avventura, non sia stato nemmeno invitato.

Quello che differenzierà di certo l’invernale polacca da quella russa è la risonanza dell’impresa. La prima è stata vissuta come una grande spedizione nazionale, sponsorizzata dal Governo, e con un grandissimo seguito mediatico in patria, un’attenzione che non c’è attorno al team in prossima partenza. “Non c’è assolutamente nessuna attenzione alla nostra spedizione. Molte persone cercano di aiutarci, ma quasi tutti sono alpinisti. Chiaramente, abbiamo ancora molto lavoro da fare. Abbiamo davvero bisogno di più sostegno pubblico perché stiamo cercando di raggiungere l’impossibile, o almeno ciò che si è dimostrato impossibile finora”, “a livello nazionale, l’interesse è basso. Forse renderemo l’alpinismo più popolare ” ha dichiarato Braun.

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