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Edmond Joyeusaz: ho sciato il Cervino per il piacere di farlo

Guida alpina dal 1986 è maestro di sci ed ex nazionale. “L’ultimo anno in azzurro è stato l’85, ero il più vecchio mentre il più giovane Alberto Tomba” commenta il valdostano Edmond Joyeusaz che lo scorso 25 maggio si è reso protagonista di una spettacolare discesa con gli sci dalla vetta del Cervino.

Partito dalla cima svizzera ha sciato la parete Nord fin dove possibile, prima di vedersi costretto a causa dell’eccessiva verticalità a ritornare verso la spalla e proseguire la discesa lungo la parete Est.

Abbiamo dato qualche giorno al valdostano per potersi riposare quindi ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda.

Come mai hai deciso di cimentarti sul Cervino?

È una discesa che oggigiorno fanno in molti lungo la Est, ma tutti dalla spalla in giù. Ricordo addirittura un Marco Barmasse che ha piazzato pali da slalom sulla Est e che in Rai commentava dicendo: devo stare attento a non inforcare.

Quello che mancava a questa discesa era il pezzo che dalla cima arrivava alla spalla perché in quel tratto è necessario scendere lungo la nord.

Io ho deciso allora di inforcare gli sci in vetta e sciare finché si poteva. Sono andato veramente fin dov’era possibile, poi diventava troppo ripido. Superava gli 85 gradi, pendenze a cui non si trova nemmeno la neve.

Fatta questo tratto sono tornato sulla Hörnli con due doppie e da li ho proseguito lungo la Est.

Polvere?

In alto c’era parecchia neve, molto bella e polverosa con una leggera crosta. Una neve che raramente ho trovato in queste discese di fine stagione. Spesso, in questo periodo, si trova una neve marcia a causa delle temperature. Devo dire di essere molto soddisfatto.

Solo nella parte bassa ho trovato poca neve tant’è che ho quasi distrutto gli sci sulle pietre.

Cercavi un primato?

Io ho una certa età. Non vado forte e non guardo l’orologio. Mi piace salire facendo foto e video. Li faccio per me, ma anche per condividerli.

Sappiamo che non sei nuovo a queste realizzazioni…

Esatto. Nel ’98 sono stato al K2 con altre sei guide valdostane, tra cui Marco Barmasse. L’obiettivo di quella spedizione era sciare la seconda montagna della terra. È stata una spedizione sfortunata: siamo stati 60 giorni al campo base, abbiamo avuto solo 4 giorni di sole. Nonostante questo però siamo saliti fino a 8000 metri dove, io e Marco, abbiamo messo gli sci ai piedi. Poi però li abbiamo tolti pochi metri dopo: c’era vento e sono caduto due volte.

Con Marco abbiamo poi sciato un po’ sulla via Kukuczka e poco altro. Marco però ha sciato lungo la via degli italiani da campo 2 al base senza mai togliere gli si. È riuscito bene ad aggirare il Camino Bill.

Invece sullo Shisha Pangma?

Sullo Shisha sono riuscito a fare la sciata integrale. Sono partito dalla cima centrale, la più alta.
Ero li con cliente e un’altra guida russa. Siamo arrivati in vetta quindi ho affidato il cliente al russo e io ho messo gli sci.

Un’ultima stupida domanda: perché continui a farlo a 60 anni?

Perché io scio tutto l’anno per i clienti e ogni tanto voglio fare qualcosa anche per me stesso, qualcosa che mi gratifichi.

Mi piace ricercare pareti interessanti, luoghi dove ci sia ancora qualcosa da fare.

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