News

I 2000 dell’’Appennino – di Stefano Ardito

di Stefano Ardito

Le collezioni sono tornate di moda. Sabato 2 dicembre a Monterotondo, alle porte di Roma, quasi trecento soci del Club 2000m hanno partecipato con entusiasmo all’assemblea che ha celebrato i dieci anni di vita dell’associazione. 

Grandi applausi hanno accolto i 55 escursionisti (tra loro una decina di donne) che hanno salito tutte le 261 vette dell’Appennino oltre i 2000 metri, dall’Emilia e dall’Abruzzo fino all’Etna. 

Serata Club 2000 m, 2/12/2017 – foto Stefano Ardito

L’entusiasmo, tutto l’anno, va in scena anche sulle cime. Gruppi di escursionisti, accanto alla croce o all’ometto di pietre della vetta, estraggono dagli zaini una bottiglia di spumante e un cartello. 

Poi, anche se piove, tira vento o nevica, iniziano le foto e i brindisi. Sul cartello spicca un numero tondo, 50, 100, 150 o 200. O una parola fatidica. “Tutte!”. Significa che uno o più di loro, quel giorno, hanno raggiunto una tappa nella collezione. 

Certo, le collezioni famose riguardano cime e catene più alte. Tutti conoscono quella di Reinhold Messner, che nel 1986 è stato il primo a completare l’elenco dei 14 8000 dell’Himalaya e del Karakorum. Meno nota è la successiva sconfitta di Messner, battuto dal canadese Pat Morrow nella corsa alle Seven Summits, le cime più alte dei sette continenti. 

La corsa ai 4000 delle Alpi ha una storia complessa. Il suo protagonista è Karl Blodig, un oculista di Bregenz, in Austria, che nel 1911 completa la collezione delle 66 vette allora incluse nell’elenco. Poi, man mano che la lista si allunga, sale le cime aggiunte. Quando tocca le ultime due, l’Aiguille du Jardin e la Grande Rocheuse, nel 1932, ha 73 anni. 

Bandiera al vento su una cima – foto Club 2000 m

Oggi l’elenco dei 4000 delle Alpi, varato nel 1993 dai Club alpini di Italia, Francia e Svizzera comprende 82 vette. Il Club 4000 metri, fondato da Luciano Ratto e Franco Bianco, tiene gli elenchi dei salitori. A completare lo slam, fino a oggi, sono stati 51 dei 490 soci del Club. 

Ci sono collezioni poco note ma entrate nel Guinness dei Primati come quella del britannico Rob Baber, che tra il 1998 e il 2002 ha salito le vette più alte dei 47 paesi d’Europa. Ci sono collezioni di vette e pareti di alta difficiloltà, come quelle salite nel 2000-‘01 da Patrick Bérhault, nella sua traversata delle Alpi dalla Slovenia e Mentone. 

E’ bene ricordare, però, che la prima collezione della storia riguardava delle vette facili e bassine. Il reverendo Robertson, infatti, salì per primo nel 1901 tutti i Munros, le 276 cime della Scozia e del Galles che superano i 3000 piedi, pari a 914 metri.

Di collezionare le cime dell’Appennino parla per primo, per scherzo, un mio articolo del 2000 su Airone. Invece la cosa viene presa sul serio. Due anno dopo Alberto Osti Guerrazzi pubblica la guida I 2000 dell’Appennino. Nel 2006 Marcello Ferrazza e Italo Iachini completano l’elenco, che allora è di 245 vette. Un anno dopo Giuseppe Albrizio, terzo a completare lo slam, diventa il presidente del neonato Club 2000m.  

Poi le cose si complicano un po’. Il Club cresce rapidamente, e rilascia attestati con nomi da Giovani Marmotte (“Medio appenninista”, “Grande appenninista”, “Grandissimo appenninista”) ma che vengono accolti con soddisfazione dai soci, che oggi sono diventati 1200. 

Celebrazione del Club 2000m su una vetta – foto Francesco Mancini

Tra i segreti del successo del Club sono l’affidarsi totalmente al web (non ci sono tessere, né burocrazia), e l’entusiasmo di Francesco Mancini, che lo coordina con Albrizio, Claudio Carusi e Livio Rolle. Uniche attività sociali una o due escursioni ogni anno, migliaia di post e di foto su Facebook, e l’assemblea-festa annuale.   

Nel 2014 l’elenco, dopo una faticosa revisione, sale a 261 cime, e il primo a completarlo è Claudio Cecilia. Il titolo di “Grandissimo appenninista”, però, viene rilasciato anche a chi si ferma a 243, lasciando fuori le vette alpinistiche (Centrale del Corno Grande, Punta dei Due, Dente del Lupo…) e quelle vietate dal Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise. 

Molti soci però, per completare l’elenco, si affidano alle guide alpine dell’Abruzzo e delle regioni vicine. Si attende ancora, e non sarà un titolo banale, l’autore della prima collezione invernale.  

Collezionare cime, però, non significa solo spuntare nomi da un elenco. “Conoscevo le solite venti o trenta cime, il Club mi ha spinto a esplorare e a conoscere” hanno detto, quasi con le stesse parole, molti dei 55 premiati sul palco di Monterotondo. 

Lo scudetto delle 2000 cime

Grazie al Club 2000m e al suo elenco, accanto a vette celebri come il Terminillo, il Pollino e il Vettore vengono spesso raggiunte cime sconosciute e affascinanti come il Tempio, il Dente del Lupo e la Cima della Sala del Monaco. Dei nomi che sono un inno al mistero e alla wilderness dell’Appennino.

Ma la piccola, grande lezione del Club 2000m non si ferma qui. Molti soci sono buoni alpinisti, ma l’impegno tecnico modesto di molte cime consente un tono scanzonato. Quasi tutti sono anche soci del CAI, ma non ci sono rivalità. Dopo anni di motivazioni complicate, e di ricerca delle difficoltà, collezionare cime è un ritorno ai primordi dell’andar per montagne. 

E’ un esempio che si può seguire anche altrove. I 4000 della Valle d’Aosta o del Vallese sono stati censiti e saliti, ma quanti sono i 3000 del Trentino? E i 2000 delle Orobie, o i 1000 della Sardegna? Qualcuno li ha saliti tutti? Forse, in futuro, ci attendono altre collezioni e altri club.

 

Tags

Articoli correlati

Un commento

  1. quattro volte un duemila fa un ottomila…! ????Fa bene crederci !
    Se proprio , anche salendo e scendendo in continuazione le scale…non è lo stesso ma ci si allena.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close