Sicurezza in montagna

Contro l’allarmismo: alcune considerazioni sul pericolo e sul rischio valanghe

Testo di Gianluca Ippolito, guida alpina 

 

Sebbene possa disturbare la circolazione stradale o le più normali attività umane, una precipitazione nevosa viene sistematicamente associata dalla carta stampata e dai telegiornali a una situazione di “allarme valanghe”. A mio giudizio, questo modo di diffondere le notizie, di far conoscere ciò che sta accadendo da parte dei professionisti dell’informazione non è corretto ed è fortemente diseducativo e fuorviante. È bene sapere invece che quando la neve si deposita su un piano inclinato sussiste sempre il pericolo potenziale di valanghe ma nella maggior parte dei casi il pericolo non sussiste per le persone e per le attività umane. Lanciare quindi le notizie utilizzando il termine “allarme” o “allerta” nel titolo, in riferimento a ogni nevicata, non fa altro che generare inutile angoscia nei cittadini che capiscono poco o nulla delle dinamiche comportamentali della neve al suolo. È quindi importante distinguere ciò che è il PERICOLO da ciò che è il RISCHIO.

Il pericolo rappresenta una SITUAZIONE OGGETTIVA, nei confronti della quale l’uomo non può intervenire: pericolo di frane, pericolo di caduta massi, pericolo di valanghe, pericolo di incendio, tanto per fare qualche esempio pratico. Il rischio invece dipende dal COMPORTAMENTO DELLE PERSONE: se io, in presenza di pericolo di caduta valanghe esco di casa, mi reco in montagna e mi muovo su un terreno con certe caratteristiche, mi porto nel raggio d’azione del pericolo, da questo momento inizio ad assumere un rischio. Se parliamo allora di una situazione oggettiva come le condizioni della neve al suolo e vogliamo indicare se c’è la possibilità che cada una massa di neve (valanga), dobbiamo usare il termine PERICOLO. Si tratta di un termine tecnico, non esistono sinonimi, tanto è vero che la tabella che indica il PERICOLO DI VALANGHE è unificata, uguale in quasi tutto il mondo: è suddivisa in cinque livelli proprio per indicare la maggiore o minore possibilità che avvenga un distacco. I livelli di pericolo non sono rappresentati secondo una scala lineare: la differenza di pericolo che c’è tra 1 e 2 non è la stessa che c’è tra 4 e 5! Con pericolo 1 è molto difficile rimanere travolti da una valanga, mentre con pericolo 4 le valanghe possono essere di grandi dimensioni, staccarsi in modo spontaneo (senza che una o più persone sollecitino a sovraccarico il manto nevoso) e raggiungere in alcuni casi la viabilità. Con condizioni di pericolo 5 vengono sicuramente presi provvedimenti per la tutela della pubblica incolumità e la salvaguardia delle infrastrutture da parte delle autorità preposte alla Protezione Civile, in quanto con pericolo 5 è altamente possibile che le valanghe arrivino fin nelle aree antropizzate.

Abbiamo così introdotto un altro concetto: aree ANTROPIZZATE ed aree NON ANTROPIZZATE, dette anche in termini tecnici da chi pratica la montagna per diletto o professione TERRENO D’AVVENTURA. Premesso che la legge italiana prevede il reato per il distacco provocato di una valanga da parte di persone (art. 427 c.p.), è bene distinguere tra il rischio per gli alpinisti che muovono sul terreno d’avventura e il rischio per le infrastrutture e le aree antropizzate, ove si svolgono le normali e quotidiane attività umane. Nel primo caso gli alpinisti decidono volontariamente di sottoporsi al rischio di travolgimento e devono quindi assumere tutti quei comportamenti atti a mitigare il rischio stesso fino a valori gestibili, tenendo comunque presente che il rischio nullo non esiste! Nel secondo caso le persone che vivono nei paesi e circolano sulle strade aperte al traffico hanno il diritto di vivere e muovere in sicurezza e ciò deve essere loro garantito da una autorità a questo scopo preposta. Nei comuni di montagna il responsabile della sicurezza è il sindaco, che si avvale della consulenza tecnica della Commissione Valanghe. Per situazioni più complesse e più critiche possono arrivare in supporto le ARPA regionali e la Protezione Civile.

In conclusione, la neve è un fenomeno meteorologico come tanti altri ma, quando si deposita al suolo, ha dei comportamenti che non è sempre semplice comprendere. La possibilità che cada una valanga è un pericolo oggettivo e, se non andiamo a metterci alla sua portata, non costituisce per noi un rischio. La neve che si deposita su un piano inclinato può sempre dar luogo al fenomeno “valanga”. Al giorno d’oggi i modelli previsionali sono molto efficaci e la possibilità che un cittadino che vive in un contesto urbano o che muove nell’ambito di un’infrastruttura realizzata dall’uomo (una strada, per esempio) venga travolto da una valanga è estremamente remoto se non impossibile. Certamente la possibilità che ciò accada dipende dall’efficienza dei sistemi di monitoraggio e di allarme. È però importante non associare immediatamente una nevicata ad una situazione di emergenza, come talvolta alcuni mezzi d’informazione pare vogliano portarci a fare a causa dell’uso di toni eccessivamente enfatici e allarmistici. In ogni caso, per frequentare la montagna nella sua candida veste invernale, ove il pericolo spesso è occulto ed è quindi difficile capire quale comportamento è meglio adottare, è altamente consigliabile ingaggiare un professionista come un Guida Alpina. Egli ha la preparazione tecnica più che adatta per riconoscere il pericolo e evitare di correre rischi eccessivi, garantendo quindi di poter trascorrere una giornata di divertimento sulla neve delle nostre splendide Alpi.

Buona neve a tutti!

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