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Un pennacchio bianco sul vulcano marziano Arsia Mons

Un monte alto 25 chilometri, con un’estensione di 600 chilometri ed un nome altisonante: Olympus Mons. Stiamo parlando del campione in altezza del sistema solare, un vulcano colossale che si erge dalla superficie di Marte. Dimensioni che paragonate alle vette himalayane fanno rabbrividire. L’Olympus non è il solo gigante del Pianeta rosso, numerosi sono infatti i vulcani dalle altezze inimmaginabili che solcano la sua superficie, tra cui l’Arsia Mons che raggiunge i 19 km di altezza e 470 km di diametro e negli scorsi giorni è balzato agli onori della cronaca per aver manifestato un fenomeno particolare.

Lo scorso 13 settembre un pennacchio bianco con una estensione di 1500 chilometri in direzione ovest, parallelamente all’equatore proprio in prossimità del vulcano, è stato fotografato dalla sonda dell’ESA Mars Express​ Immagine di Mars Express (Agenzia Spaziale Europea).

Fumo derivante da un’eruzione?  Un’ipotesi che se verificata risulterebbe straordinaria, considerando che il vulcano è considerato dormiente da almeno 50 milioni di anni. Gli scienziati smentiscono, il gigante dorme ancora.  Nel corso di un’eruzione si ha infatti un incremento nell’atmosfera delle quantità di metano, di biossido di zolfo e di altri gas “vulcanici”, alterazioni che senza ombra di dubbio sarebbero state rilevate dai potenti strumenti in orbita che controllano dall’alto il Pianeta. Con elevata probabilità si tratta di una nube di cristalli di ghiaccio, un fenomeno di condensazione generatosi all’interno dell’atmosfera marziana dovuto all’orografia dell’area occupata dall’Arsia Mons.

Simili dinamiche avvengono anche nella nostra atmosfera e sono alla base della formazione dei simpatici pennacchi che caratterizzano le alte vette della Terra. Si tratta semplicemente di nubi che si formano quando aria ricca di vapore acqueo viene spinta in alto, lungo i fianchi di una montagna. Ad alta quota, la temperatura più bassa porta una frazione del vapore a condensarsi formando nubi di cristalli di ghiaccio.

L’atmosfera di Marte è ovviamente diversa da quella terrestre, molto meno densa, ma obbedisce alle stesse regole. E non è neanche la prima volta che lo stesso Arsia Mons mostra agli occhi dei terrestri il suo pennacchio. Nel 2015 infatti il satellite MOM aveva immortalato in un’immagine uno sbuffo di vapore molto più sfumato e meno dettagliato di quello osservato il mese scorso, classificato come formazione nuvolosa orografica senza maggiori approfondimenti.

Secondo gli esperti di analisi di immagini marziane non ci troviamo affatto di fronte ad un fenomeno unico in quanto la presenza di nubi sul fianco ovest del vulcano pare sia la norma, piuttosto che l’eccezione e formazioni simili sono state osservate più volte in passato da Mars Express e altre missioni nel 2009, 2012 e 2015.

Le immagini raccolte dalla sonda mostrano come l’aspetto del pennacchio vari anche durante la giornata marziana, crescendo in lunghezza durante la mattinata al punto da raggiungere dimensioni così elevate da renderlo visibile anche ai telescopi sulla Terra.

Bisogna sottolineare che la formazione di nubi di ghiaccio di questo genere dipende in maniera sensibile dalla quantità di polvere presente nell’atmosfera, dunque è altamente probabile che la grande tempesta di sabbia che ha colpito l’intero Pianeta tra giugno e luglio abbia influenzato il suo sviluppo.

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