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Nuove Leggi e ricorso ai tribunali tra Guide Alpine, Canyonig e Ambientali-Escursionistiche

L’articolo che abbiamo pubblicato sulla “guerra”, se non altro di comunicati, tra i professionisti della montagna e dell’outdoor ha avuto un grande riscontro e ci ha procurato qualche lamentela.

La nostra intenzione era di cogliere l’atmosfera, turbolenta, tra associazioni che si stanno confrontando e contrapponendo, crediamo intanto per la grande passione all’attività sportiva e culturale che i loro affiliati praticano, magari con qualche tentazione egemonica, ma anche, per i professionisti, per il proprio lavoro e business.

Ci sono parecchie norme nazionali e regionali che regolano queste professioni e il volontariato che opera in questi sport. Sono molte e spesso soggette a sentenze di tribunali, fino alla Corte Costituzionale che si è occupata della legittimità di alcune leggi regionali in tema.

Chi è appassionato o interessato alle questioni giuridiche ha tutte le possibilità per approfondire in rete questi aspetti che si agitano ed evolvono.

Noi vogliamo semplicemente informare i nostri lettori che è in atto quella che abbiamo definito, con un’iperbole giornalistica, una “guerra” tra professionisti, specialisti e volontari. Sono i soggetti che con il loro lavoro e contributo danno valore aggiunto al turismo in generale e direttamente supportano lo sviluppo del turismo ambientale, naturalistico e montano, che rappresenta una fetta economica importante ed in espansione del nostro bilancio statale e ancor più in alcune Regioni.

Anche per questo ci pare che sia necessario parlarne e sperare che si trovino delle soluzioni dentro le leggi ma anche con il buon senso.

Ma il dato di fatto odierno è l’aspro e problematico scontro tra il Collegio Guide Alpine e le Guide Ambientali Escursionistiche e l’Associazione Guide Canyoning; con quali conseguenze difficile dirlo, di certo non è un bello spettacolo.

Per chi desidera cimentarsi in approfondimenti, ecco i link che rimandano alle dichiarazioni ufficiali dei vertici delle due Associazioni e del Collegio Nazionale.

20/10/2016: Le Guide Alpine Italiane rispondono alle accuse dell’Associazione Guide Canyoning

28/09/2016: Lettera aperta del Presidente dell’Associazione Italiana Guide Canyoning

28/09/2016: #BastaCastaDellaMontagna: il netto “no” di AIGAE arriva in Parlamento

21/05/2016: La legge parla chiaro, le Guide Alpine no!

19/05/2016: La legge parla chiaro: gli accompagnatori su terreno montano sono formati dalle Guide Alpine

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2 Commenti

  1. prima di fare come i polli di Renzo..come difendere la professionalità acquisita e certificata in Italia con costosi ed impegnativi corsi nei confronti di concorrenti esteri mimetizzati in comitive tra normali turisti?

    1. Caro Albert;
      sono un Accompagnatore di Media Montagna lombardo tra i primi abilitati. Nel 1996/1997 Ho seguito i “costosi ed impegnativi corsi ” ed ho successivamate esercitato la professione a tempo pieno, tra crescenti difficoltà burocratiche, fiscali, previdenziali, di mercato e di categoria. Fui anche tra i primi ad occuparmi della modifica alla legge 6/89 che in questi giorni desta tali polemiche da esser definita dai giornalisti “guerra in montagna”.
      Questo mi avvilisce, se penso che, dopo anni di approcci e tentativi, anche in sedi Ministeriali, ci si era orientati a proporre una ragionevole sanatoria che prevedeva la valutazione, Regione per Regione, dei differenti percorsi formativi di altre figure non contemplate dalla citata Legge, ma pur presenti sul mercato, al fine di integrarli, mediante appositi moduli e renderli così equiparabili al profilo formativo necessario al regolare ingresso nel Collegio Guide Alpine.
      Ebbene: detta proposta è stata duramente respinta proprio dai rappresentanti di coloro i quali ne avrebbero beneficiato, vanificando in tal modo vent’anni di paziente relazione e di tenace lavoro svolto da colleghi che, gratuitamente, ci hanno messo la faccia e l’impegno. Essendo stato anch’io tra questi, confesso d’ esser prossimo ad arrendermi per sfinimento.
      Ora la Tua domanda, forse proprio grazie alla simpatica citazione di Manzoniana memoria, mi spinge ad un’estroversa ma non meno contestuale puntualizzazione. E’ riguardo ai “polli di Renzo”, che userò a metafora ( chi vuol capire… capisca! ).
      Quelli non erano polli, erano capponi, ovvero dei… pollastri cui erano stati amputati i noti organi anatomici. Proprio in conseguenza di tale intervento la loro sorte non era più trasmettere il proprio DNA a futuri pulcini (qui richiamo il caso nostro: “evitare incontrollabili derive genetiche all’interno di fantasiose associazioni di dubbio carattere dilettantistico” ) bensì quello d’essere merceologicamente usati da onorario al torbido avvocato asservito al prepotente di turno, che disorientò il cliente nella di allora giungla delle “Gride” seconda, per impenetrabilità, soltanto a quella delle nostre attuali Leggi e Dottrine Giuridiche.
      Tutto ciò precisato, la nostra esortazione potrebbe alfine essere:
      comportiamoci almeno da polli, non da capponi! Eviteremmo – in tal modo – di beccarci l’un l’altro “ in articulo mortis ” ed eviteremmo – oltremodo – di esporre i sopramenzionati organi anatomici ai “Renzi” d’oggi i quali, non meno di quelli d’allora, li amputerebbero volentieri per renderci merce da scambio. Franco Formica

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