OutdoorTrail running

Francesca Canepa, l’Ultra donna si racconta

Francesca Canepa, classe 1971, ha da poco vinto l’UTMB con un tempo di 26h03’48’’ diventando la prima italiana a portarsi a casa il tour del Monte Bianco. Il curriculum della Canepa non si esaurisce però qui, questa è solo l’ultima della sue vittorie in carriera. Il suo palmares è infatti ricco di medaglie e gare prestigiose come due Tor des Géants, una Hong Kong 100, l’Eiger Ultra Trail, la Transgrancanaria, il Cappadocia Ultra Trail e con questi molti altri circuiti portati a termine nelle prime posizione di gara.

Un fisico e una concentrazione impressionante per la quarantasettenne Francesca che alla corsa si è avvicinata solo sette anni fa.

 

Francesca, cosa ti ha portata verso questa disciplina?

Prevalentemente il caso. Avevo sperimentato una gara di sci di fondo senza però essere una fondista, volevo vedere cosa prova il corpo a fare certe distanze. Provando mi sono trovata bene e ho partecipato a una gara che ho completato molto bene. Per questo poi ho deciso di prendere lezioni per cimentarmi in questo sport.

Durante gli allenamenti per il fondo è stato poi il maestro a suggerirmi la corsa. Subito ho desistito perché la pratica non mi ha mai interessata più di tanto, mi annoiava e non volevo. In maggio ho però accettato di fare una lezione di corsa a cui ha fatto seguito una gara, una 26 chilometri che ho completato senza sapere nulla sull’allenamento, sulla strategia. Non sapevo nulla sulla corsa. La settimana dopo ho così scelto di sperimentare la maratona di Ginevra che ho corso senza alcun tipo di preparazione. Avevo solo letto molta teoria, ma non avevo un’apposita preparazione per 42 chilometri di corsa. Nonostante questo però ho completato la gara in 3 ore e 29 minuti.

Si può dire che hai un talento naturale per la corsa…

Si, per questo dopo le delusioni avute nello snowboard, disciplina con cui (sulla carta) avrei dovuto partecipare a due Olimpiadi, ho poi deciso di lasciarlo per dedicarmi alla corsa.

All’inizio non mi piaceva più di tanto, andavo perché mi risultava facile correre. Nel 2011 è poi esplosa la vera scintilla grazie a un’amica che mi ha iscritta a tutte le gare fino ai 100 chilometri. Quando ho iniziato a  cimentarmi su queste distanze ho iniziato a trovare la disciplina più interessante perché più andavo avanti più tutto diventava facile. Sempre in quest’anno ho avuto il primo colpo internazionale e poi nel 2012 sono arrivata seconda all’UTMB e poi ci sono state le due vittorie al Tor.

Cosa ti affascina della corsa?

Il fatto che ogni ultra è diversa dall’altra, che ognuna ha le sue difficoltà e complicazioni. Mi piace molto questo aspetto perché considero la corsa come un laboratorio naturale, en plein air. Mi affascina molto, da psicologa sperimentale, osservare causa ed effetto di ogni cosa. Studiare le variabili che incidono o non incidono sul risultato finale. Si potrebbe dire che questa è anche un po’ la mia motivazione.

Da piccola sognavi però di danzare alla Scala di Milano?

Si perché abitavo a Milano, in Corso Venezia, e avevo fatto una scuola che preparava alla Scala. Poi, quando mia madre si è trasferita a Courmayeur la cosa si è persa.

In tutti gli sport a cui ti sei dedicata sei sempre riuscita con ottimi risultati…

Diciamo che ho sempre scelto i campi dove pensavo di poter riuscire meglio. Per mia natura non amo sprecare tempo ed energia quindi, quando mi avvicino a qualcosa perché sento nel corpo la voglia di farla, se la cosa funziona cerco di metterci impegno. Cerco sempre di ispirarmi a personaggi meritevoli.

Ad esempio?

Deborah Compagnoni era la mia ispirazione nel periodo in cui facevo snowboard e con lei anche Stefania Belmondo. Della Belmondo ricordo come fosse ieri il momento in cui ha rotto il bastoncino a Salt Lake City, una cosa fuori dal mondo.

Ho cercato di prendere il meglio da tutti quelli che mi ispiravano.

Oltre ad essere un’atleta sei anche una mamma, come concili le due cose?

Avendo due bambini ho alcuni vincoli in più. Per me adesso è tutto un po’ più complicato da gestire, soprattutto quando mi arrivano inviti a gare e manifestazioni. Eventi a cui parteciperei molto volentieri, ma ovviamente so che i miei ragazzi hanno necessità di avermi al loro fianco.

Con gli allenamenti però non ho problemi, sia perché io mi alleno poco, sia perché li sto crescendo in modo da renderli molto autonomi.

Continuerai a correre?

Essendo un’atleta dalla nascita non vedo cos’altro potrei fare (ride). Io mi esprimo bene attraverso lo sport e se posso ispirare qualcuno attraverso questa pratica non posso che essere felice.

Ovviamente continuerò a correre, prima di andarmene vorrei provare a vincere la maratona di New York nella categoria woman 70.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close