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Dalle Dolomiti il fossile che sposta indietro di 75 milioni di anni l’origine di molte specie

È opera di un piccolo rettile, la Megachirella wachtleri, i cui resti fossilizzati sono stati ritrovati quasi 20 anni fa sulle Dolomiti. Dopo il rinvenimento, il fossile è stato conservato intatto fino a oggi, rimanendo però un mistero irrisolto a causa dell’inadeguatezza delle apparecchiature tecnologiche di analisi a disposizione.

Il mistero del prezioso reperto è stato però svelato negli ultimi anni grazie alle innovazioni tecnologiche nel campo dell’analisi 3D e quelle teoriche nella ricostruzione delle parentele evolutive. Alla nuova ricerca sul fossile hanno preso parte diversi enti internazionali, tra cui il Muse, il Museo delle Scienze di Trento, il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam di Trieste e i centri di ricerca Fermi di Roma ed Elettra Sincrotrone di Trieste. I risultati della ricerca sono stati poi pubblicati nella rinomata rivista Nature, sulla cui copertina compare la ricostruzione grafica dell’esemplare realizzata dal pluripremiato paleoartista milanese Davide Bonadonna.

Fauna, ricerca scientifica, Megachirella wachtleri
Il fossile di Megachirella wachtleri, © Muse

La nuova ricerca ha appurato che il piccolo rettile sarebbe vissuto circa 240 milioni di anni fa nel territorio delle attuali Dolomiti. Questo fa della Megachirella lo squamato più antico conosciuto, spostando indietro sulla linea del tempo di 75 milioni di anni il periodo della comparsa dei rettili sulla Terra. Questo consente di ricavare nuove informazioni sull’evoluzione di lucertole e serpenti moderni, portando un sostanzioso contributo all’erpetologia moderna.

L’innovativa tecnica di ricostruzione 3D utilizzata ha permesso ai ricercatori di ricreare la struttura fisica dell’animale, verificando i punti che lo accomunano alle derivate specie odierne. La procedura sfrutta le più moderne tecniche di analisi e ha consentito la generazione di un modello 3D virtuale con una precisione al micrometro rispetto al campione di partenza. Anche il DNA dell’animale è stato ricostruito e analizzato partendo dai resti rinvenuti, confermando i dati ottenuti dall’analisi del reperto.

Fauna, ricerca scientifica, Megachirella wachtleri
La copertina completa di Nature dedicata alla nuova specie, © Nature

L’autore della ricerca Tiago Simões, dell’Università di Alberta (Canada), ha commentato in questo modo i sorprendenti risultati della ricerca: “L’esemplare è 75 milioni di anni più vecchio di quelle che pensavamo fossero le più antiche lucertole fossili al mondo e fornisce informazioni preziose per comprendere l’evoluzione di tutti gli squamati, viventi ed estinti”. L’origine del gruppo animale degli squamati, a cui appartengono lucertole e serpenti, sarebbe quindi da far risalire a circa 250 milioni di anni fa. Questa nuova informazione va a modificare diverse certezze in materia fino ad oggi ritenute conclamate.

Anche Massimo Bernardi, paleontologo del Muse di Trento che ha avuto la fortuna di partecipare alle analisi del reperto, ha commentato il successo della ricerca: “Questo piccolo rettile, che credo possa a buon titolo essere considerato tra i più importanti resti fossili mai rinvenuti nel nostro Paese, sarà da oggi un riferimento per i paleontologi e per tutti coloro i quali studieranno o racconteranno l’evoluzione dei rettili. Megachirella è una sorta di Stele di Rosetta, una chiave per la comprensione di una vicenda evolutiva che ha condizionato per sempre la storia della vita su questo pianeta”.

Le specie appartenenti agli squamati sono oggi circa 10.000, quasi il doppio di quelle dei mammiferi. La ricerca ha quindi contribuito a far luce sull’origine di questa categoria animale così diffusa, fino ad oggi rimasta per lo più ignota.

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