Cronaca

Abruzzo, tre orsi uccisi dall’incuria – di Stefano Ardito

Quanto costano trenta metri di recinzione a prova di orso? Quanto costa un “tappo” di cemento per chiudere definitivamente una vasca di 50 metri quadri o giù di lì?

La terribile notizia che arriva dalla Marsica, in Abruzzo, dove un’orsa e i suoi due cuccioli sono morti in una vecchia vasca per la raccolta dell’acqua, nella Zona di Protezione Esterna del Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, dimostra ancora una volta che in Italia si chiacchiera molto e si fa poco, quasi nulla. E’ stato un escursionista, giovedì, a trovare i tre animali annegati nella vasca sul piano carsico delle Fossette. Il personale del Parco e i Carabinieri forestali non hanno potuto fare altro che recuperare i corpi (c’è voluto un elicottero) e fare i rilievi del caso. 

Nella stessa vasca, qualche anno fa, erano stati trovati morti altri due orsi. Tre più due fa cinque, ovvero il 10% dei circa 50 orsi marsicani sopravvissuti. A rendere ancora più terribile la tragedia, è che poteva essere evitata facilmente.

Dopo il primo incidente il Parco, che nella Zona di Protezione esterna ha competenze limitate, ha intimato ai proprietari di recintare o chiudere la vasca. 

Questi signori, semplicemente, non lo hanno fatto. Lo stesso comportamento delle centinaia di nostri connazionali, nel Centro-Sud ma non solo, che ricevono ogni giorno un’intimazione a demolire un fabbricato abusivo o una sua parte (un balcone, una sopraelevazione, un pollaio) e semplicemente se ne fregano, o fanno ricorso in attesa del prossimo condono.

Di salvezza dell’orso si parla, e spesso con passione, da molti anni. Ma i funzionari, gli zoologi, gli esperti di vario tipo che lavorano per i Parchi, il Ministero dell’Ambiente, l’ex-Corpo Forestale dello Stato o le Regioni non riescono a prendere dei provvedimenti elementari. 

Non è colpa loro ma della burocrazia, dei Comuni che non hanno i fondi, dell’ANAS e delle autostrade che pensano a tutto tranne che alla tutela della fauna, dei tribunali e dei TAR che trasformano un’intimazione a demolire un fabbricato in un’odissea giudiziaria lunga decenni. 

Gli esempi, nei pressi della vasca della morte, sono molti. In vent’anni, nessuno ha limitato la velocità sulla “strada killer”, la statale Marsicana, tra Opi e Villetta Barrea, nel cuore del PNALM, dove vari orsi sono già stati ammazzati dalle auto. 

Le recinzioni scassate della A24 e della A25, che si chiama ironicamente Strada dei Parchi”, permettono ogni anno a orsi e cervi di finire sulla carreggiata e morire, a volte uccidendo anche automobilisti di passaggio. 

Sulla strada delle Cinque Miglia, traversata dagli orsi che vanno e vengono dalla Majella, non si sono messi degli autovelox, ma sono stati tagliati i pini per evitare danni agli umani che sfrecciano a velocità da autodromo.
Anni fa, i funzionari delle aree protette e delle Regioni si riunivano nel PATOM, il Patto Territoriale per l’Orso Marsicano. Forse sarebbe più onesto mantenere la sigla, e cambiare il nome in Patto Territoriale per gli Orsi Morti. 

Con il costo del volo dell’elicottero utilizzato per recuperare i tre cadaveri, si sarebbe potuto sigillare tranquillamente la vasca-killer. Non siamo capaci di tutelare un’animale straordinario, proprio no. L’Abruzzo e l’Italia non meritano la meraviglia degli orsi.

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7 Commenti

  1. Viene veramente da piangere!!! Si buttano via centinai di migliai di euro in cose futili, e non si e’ speso qualche decina di euro per evitare quella trappola mortale!!!

  2. Spero che i proprietari rifondano di tasca loro il danno arrecato non solo alla fauna selvatica ma anche alla proprietà dello stato (gli animali) e quindi anche di tutti noi contribuenti

  3. non e’ possibile, ma questo nuovo governo dove’? forse l’unica persona che puo fare emergere il fatto e’ l’inviato di striscia la notizia Sig Stoppa ….

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