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Podcast – Il business della montagna e la tragedia delle Alpi Svizzere su Radio24

È andato in onda su Radio24, nel programma Storiacce a cura di Raffaella Calandra, un approfondimento sul tema della montagna e del business che le ruota attorno, con alcune imprecisioni, partendo dai fatti della tragedia sulle Alpi svizzere raccontati dalla testimonianza del superstite Tommaso Piccioli.

La giornalista affronta poi il tema della rinuncia, anche grazie all’intervento dello scrittore premio Strega Paolo Cognetti; dell’aumento del turismo che non sempre è accompagnato da una cultura della montagna.

Si parla anche di guide alpine e CAI con Daniele Nardi e con il Presidente del Collegio Nazionale Guide Alpine Cesare Cesa Bianchi.

Interviene poi Reinhold Messner parlando, come già fatto sulla carta stampata, dell’incidente nel Vallese, ma anche dell’alpinismo di oggi, differente da quello suo o di Bonatti e Cassin.

Di seguito il podcast: 

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6 Commenti

  1. Intorno al minuto 20 si ascolta l’intervista al sopravvissuto. Da quello che dice sul comportamento e le valutazione della guida non so proprio come il collegio possa difendere il suo operato.

    1. E per fortuna che c era una guida e non un uscita Cai altrimenti le guide altro che difendere ma.giù di critiche e leggi x abolire le uscite Cai…

  2. Pero’ per diventare Guida alpina, bisogna presentare domanda con un allegato curriculum di imprese e scalate.Quel curriculum precedente che verra’ valutato con ammissione o esclusione dai corsi, chi lo costruisce? Gli amici o le Associazioni alpinistiche..oppure le stesse Guide ? Un Corso Cai parte dalla formazione basilare, poi il resto ce lo deve mettere l’aspirante guida e la Regione che istituisce i corsi annuali.Alcune regioni con qualche difficolta’, per cui a volte si rimanda a regioni vicine.
    Da sottoscrivere invece il micidiale mix tra prenotazione, tempo libero e quota pagata dal cliente e poi la sua pretesa di avere la prestazione a tutti i costi, in una accezione commerciale di contratto.
    Letto stamene che i comuni hanno ancora precluso le ferrate, in quanto prima bisogna ci sia la revisione delle Guide per controllarne l’integrità messa adura prova dalla stagione di nevicate abbondantied altrieventi idrogeologici e meccanici.

  3. Francamente qualcuno mi deve spiegare il senso degli interventi di Daniele Nardi e di Cesare Cesa Bianchi.

    Si parla di mancanza di un numero adeguato di Guide Alpine volto a soddisfare la domanda crescente di montagna (grazie anche all’attività divulgativa del CAI) e anzi, ci si auspica ad una regolamentazione delle figure intermedie per alcuni tipi di attività. Poi però si parla di abusivismo del ruolo, addirittura mascherato dall’associazionismo sportivo (quindi anche il CAI?) e di norme inadeguate.
    Visto che l’incidente in questione ha visto coinvolta una Guida Professionista su un percorso non di medio livello, mi sembra del tutto fuori luogo indirizzare la discussione sui temi trattati per i primi 16 minuti, intervento di Messner incluso che serviva ad introdurre il tema dell’imprevedibilità e della non garanzia delle previsioni meteo nonostante le più sofisticate tecnologie…perchè nessuno è laureato in montagna.
    Avrei voluto vedere cosa sarebbe venuto fuori se l’incidente avesse visto coinvolto un istruttore CAI nell’ambito di una gita sociale o un corso…Non giudico la Guida coinvolta che come essere umano può aver sbagliato come capita a tutti noi. Giudico deprecabile il tentativo di spostare l’attenzione per tutta la durata del podcast almeno fino al momento dell’intervento del superstite.
    > Perchè bisogna sempre girare intorno alle cose, anzichè affrontarle apertamente e fare un’analisi obiettiva e costruttiva che forse potrebbe insegnarci qualcosa in futuro?

  4. Dal dibattito su Radio24, l’unico contributo che offre valutazioni concretamente utilizzabili è quello del sopravissuto Tommaso Piccioli.
    Le considerazioni di Nardi e di Cesa Bianchi sulla non professionalità di chi non è guida alpina cosa c’entrano se qui è coinvolta PROPRIO una guida alpina ?! boh…
    Le considerazioni di Cognetti sono altrettanto fuorvianti… lui indirettamente dà la colpa ai clienti che spingono per fare l’itinerario a tutti i costi, giacchè pagano. A volte succede, ma qui pare che sia successo proprio il contrario, i clienti avevano dubbi sull’uscita, è stata la guida a voler uscire comunque, anche se con un obiettivo alternativo (Cabane des Vignettes invece di rifugio Nacamuli). boh …

    Comunque, se la guida porta il telefonino anzichè un gps professonale, mi sembra che non siano necessari altri commenti.
    Se avesse avuto il beacon di emergenza (tipo Spot), come dice Piccioli, la richiesta di soccorso sarebbe partita subito.
    E le attrezzature per bivacco di emergenza ?
    Perchè gli sciatori francesi sono sopravissuti TUTTI ?

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