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Una spedizione alla ricerca del suono perfetto sulle montagne

Manu Delago, classe 1984, compositore austriaco nonchè percussionista di Björk, ha inciso un album molto particolare, scalando letteralmente le vette oltre che le classifiche.

Parasol Peak (2018, One Little Indian Records) è stato infatti registrato nel Tirolo austriaco dove 8 musicisti-alpinisti, con violoncello, trombe, fisarmoniche e handpan in spalla, si sono spinti lungo pendii innevati per trovare il punto ideale di congiunzione tra uomo e natura, tra cielo e terra.

Cinque giorni di spedizione sulle Alpi durante i quali sono state effettuate registrazioni a cielo aperto, ad altitudini e in ambienti diversi, dai boschi alle sponde di un lago, durante un’arrampicata e infine in vetta. Al suono degli strumenti acustici tradizionali sono stati affiancati quelli degli strumenti tecnici dell’arrampicata e della natura.

Non sarà la politica a salvare l’ambiente, sarà la musica. Questo il principio alla base del progetto che ha portato alla produzione di 8 tracce e un docufilm realizzato dai registi Johannes Aitzetmüller e Jeb Hardwick, vincitore del Premio Montagnes du Monde per il migliore film straniero e del Premio del Pubblico alla rassegna dei film di montagna Cervino CineMountain.

Nel documentario viene raccontato il viaggio verticale dei musicisti alle prese con una salita non facile, con il fiato spezzato e le dita dolenti pur essendo esperti di trekking. Una fuga dalla città quella ideata e realizzata da Manu Delago che racconta di aver sentito la necessità di uscire dalle sue abitudini londinesi per vivere l’esperienza di un viaggio musicale complesso, in cui i membri della spedizione si sono supportati a vicenda come un vero gruppo.

Dopo tre giorni” – racconta – “eravamo tutti molto stanchi e abbiamo avuto bisogno di trovare le giuste motivazioni per proseguire il viaggio, il che vuol dire camminare e suonare nonostante il freddo, sempre tra lo 0 e i 5 gradi”.

Oggi so che il viaggio compiuto insieme per realizzare Parasol Peak rimarrà dentro ciascuno di noi, nel modo di suonare, quando torneremo in studio, saremo ciò che siamo, eppure sarà diverso”, prosegue Delago ricordando le tappe vissute insieme ai suoi compagni, a partire dai tre mesi impiegati per selezionare i luoghi da raggiungere, posti che sembravano “capaci di un suono perfetto”, un vero e proprio teatro all’aperto in cui far risuonare i propri strumenti. I suoni dell’ambiente sono entrati nell’album in un certo senso senza chiedere permesso.

“La Natura è dotata d’infinita bellezza, sta a noi proteggerla”, conclude il musicista sottolineando come l’obiettivo di questa avventura musicale fosse non solo realizzare il sogno di suonare ispirati ed immersi in un ambiente incontaminato ma anche quello di suggerire agli ascoltatori il senso del rispetto per la natura e la coscienza ambientale.

 

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