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Dieci anni di cambiamenti sui ghiacciai del Karakorum e dell’Himalaya

Le catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya sono caratterizzate dalla presenza di migliaia di ghiacciai che fungono da riserve idriche, ricoprendosi in inverno di neve che sciogliendosi in estate diventa un’importante risorsa per la popolazione asiatica, come acqua da bere o destinata all’irrigazione e all’alimentazione delle centrali idroelettriche. Per tali ragioni è importante conoscere lo stato attuale e potenzialmente futuro di questi ghiacciai.

L’area è stata oggetto di molteplici studi di campo negli ultimi decenni, con il conseguente limite di aver potuto indagare solo un ristretto numero di ghiacciai raggiungibili in maniera agevole dai ricercatori e soprattutto lontani da aree di confine interessate dai conflitti. L’avvento del telerilevamento ha segnato un punto di svolta consentendo di raggiungere anche le zone più impervie. Il cosiddetto remote-sensing consente infatti di mappare la topografia terrestre sfruttando piattaforme come quelle aeree e satellitari con sensori a bordo in grado di rilevare e analizzare aree estese dall’alto.

In questo modo, attraverso due misurazioni effettuate a distanza di tempo, è stato possibile monitorare lo stato di salute anche di ghiacciai precedentemente non considerati, analizzandone elevazione e densità del ghiaccio. Nonostante le potenzialità di questa tecnologia, molti ghiacciai himalayani risultano in maniera parziale o totale coperti da nubi a causa del rapido cambiamento nelle condizioni meteo, caratteristica ben nota di queste catene montuose. Quindi queste zone sono al momento impossibili da mappare.

Due recenti studi, “Elevation change rates of glaciers in the Lahaul-Spiti (western Himalaya, India) during 2000-2012 and 2012-2013“, recentemente pubblicato su Remote Sensing, e “Early 21stcentury spatially detailed elevation changes of Jammu and Kashmir glaciers (Karakoram-Himalaya)“, pubblicato su Global and Planetary Change, entrambi basati sulla realizzazione di modelli digitali di elevazione (DEM, digital elevation model), ovvero sulla rappresentazione della distribuzione delle quote di un territorio in formato digitale, hanno mostrato come siano cambiati in termini di massa 3700 ghiacciai tra Karakorum e Himalaya tra il 2000 e il 2012.

Il primo modello è il risultato di una missione della Nasa, la Shuttle Radar Topography Mission (SRTM) condotta tra l’11 e il 22 febbraio del 2000.

Il secondo invece è stato realizzato dal team del dottor Saurabh Vijay alla Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg in Germania. In questo caso i ricercatori hanno utilizzato immagini radar del 2012 ottenute nel corso della spedizione TerraSAR-X add-on for Digital Elevation Measurement (TanDEM-X) intrapresa dal German Aerospace Center (DLR) nel 2010.

In entrambi i casi è stata rilevata una riduzione maggiore dei ghiacciai himalayani a confronto con quelli del Karakorum. La regione che mostra i maggiori segni di sofferenza è quella del Lahaul-Spiti. Secondo gli scienziati tale differenza tra le due catene montuose potrebbe essere legata alla presenza dei monsoni estivi indiani che caratterizzano l’Himalaya mentre i ghiacciai del Karakorum risultano più influenzati dai venti occidentali in inverno, quindi in sintesi sono più stabili.

Al di là di fattori esterni gli studi hanno anche preso in considerazione fattori “interni” quali la copertura detritica, la presenza di laghi supraglaciali e le falesie di ghiaccio che possono svolgere ruoli importanti nell’elevazione un ghiacciaio. I detriti derivanti dall’erosione rocciosa, se abbastanza spessi, possono proteggere il ghiaccio dalle radiazioni solari. Al contrario uno strato detritico sottile, i laghi sopraglaciali e le falesie di ghiaccio aumentano il quantitativo di radiazioni assorbite dalla superficie facilitando lo scioglimento e dunque determinando una modifica in termini negativi dell’elevazione glaciale.

Su 113 siti investigati 32 sono risultati interessati dal fenomeno dell’isolamento detritico, in 16 ghiacciai sembra invece che siano i laghi sopraglaciali e le falesie ad incidere maggiormente sull’elevazione.

La regione del Karakorum è inoltre nota per un particolare fenomeno che è quello dei surge glaciali, eventi di breve durata (pochi giorni o mesi) in cui un ghiacciaio si muove ad una velocità significativa fino a 100 volte superiori a quella normale, avanzando notevolmente. In tali circostanze si possono verificare disastri in quanto il ghiaccio del bacino superiore che scivola all’interno di un ghiacciaio posto più in basso più causare una vera e propria esplosione dei laghi glaciali con conseguenti inondazioni che vanno ad influenzare il percorso dei fiumi che si dipartono dal ghiacciaio, mettendo anche a rischio le comunità. Il telerilevamento si è dimostrato utile anche nell’identificazione dei surge e ne sono stati mappati ben 29, 16 dei quali mai riportati in studi precedenti per i limiti tecnologici citati in precedenza.

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