Itinerari

Himalaya del Dolpo – Diario di viaggio di Paolo Cognetti: dove la montagna non conosce confini

Quinto collegamento con Paolo Cognetti, scrittore vincitore del Premio Strega 2017, che sta attraversando l’Himalaya del Dolpo con il fotografo Stefano Torrione, il pittore Nicola Magrin e la guida alpina Adriano Favre (per leggere il capitolo precedente, qui)

Al reportage integrale sarà dedicata un’importante monografia sulla regione del Dolpo che potrete leggere sul numero di gennaio (uscita poco prima di Natale) di Meridiani Montagne.

 Di seguito potete leggere il quinto capitolo del diario di viaggio, oppure ascoltarlo direttamente alla voce (n po’ disturbata a causa del satellitare) di Paolo Cognetti. 
 

 

Foto @Adriano Favre

Abbiamo lasciato Shey qualche giorno fa, siamo ripartiti un po’ a malincuore perché è veramente un posto speciale dove avresti voglia di fermarti un po’. Siamo ripartiti da lì verso est e poi nord per fare il passo di Shyurik La a 5.100 metri. Da questo passo per la prima volta ci si è aperta tutta la visione della del Tibet, cioè dell’altopiano desertico con montagne di cinque, seimila tutte brulle, rocciate giallastre, bruciate, con nevai solo in cima. Dolpo, Mustang, che è un’altra regione del Tibet, sono distinguibili da lassù ed è molto bello, mi piace che la montagna non conosca confini politici ma geografici.

Da questo colle abbiamo camminato per due giorni attraversando questo mondo desertico senza alcun tipo di vegetazione incontrando solo alcune carovane di yak condotte da due o tre uomini che trasportavano merci da un paese all’altro e andavano verso Shey. Ci siamo fermati a dormire in un paese infossato in un Canyon che si chiama Nangung dove c’è un monastero molto bello. In tutti questi paesi c’è una presenza spirituale, con pietre di preghiera, mulini di preghiera, che sono dei piccoli edifici in cui scorre dell’acqua ce fa girare dei cilindri. Tutti questi villaggi hanno un po’ l’aria abbandonata, poi ci si rende conto che qui in montagna sono abitati da donne perché gli uomini sono via a fare altro. E da lì finalmente siamo scesi un po’ di quota ai 3700 metri di Tienpiang e abbiamo trovato un paese veramente florido. Strano a dirsi perché si trova a una settimana di cammino da qualsiasi strada dove possa arrivare un qualsiasi mezzo a motore, c’era un paese agricolo dove in questo momento stavano accatastando i fasci di spighe d’orzo nelle aie. C’erano campi terrazzati, pecore al pascolo, canali di irrigazione, una civiltà agricola molto fiorente.

Foto @Adriano Favre

Dai 3.700 abbiamo ricominciato a salire un’altra volta, lungo il corso di un fiume, ci siamo accampati a 4.000 metri e stasera siamo ancora più in alto, a 4.700 metri, sotto il passo di Kanga La che è a 5.200 metri e ci porterà domani al paese al di là del colle. Ora sono le 18.30 di sera e viene già buio, la spedizione è già arrivata al dodicesimo giorno di viaggio quindi è diventato una routine. Ed è ritmata da una sveglia molto presto al mattino alle 6, e ci sono questi portatori bravissimi che ci preparano il caffè con la moka e la cena anche alle 6 di sera perché appena scende il buio c’è uno sbalzo di temperatura incredibile. Si cammina di giorno in maglietta, ci sono 15-20 gradi al sole, ma appena il sole va giù dietro le montagne la temperatura crolla a diversi gradi sottozero. La mattina i torrenti sono tutti ghiacciati quindi credo che vada a -10 gradi. Poi si va  a dormire e cominciano queste notti lunghissime, interminabili, di pensieri sogni di letture e di chiacchiere con il tuo compagno di tenda. Domani faremo il passo e scenderemo di nuovo in un paese abitato.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close