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Si sciolgono i ghiacciai del Caucaso, in pochi decenni alberi al posto del ghiaccio

Il ghiacciaio Chaalati nel Caucaso georgiano fotografato a 121 anni di distanza (Photo 1890 Vittorio Sella - Fondazione Sella, 2011 Fabiano Ventura -  Arch. F. Ventura)
Il ghiacciaio Chaalati nel Caucaso georgiano fotografato a 121 anni di distanza (Photo 1890 Vittorio Sella - Fondazione Sella, 2011 Fabiano Ventura - Arch. F. Ventura)

ZUGDIDI, Georgia — Laddove c’era il ghiaccio ora ci sono boschi e prati verdi. E’ drammatica la situazione dei ghiacciai del Caucaso riscontrata dalla spedizione “Sulle tracce dei ghiacciai”, il progetto fotografico-scientifico che studia le catene montuose più importanti del mondo mettendo a confronto fotografie di un centinaio di anni fa con scatti di oggi realizzati nelle stesse medesime posizioni geografiche. Secondo quanto emerso dalle ricerche la velocità di riduzione dei ghiacci nell’ultimo cinquantennio sarebbe quasi 50 volte superiore a quella registrata nel corso dell’Ottocento.

Alberi al posto del ghiaccio, fitti boschi dove un tempo si estendevano gigantesche lingue glaciali. E’ completamente cambiato il paesaggio delle montagne del Caucaso nel corso degli ultimi decenni. Importanti riduzioni di ghiaccio si sono verificate soprattutto negli ultimi 50 anni, nella superficie e nella lunghezza dei ghiacciai, riscontrabili solo attraverso indagini fotografiche e scientifiche molto accurate. Questo almeno  quanto riscontrato dall’analisi dei dati scientifici e delle fotografie di confronto dalla seconda spedizione del progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”, che dalla scorsa estate e per 5 settimane ha lavorato nella catena montuosa del Caucaso, nella regione della Svanezia, in Georgia.

Il progetto di ricerca “Sulle tracce dei ghiacciai” riunisce un team di scienziati, fotografi e alpinisti e che, ripercorrendo in 5 spedizioni le catene montuose più significative della Terra, studia gli effetti dei cambiamenti climatici coniugando la comparazione fotografica e la ricerca scientifica sul campo. Ogni spedizione prevede infatti un confronto fotografico tra le immagini storiche e quelle attuali, ritratte dallo stesso punto geografico, nonché la raccolta di dati sul campo e la loro successiva analisi in laboratorio. Le immagini scattate la scorsa estate in Caucaso da Fabiano Ventura, fotografo e ideatore del progetto, trovano conferma nei rilievi geomorfologici effettuati dai ricercatori e nei dati scientifici analizzati, presentati per la prima volta al sedicesimo Alpine Glaciology Meeting, uno dei più prestigiosi meeting di glaciologia in ambito europeo, svoltosi a Zurigo il 2-3 febbraio scorsi.

Fabiano Ventura durante la spedizione (Photo 2011 Arch. F. Ventura)
Fabiano Ventura durante la spedizione (Photo 2011 Arch. F. Ventura)

“Dalla Piccola Età Glaciale (PEG) – ha dichiarato Riccardo Scotti, glaciologo al Dipartimento di Scienze Geologiche e Geotecnologiche dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca -, culminata attorno al 1810 in questa regione, ad oggi, il Ghiacciaio Tviberi, il più grande ghiacciaio in Caucaso fino al 1965, ha mostrato la contrazione di superficie più forte (- 16,4 km ² – 34,9% della superficie originaria) e il ritiro lineare più marcato (- 3,98 km, il 42% della lunghezza massima lungo la principale linea di flusso). Il Ghiacciaio Chaalati, quello che spinge ancora oggi la sua fronte alla quota più bassa nel Caucaso meridionale (1861 m s.l.m.) ha mostrato una contrazione di 4,4 km² (- 27,1%) e un ritiro frontale di 2,16 km. Il Ghiacciaio Adishi, il più piccolo dei tre, ma con la quota media più elevata, ha mostrato la contrazione più modesta (- 1,5 km², – 13%), e un ritiro lineare di 1,15 km”.

Durante la spedizione sono state effettuate venti fotografie realizzate dalla medesima prospettiva e nello stesso periodo dell’anno di quelle ottenute dai primi fotografi esploratori (Vittorio Sella e Mor von Dechy) oltre centoventi anni fa. L’analisi dei confronti fotografici ad alta risoluzione ha permesso di constatare come i tre ghiacciai studiati siano molto rappresentativi dell’andamento di tutti gli altri ghiacciai della zona.

Un dato molto importante è inoltre relativo all’accelerazione della riduzione della superficie glaciale nell’ultimo intervallo temporale considerato, ovvero quello compreso tra il 1965 e il 2011: rispetto agli intervalli precedenti infatti, negli ultimi decenni il Ghiacciaio Tviberi ha perso una superficie 3,2 volte maggiore rispetto al precedente intervallo, e quasi 50 volte più velocemente rispetto al XIX secolo. Lo stesso comportamento è stato riscontrato anche negli altri due ghiacciai studiati.

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2 Commenti

  1. Il confronto con i culmini della piccola Eta’ Glaciale non e’ a mo avviso molto significativo, trattandosi di un’altra situazione di punta, in senso opposto.
    Piu’ significativo srebbe un confronto con le varie situazioni a partire dal XIV Secolo DC, inizio della PEG. Nelle Alpi questo e’ reso possibile dallo studio di antici dipinti, o trattati per il mantenimento di vie di comunicazione; penso questo sia possibile anche nel Caucaso. AT

  2. Concordo con Alberto.

    La PEG fu un periodo più freddo il cui culmine fu proprio la prima metà dell’800.
    Piuttosto il paragone andrebbe fatto con lo scioglimento dei ghiacci negli ultimi 50 anni, periodo caratterizzato dal Golbal Warming. Francamente poi non trovo uno scioglimento così eclatante rispetto a tanti ghiacciai delle Alpi. Il Caucaso infatti è una delle catene montuose che ha risentito meno del caldo degli ultimi anni in quanto meno esposta ai capricci della NINA e ENSO. Le matrici subtropicali che hanno devastato le estati alpine in questa regione non ci sono state sebbene le estati siano anche piuttosto calde.

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