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Riapre la storica Capanna Sella ai Rochers del Monte Bianco

Sono concluso i lavori di ristrutturazione della storica Capanna Quintino Sella ai Rochers del Monte Bianco a 3370 m di quota.

Venerdì 13 ottobre 2017, il Club4000 del CAI Torino, oltre a concludere le ultime minime lavorazioni in capanna, ha installato due webcam orientate una sul ghiacciaio del Dome e l’altra verso la rampa glaciale che porta alla vetta del Monte Bianco.

La capanna è dunque agibile e i suoi interni sono stati completamente ripuliti, restaurati e dotati di materassi e coperte.

Per quanto riguarda invece l’itinerario d’accesso, a causa dell’incompleta copertura del budget necessario, l’attrezzatura del percorso alternativo alla Capanna Sella è rinviata al 2018. Si raccomanda pertanto agli alpinisti prudenza nell’avvicinamento, soprattutto a causa delle mutate e assai delicate condizioni ambientali. 

 

La capanna risale al 1885, l’anno successivo alla mote di Sella: a 3370 metri di quota, lungo la cresta sud ovest dei Rochers del Monte Bianco, sul percorso di quella che dal 1872 al 1890 sarà l’unica via normale italiana (dal cosiddetto Sperone della Tournette), e ancor oggi la più diretta, si erige in sua memoria un ricovero non custodito. Costruito dal CAI centrale sotto la supervisione dell’avvocato Francesco Gonella al costo di 6.200 lire e poi ceduto alla sezione di Torino, attuale proprietaria, figura tra i primi rifugi in assoluto costruiti sul versante italiano del Bianco. Il fabbricato, in ossatura e pareti in legno modulari, predisposto a valle in falegnameria, trasportato a spalla e montato pezzo a pezzo e infine rivestito di muratura in pietrame a secco reperito in loco, misura 9 x 2,7 metri ed è suddiviso in tre ambienti uguali: un ingresso centrale con cucina e refettorio; due camere ai lati per 15 posti letto totali. Caduto rapidamente in disuso a seguito della scoperta del più agevole accesso alla vetta delle Alpi dal lato italiano (la via del Dôme, servita dal futuro rifugio Gonella fin dal 1891), e poco frequentato a motivo della collocazione remota e dell’impegno degli itinerari, il ricovero ha conosciuto nel tempo limitati rimaneggiamenti e interventi manutentivi, preservandosi così nelle sue sembianze pressoché originarie fino a oggi. Si tratta dunque di una testimonianza di particolare valore storico che merita di essere tutelata quale museo di se stesso: basti pensare alle iscrizioni a lapis dei frequentatori (varie generazioni delle principali famiglie di guide di Courmayeur e loro clienti), riscontrabili fin dall’anno di costruzione sui rivestimenti lignei e gli scuri degli interni.

 

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Un commento

  1. Bello il corpo edificio con pietra della zona che si inserisce nell’ambiente.Il tetto di lamiera sara’ anche il piu’ sicuro e meno costoso,ma bello bello no.Almeno verra’ presto ricoperto di neve ed allora…verra’ messo a dura prova.Auguri..
    Vedo sul web produzione di tegole in resina che imitano alla perfezione le scandole.Made in….

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