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Il Nord-Est torna alla normalità. Tanti i danni, ma è tempo di ricominciare

“Dell’emergenza, che adesso non si può più definire tale, in Friuli Venezia Giulia siamo riusciti a coprire le situazioni più critiche” ci spiega Daniele Mozzi, segretario del Soccorso Alpino Friulano. “Adesso bisogna gestire il problema urbano perché ancora molti comuni sono allacciati ai gruppi elettrogeni dato che molte linee di media tensione sono state compromesse dal crollo dei tralicci”. In Veneto la situazione, come ci spiega il delegato del Soccorso Alpino Dolomiti Bellunesi Alex Barattin, è similare. “Nella giornata di lunedì (29 ottobre, nda) la perturbazione si è intensificata con forti piogge e venti anomali che hanno raggiunto punte di oltre 200 chilometri orari”. Forti correnti di cui si è già molto parlato che hanno causato, oltre alla caduta degli alberi, anche il cedimento di molti tralicci e dei tetti delle abitazioni.

“In questa situazione ambientale e di emergenza anche le comunicazioni sono completamente saltate per vari motivi tra cui tralicci crollati, parabole spostate e mancanza di energia elettrica” una situazione “veramente drammatica. Nel primo giorno anche le strade erano impraticabili. Oggi invece si cerca di tornare alla normalità. “Qui in Friuli siamo riusciti a ripristinare la viabilità, con l’eccezione di qualche tratto ancora chiuso o aperto al traffico alternato” spiega Mozzi. “Con il ritorno alla normalità si sta delineando il panorama dei danni, che sono veramente tanti” afferma Barattin. “I problemi maggiori riguardano la sistemazione delle scarpate a bordo strada a causa del rischio di frana o cedimento di piccoli massi e poi tutte le strade ancora chiuse a causa di importanti cedimenti strutturali”.

Meglio non chiedere invece la situazione delle strade forestali che si presentano al momento quasi tutte impraticabili, tranne che per rare eccezioni nei luoghi in cui sono stati necessari sgomberi e ripristini d’emergenza. Stessa cosa vale per i sentieri di montagna. “In questo momento è certamente meglio evitare escursioni nell’area friulana interessata dagli eventi meteorologici. La rete sentieristica è stata fortemente compromessa dalla caduta di alberi e da piccole frane. È una situazione a macchia di leopardo. A queste dichiarazioni fa eco il delegato veneto spiegando che “chi volesse frequentare le nostre montagne in questo periodo rischia di trovarsi di fronte a una situazione di grave pericolo. Consiglio quindi a tutti, prima di muoversi, di contattare il Soccorso Alpino, il CAI o le Guide Alpine per chiedere informazioni riguardo la percorribilità dei tracciati”.

Questo però non è il tempo di piangersi addosso, è il tempo ricominciare e a dircelo è Giorgio Gajer, presidente Soccorso Alpino Alto Adige. “C’è stato un vento anomalo, nessuno era preparato per un evento del genere: ha piegato gli alberi come fiammiferi, intere foreste. Nonostante questo però la gente vuole rimanere. I proprietari dei boschi si sono già messi all’opera per fare qualcosa, per ricominciare. Certo, non possono portare via tutto quel legno in poco tempo ma si sta ricominciando. Stiamo anche già lavorando per la stagione invernale, per accogliere i turisti della neve”. Molte persone, spiega Gajer, hanno perso tutto “ma l’amore per la propria terra è grande”.

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