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Prati di Tivo: sì o no agli O’Bellx? – di Stefano Ardito

Non c’è pace per i Prati di Tivo. Nella stazione ai piedi del versante teramano del Gran Sasso mancano ancora certezze sull’apertura estiva della cabinovia dell’Arapietra. L’impianto, che avrebbe dovuto entrare in funzione a inizio giugno, potrebbe aprire nei primi giorni di luglio.

In compenso, divampano già le polemiche sulla prossima stagione invernale, e sui sistemi da installare per proteggere le piste, il piazzale e gli alberghi dalle valanghe che si staccano dal versante settentrionale del Corno Piccolo. Un pericolo evidente se si guarda alla conformazione del sito, dove dei pendii via via più ripidi salgono dai 1465 metri del piazzale fino ai 2655 della vetta. 

I primi impianti dei Prati risalgono agli anni Sessanta. Più volte (l’ultima nel gennaio 2017) grandi masse di neve sono cadute fino agli edifici e alle strade. Nel 2009, accanto alla nuova cabinovia, sono stati installati due Gasex, in grado di staccare la neve con esplosioni di gas. Il 20 dicembre del 2017, una determina dirigenziale della Provincia di Teramo, finanziata dalla Regione Abruzzo, ha stanziato i fondi per “completamento e ammodernamento” dei Prati. Di questi, 1.561.600 euro sono destinati all’acquisto e all’installazione di 12 capsule O’Bellx, e altri 386.343 a interventi di altro tipo. A progettare gli interventi la società Alte Vie srl de L’Aquila.

Il 23 aprile, gli interventi sono stati approvati dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. La delibera parla di “assenza di impatti significativi”, ma sarebbe stato più onesto parlare di “impatti esistenti ma necessari”. L’unica prescrizione è di dipingere di verde e grigio le capsule. 

Un O’bellx sulle Alpi francesi

Gli O’Bellx, realizzati in Francia dalla TAS, sono capsule di 2,50 metri di altezza e 1,80 di larghezza alla base, in grado di provocare il distacco della neve con esplosioni di ossigeno e idrogeno. Vengono installati dall’elicottero all’inizio della stagione invernale, e smontati alla fine. In estate, restano solo le basi in acciaio e cemento. In Italia, funzionano ad Arabba e ad Alba di Canazei. 

A scagliarsi contro il progetto, il 21 maggio, è Pasquale Iannetti, guida alpina di Teramo e grande conoscitore del Gran Sasso. Con interviste ai media locali, e una petizione alla Regione Abruzzo e al Ministero dell’Ambiente, si scaglia contro l’incapacità gestionale della Gran Sasso Teramano, la società della Provincia che si occupa degli impianti, e cita un lungo elenco di errori e di sprechi. Iannetti parla di “distruzione della parete Nord del Corno Piccolo”, e di un progetto sbagliato. “Il distacco causato dagli O’Bellx, che verranno piazzati a 2000 metri, potrebbe causare la caduta della neve che riveste la sovrastante parete del Corno Piccolo, con effetti catastrofici”. 

Dare il via alle esplosioni sarà un intervento di protezione civile, che dovrà essere deciso dal Prefetto, dopo lo sgombero di edifici e strade” spiega Pasquale Iannetti. Non manca la richiesta al Ministro dell’Ambiente di rimuovere Tommaso Navarra, il Presidente del Parco. 

Le risposte hanno un tono ben diverso. “Gli O’Bellx sono mezzi all’avanguardia, che consentono di scaricare la neve prima che si formino accumuli importanti” spiega l’ingegner Marco Cordeschi, direttore di Alte Vie srl e degli impianti di risalita di Campo Imperatore e Roccaraso. E’ una tecnologia che già c’è sulla Mamolada, l’utilizzo di ossigeno e idrogeno permette di evitare l’inquinamento degli esplosivi tradizionali. E’ una scelta logica, moderna, funzionale. Non capisco il perché di una opposizione così dura”. 

Sistemazione di una capsula O’bellx – rendering TAS

Gli O’Bellx hanno due vantaggi rispetto ai Daisybell e ad altri sistemi mobili” aggiunge Marco Jovenitti, guida alpina, ingegnere ed esponente della società Abruzzo Mountain Guides. “Possono essere attivati anche quando l’elicottero non può volare. Per questo, in caso di nevicate importanti, consentono di intervenire entro tre ore, evitando accumuli eccesivi”. 

Il sistema O’Bellx”, prosegue Jovenitti, “ha un impatto ambientale limitato e può essere azionato a distanza, senza rischi per il personale. Se si vuole davvero lo sviluppo dei Prati di Tivo, è l’unica soluzione possibile”. 

La risposta di Pasquale Iannetti, ancora una volta, cita il passato e gli aspetti economici dell’intervento. “Il progetto costa troppo, ha un impatto ambientale eccessivo, rischia di fare la fine delle macchine per l’innevamento artificiale, acquistate e poi abbandonate”. La cabinovia inaugurata nel 2009, con una portata di 2600 persone/ora, è sovradimensionata e non potrà mai essere gestita senza perdite” prosegue la guida Iannetti. “Il rischio è di installare gli O’Bellx, e di trovarci a dicembre con una stazione chiusa per la mancanza di un gestore”.    

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2 Commenti

  1. Soluzione all’impatto visivo.Cosi’ come sono , spiccano chiaramente come marchingegno tecnologico.Si potrebbero camuffare da macigno o pianta di montagna , in modo da non pregiudicarne il funzionamento.
    In certe localita’ di mare ci sono palme cui nessuno fa caso , ed invece sono ripetitori per la telefonia mobile.Anche certe stazioni funivia, con colori , teli e sagoma spezzata , si inserirebbero meglio nel contesto..invece spiccano per le linee verticali ed orizzontali ed il riflesso di lamiere di alluminio…sembrano capannoni industriali ,.

  2. Provate a immaginare una bella linea di 12 siluri alti 7 metri sotto la nord della Cima Grande di Lavaredo… fate mente locale e poi ditemi se impatta o no.

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