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Luca Calzolari: è necessario un cambio di prospettiva da parte della politica

Luca Calzolari

“Voci di montagna” è lo spazio che abbiamo voluto dare, in occasione delle elezioni politiche, ai nomi che hanno a che fare tutti i giorni con la montagna, con il suo territorio, con i suoi pregi e i suoi difetti. Dopo Mauro Corona e Annibale Salsa proseguiamo il nostro dialogo con le alte quote italiane intervistando Luca Calzolari, direttore di Montagne360 e appenninico amante della sua terra.

Per leggere le interviste alle altre “voci di montagna”, qui

 

Cosa proporresti per lo sviluppo della montagna?

La montagna necessita di un cambio di prospettiva da parte della politica locale e nazionale e delle forze economiche. Le terre alte sono territori importanti su cui occorre progettare una parte del futuro del nostro Paese. Da territorio marginale a territorio di rilevanza. Con al centro la sostenibilità. Le genti di montagna sono capaci di unire creatività, innovazione e attenzione alle relazioni umane. Per fare un esempio credo che vadano sostenute le esperienze come le cooperative di comunità nate in Appennino. E ancora mi viene in mente l’idea di un ragazzo trentino che qualche anno fa ha fondato una impresa che trasforma sci e snowboard usati in occhiali di design. Oltre a ciò è necessario investire nella formazione, sia offrendo formazione universitaria specifica e opportunità per chi vuole andare o vuole tornare a vivere in montagna, sia investendo nella creazione di centri di alta formazione ubicati nelle terre alte. E poi c’è il tema della connettività a internet. Bisogna portare o completare la diffusione della banda larga. Internet e lo sviluppo digitale sono strumenti a servizio della dimensione economica e produttiva. Sono inoltre fondamentali per le persone, sia in termini di servizi, sia per la propria vita quotidiana. E la banda larga è fondamentale anche per il turismo perché la connettività, mi viene da dire, è quasi essa stessa un prodotto turistico. Tornando però alla domanda so bene che le ricette miracolose non esistono. Non credo che servano idee rivoluzionarie per far vivere la montagna: bisogna capire le potenzialità che offre e avere la volontà di tradurle in sviluppo sostenibile. Sicuramente c’è anche bisogno di investimenti e di risorse ma, come ho detto, da soli non sono sufficienti.

E sul turismo?

Ultimamente abbiamo assistito a un momento di riscoperta della montagna attraverso la letteratura e ciò forse può essere un piccolo aiuto per il turismo sulle terre alte. Ci sarebbe molto da dire su questo tema. Ritengo però strategico investire ancora di più nella valorizzazione e promozione di quella grande risorsa che è la rete sentieristica, capace di attrarre escursionisti da tutta Europa e non solo. Un patrimonio straordinario se pensiamo alle migliaia di chilometri di sentieri delle nostre montagne. In questo il CAI sta facendo davvero un grande lavoro. Bisogna valorizzare le mille storie nascoste delle montagne e i lori beni culturali. Serve investire nella capacita d’accoglienza che incentivi le persone a sostare. Penso che sia inoltre necessario lavorare molto sul trasporto pubblico. Offrire un valido collegamento con i centri urbani di riferimento attraverso servizio bus e ferroviario, con la possibilità di trasportare le biciclette su bus e treni. Anche la sera (penso anche agli abitanti). Una mancanza che va colmata. Sia per il turismo di giornata sia per che resta più giorni. E soprattutto perché va incentivata la mobilità dolce e disincentivata l’auto.

Infine è evidente che vivere e produrre in montagna per certi aspetti è più complesso e faticoso che in pianura e che quindi servono politiche di sostegno, come infatti è scritto anche nella nostra Costituzione all’articolo 44, voluto da uno dei padri costituenti e socio CAI il senatore Michele Gortani.

Come andrebbe pensata oggi la montagna?

Per prima cosa andrebbe studiata e capita. Ripeto qui in parte quanto già detto. Le terre alte vanno viste per quello che sono un luogo pieno di storia in cui deve essere possibile vivere in un presente che ne rispetti e supporti le specificità. Va tutela la straordinaria biodiversità che può essere motore di un forme di economia vivente. Va pensata come un asse strategico dell’avvenire, che come si sa è il futuro progettato.

Le Regioni si rendono conto di avere della montagna nel loro territorio?

Direi di si. Il punto resta sempre quale idea di montagna anima le politiche per le terre alte. A mio modo di vedere le regioni che condividono la ‘stessa’ montagna devono sempre più mettere in campo delle strategie comuni per le terre alte. Non si può pensare sempre e solo al proprio versante. È necessario imparare a essere e fare rete.

Qualcuno ci sta provando a lavorare comunitariamente?

Per quel che mi risulta è un processo che in parte avviene, sia per volontà che per necessità.  Ma si tratta di un processo ancora lento. Credo tuttavia, come dicevo, che non si possa prescindere da strategia comune se si vuole puntare sulla montagna. Mi piace pensare che la montagna possa essere una cerniera anche del fare rete.

La montagna cerniera può essere considerata anche come luogo di integrazione per i migranti?

La maggior parte dei migranti sono persone scappate da guerre e miseria e vanno accolti. Al di la dei problemi che certamente non mancano, queste donne e uomini sono una risorsa per il nostro Paese. Io penso che ogni luogo può, e deve, essere uno spazio in cui costruire integrazione. Però il primo elemento per fare integrazione sono le persone: chi accoglie e chi arriva. I luoghi seguiranno. Tornando alla domanda sicuramente anche le montagne e le loro genti lo sono. Bisogna però evitare, stare attenti a non trasformare le montagne spopolate in un grande condominio in cui mettere i migranti perché quella non sarebbe integrazione. Sarebbe una falsa soluzione che sfocia nella ghettizzazione (questo vale anche per qualsiasi altro luogo). Il tema dell’integrazione è complesso, è un tema culturale prima che politico, rispetto al quale mi sembra che come Paese non si siamo ancora riusciti a fornire risposte adeguate capaci di tenere conto delle tante e diverse sfaccettature.

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