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Il pasticcio delle ferrate del Gran Sasso – di Stefano Ardito

Sulle ferrate e i sentieri attrezzati del Gran Sasso, da poco sistemati con fondi pubblici, la situazione resta paradossale. I nuovi percorsi, sistemati (o ricostruiti ex-novo) nel 2017, sono spettacolari e sicuri, e vengono presi d’assalto da escursionisti e alpinisti. 

In mancanza di un collaudo ufficiale, però, sono teoricamente inagibili. Né la Regione Abruzzo, che ha convogliato sul progetto un milione e mezzo di euro di fondi europei, né il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che è responsabile della sua gestione, hanno finora preso una posizione pubblica. 

Ricapitoliamo la questione. Tra luglio e settembre 2017, un team di tecnici e guide alpine ha sistemato le vie ferrate del Gran Sasso. Tre percorsi (la Ventricini del Corno Piccolo, la ferrata del bivacco Bafile e la Ricci della Vetta Orientale) erano in condizioni discrete, uno (la Danesi del Corno Piccolo) era stata danneggiata da frane, in parte causate dal terremoto del 2016. 

La ferrata Brizio, tra la Sella dei Due Corni e la Sella del Brecciaio, era crollata ed è stata ricostruita da zero. La via normale della Vetta Orientale, dove le vecchie corde fisse erano state tolte per un intervento sbagliato del Parco, è stata riattrezzata su un itinerario diverso. 

I lavori, per quanto abbiamo verificato di persona, sono stati fatti a regola d’arte. Nello scorso inverno, il peso della neve ha spostato una scala della Brizio e un piolo del sentiero del Bafile. Ma sono danni normali per manufatti a 2500 metri di quota, che hanno bisogno di controlli e manutenzione ogni anno. 

Resta ancora da intervenire sul Sentiero del Centenario, tra Vado di Corno e il Monte Camicia. In questo percorso, sulle Torri di Casanova, le corde disancorate e le scale traballanti creano un pericolo serio. Era un intervento da fare subito, e invece lo si attende ancora. Peccato. 

Nell’estate 2017, la notizia delle nuove ferrate si è diffusa rapidamente. L’afflusso di escursionisti sulla Ricci, sul Ventricini, sulla Danesi e verso il Bafile è stato fortissimo. Anche la Brizio, nonostante una scala verticale e faticosa, è stata presa d’assalto. 

Dall’inizio, il consorzio che ha eseguito i lavori ha fatto notare che le opere non erano state collaudate, e che quindi l’accesso non era consentito. Ma all’inizio dei sentieri e nei rifugi, nessun cartello informa della situazione gli escursionisti. Quest’anno, incredibilmente, la situazione è rimasta la stessa. E questo crea seri problemi. 

Mentre gli escursionisti “privati” affollano le ferrate, le sezioni del CAI non le inseriscono nei programmi per evitare responsabilità in caso di incidenti. Anche le guide alpine preferiscono evitarle. 

Chiudere il sentiero Ventricini, però, significa vietare l’arrampicata sulle Spalle del Corno Piccolo. Vietare il sentiero del Bafile significa chiudere le pareti della Vetta Occidentale e del Torrione Cambi. 

Nelle scorse settimane, dopo gli interventi di chi scrive sulle pagine abruzzesi del Messaggero, sui social e sui blog la discussione è stata accesa. Qualche addetto ai lavori ha parlato di collaudi già fatti ma non certificati dalle carte, altri di collaudi che dovrebbero arrivare in pochi giorni. 

Si sa che nei giorni scorsi dei tecnici siano saliti in elicottero a verificare gli infissi. Nessuno ha preso in considerazione l’ipotesi che i collaudi, come avviene nella Provincia autonoma di Trento, su una ferrata non siano in realtà obbligatori.   

Il progetto promosso dalla Regione e realizzato dal Parco prevede anche il rifacimento della segnaletica (e in qualche tratto del piano di calpestìo) dei sentieri, e l’adeguamento dei rifugi. 

Il rifugio Duca degli Abruzzi, 28.7.2018

Sui sentieri, dopo i lavori del 2017, i cantieri sembrano fermi. Intere zone del Gran Sasso e della Laga sono ancora prive di segnavia e di cartelli. Alla fine del 2018, termine di legge per la conclusione dei lavori, la segnaletica potrebbe non essere stata rifatta. 

E’ complicata anche la situazione dei rifugi. A giugno avrebbero dovuto essere realizzati adeguamenti igienici e di sicurezza al Duca degli Abruzzi e al Franchetti, entrambi di proprietà della Sezione di Roma del CAI. 

Nel secondo rifugio, a causa dei ritardi della ditta incaricata, il cantiere è slittato a settembre. Al Duca i lavori sono stati accompagnati da discussioni tra l’impresa, i gestori e la Sezione proprietaria. Chi arriva in questi giorni al rifugio si trovano davanti a un cantiere non recintato, e a un avvallamento pieno di scarti di lavorazione e rifiuti. 

Siamo certi che, alla fine, tutto verrà messo a posto. Ma quando? Nelle settimane più affollate dell’estate, quando sul Gran Sasso arrivano turisti, camminatori e alpinisti dal resto d’Italia e dall’estero, questa incuria è un pessimo biglietto da visita per l’Abruzzo.  

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3 Commenti

  1. Quanti collaudi occorrerebbero? uno annuale a partire da una data prefissata?Se dopo il collaudo con tanto di certificato e timbri consegnato in protocollo Comunale, il cavo si trancia per temporale o frana successiva, con chi occorre pigliarsela? Se possibile si prenda esempio da Trentino, altrimenti si tolgono i primi metri e poi ognuno si arrangia senza recriminare..
    Ma diranno che il Trentino ha troppi fondi, mentre le altre regioni sono cenerentole.Allora si prenda la responsabilita’ il privato, associazione o rifugista che per primo ha costruito la ferrata…e paghi una guida Alpina abilitata a certificare.
    Dopo una brutta esperienza ho sempre portato una corda, un martello e qualche chiodo e cordini…per superare tratti rimasti col cavo tranciato o sepolto sotto ghiaccio, …costruito un byopass per il mio gruppo e all’ccorrenza altri nelle vicinanze, poi, ritirata lac orda ed il resto, comunicato al rifugio in basso.

  2. Le ferrate risistemate lo scorso anno sono state collaudate, il collaudatore ha rimesso gli atti del collaudo con lettera del 15 luglio scorso all’Ente Parco.

  3. Collaudare un’opera significa verificarne la corrispondenza ad una certa Legge. Dato che non esiste una Legge su come vadano realizzate le ferrate, il collaudo non ha senso. Infatti il CAI Centrale, per attivare l’assicurazione, richiede un verbale di avvenuta manutenzione.

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