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Sponge Mountain, una montagna-spugna al centro di Torino

Una montagna al centro di Torino? Non è fantascienza, è la Sponge Mountain. Una montagna alta 90 metri con la funzione di spugna, ideata per assorbire l’anidride carbonica che inquina l’aria della città.

Una proposta singolare nata dalla fantasia e dall’intuito dell’architetto Angelo Renna, italiano con base ad Amsterdam, collaboratore nel corso della sua carriera anche di Stefano Boeri e vincitore di numerosi premi europei tra cui il NIB Prize, riconoscimento concesso ai migliori dieci architetti italiani under 36 per l’architettura del paesaggio. Un sistema architettonicamente poco impattante in grado di assimilare passivamente le emissioni derivanti dalle industrie e dal traffico cittadino e bloccarle nel terreno in modo che non contribuiscano più al cambiamento climatico. Come una vera montagna, la Sponge Mountain è immaginata come un’area verde della città per la gioia dei torinesi, con pareti ricoperte di alberi e tanti percorsi dalla base alla vetta.

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Foto Angelo Renna

Torino è al momento una delle città più inquinate in Europa con una concentrazione di particolato, secondo un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità, pari a 39 microgrammi per metro cubo. Una situazione resa ancor più complessa dal fatto che la città si trovi nella valle del Po, fattore che determina un vero e proprio intrappolamento dell’inquinamento sopra la città.

Il progetto di Renna nasce in collaborazione con Success, un progetto multidisciplinare finanziato dal Consiglio di Ricerca di Ingegneria e Scienza Fisica del Regno Unito (EPSRC) finalizzato a valutare il potenziale utilizzo del suolo per la cattura del carbonio nell’ottica di proporre una progettazione urbana innovativa che sia in grado di fornire servizi a difesa e sostegno della biodiversità.

La struttura verrebbe costruita utilizzando dei materiali di scarto, nello specifico il terreno che recuperato dalla costruzione di un tunnel ferroviario dell’alta velocità lungo 170 miglia tra le città di Torino e Lione, in Francia. Un progetto da cui si stima una rimozione di almeno sei milioni di tonnellate di suolo che, secondo ricerche svolte nell’ambito del progetto Success, risulterebbe essere caratterizzato da una notevole capacità di imprigionare l’anidride carbonica.

Le Nazioni Unite hanno fissato un termine di 12 anni per consentire ai vari Paesi membri di trovare soluzioni contro il cambiamento climatico, per evitare un disastro globale. È in questo scenario catastrofico che vanno ad inserirsi progetti fantasiosi se non fantascientifici  come quello della Sponge Mountain, che è solo una delle soluzioni elaborate nel campo della geoingegneria per arginare i problemi più gravi di questo periodo storico definito antropocene, un’era in cui gli umani hanno il maggiore impatto sull’ambiente e il clima del pianeta.

Alcuni esempi di soluzioni geoingegneristiche sono rappresentati da sistemi di pompaggio dei gas nella stratosfera per mimare l’effetto refrigerante di un’eruzione vulcanica così come percorsi e strade dipinte di colore bianco per riflettere maggiormente la luce solare.

Scienziati e designer uniscono dunque le loro forze per fare squadra contro un nemico sottovalutato per troppo tempo, dovremmo forse iniziare a considerarli veri eroi del nostro tempo.

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Un commento

  1. In effetti un vasto prato di erbe adatte alla zona , non eccessivamente concimato e rasato in modo maniacale, svolge la sua funzione clorofilliana e non da’problemi come piante d’alto fusto che con le foglie intasano i tombini e poi…alla lunga, se trascurate, crollano sulle auto e sui cittadini.

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