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Impianti chiusi sull’Alpe del Nevegal, stagione invernale vittima dei conflitti economici

La situazione sulla terrazza dolomitica dell’Alpe del Nevegal, rinomata stazione turistica estiva e invernale in provincia di Belluno, è giunta all’esasperazione: quest’inverno, a meno di improvvisi cambi di direzione, gli impianti rimarranno chiusi. La decisione è il risultato di una lunga disputa che prosegue ormai da diverse stagioni e che ha portato i rappresentanti delle strutture dell’Alpe a prendere l’unico provvedimento possibile.

Goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’incontro di mercoledì nella sede della Pro loco Castionese, in cui la società che ha in mano la gestione degli impianti e i rappresentati del Comune di Belluno avrebbero dovuto fare il punto della situazione. Né il sindaco Jacopo Massaro, né i rappresentanti della sua giunta si sono però presentati all’appuntamento.

Oltre cinquanta tra operatori, titolari di attività del Castionese e cittadini erano presenti alla riunione. Le richieste per il comune, che ormai vengono respinte da diverse stagioni, sono un contributo per le spese di innevamento artificiale delle piste, 100.000 euro per questo inverno, e un impegno formale ad appoggiare il piano di investimenti della società. Anche le attività accessorie o indipendenti dagli impianti sciistici basano i loro introiti sull’afflusso di turisti durante la stagione invernale. Scuole di sci, B&B e altre strutture rischiano il fallimento con una completa chiusura stagionale.

La situazione prosegue ormai da tempo, con le perdite della stagione 2017 che sia aggirano tra i 100 e i 150 mila euro. I membri della società hanno più volte provveduto di tasca propria a far quadrare i conti, ma la situazione continua a riproporsi e gli aiuti economici promessi a più riprese dal comune non arrivano. Quest’anno quindi la chiusura sembra inevitabile.

L’unica altra scelta possibile è cedere la società. Come ha sottolineato il presidente Maurizio Curti in occasione della riunione, l’interesse è quello di non far fermare l’attività per non danneggiare ulteriormente la zona, quindi la proposta è quella di regalare la società stessa, a patto che chi se ne prende carico fornisca la garanzia scritta che opererà per almeno due anni. “Noi sul Colle abbiamo investito tempo, responsabilità, soldi – ha detto Curti ai presenti – 650 mila euro. Ora i soci non sono più disposti a farlo.  Noi non siamo investitori, siamo partiti per un’operazione di salvataggio ma se non si raggiunge il pareggio di bilancio una società non può andare avanti“.

Un ultimatum è stato fissato per il 30 settembre, data oltre la quale non sarà più possibile programmare la stagione invernale. Se nei prossimi giorni il comune o qualche investitore esterno non dovesse farsi avanti, il futuro dell’Alpe del Nevegal sembra destinato a giorni di chiusura.

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