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Mauro Corona a Ballarò: ma davvero siamo "in balìa"?

[:it]Mauro Corona, cosa non faresti per vendere qualche migliaia di libri in più. Del resto lo hai sempre detto, tieni famiglia, ed è nobile e sacrosanto portare a casa il pane quotidiano. A Ballaró ieri sei stato splendido, gigantesco. Sei riuscito a essere lì per dire che non capisci niente, tecnicamente, di terrorismo. Ma anche che, a sensazione, se le autorità proclamano di presidiare Scala, Colosseo e Vaticano, se tu fossi un terrorista colpiresti altri posti.

Hai detto che la parola chiave del nostro tempo è: balìa. Siamo in balìa della tremenda insicurezza che abbiamo noi stessi generato con disuguaglianze, migrazioni, guerra, fame. Siamo in balìa della destrutturazione antropica e urbana che abbiamo generato attorno alle nostre città. Certo a Erto, luogo ripido anche nel nome, dove abiti alle porte delle Dolomiti,l’essere in balìa ha una storia terribile. Il monte Toc del quale quella volta eravate in balìa, complici qualche alto dirigente e scienziato che sotto un suo scivoloso pendio aveva accumulato un’immensa quantitá d’acqua, la sua raccolta di morte la fece per davvero. Tanti sapevano di esser in balìa del Toc e della diga, ma questo non salvò molti.

Ti ha spaventato la metropolitana di Milano super affollata per il concerto dei Duran Duran? È per questo che siamo in balìa? Forse è in gran parte vero, siamo spaventati dalla folla, dalla gente, pensavo di sentirti fare un discorso da “uomo di legno”, da “mago” delle montagne, perfino da alpinista e montanaro, o da scampato al Vajont, perfino da “vecchio ubriacone”, cosa che come sai è solo una metafora. Invece ci dici che siamo in balìa, disarmati, vittime sacrificali, come i polli in batteria, o le bestiole dei boschi quando bruciano per gli incendi appiccati da dei bastardi, o le formiche rufe vittime di bimbi idioti e di ancor peggiori genitori che lasciano loro distruggere, per gioco con un bastone, i bellissimi cumuli di aghi di pino con i quali le piccole creature costruiscono casa.

Pensavo di sentirti dire che bisogna sottrarsi, ribellarsi alla condizione dell’essere in balìa, reagire, mettersi in sicurezza. Quante volte ci è capitato  anche in montagna.

Me la devi spigare questa cosa del rassegnarsi ad essere in balìa. Mi sembravi sobrio quando l’hai detta. Forse un poco spaesato, quello sì.

Passato il tempo del terrorismo sei voluto rimanere in studio per parlare di tasse. Sei stato di una luciditá e chiarezza sublimi. Sará che ci toccano le tasche. L’aggettivo “superlativo” non riguarda solo quello che hai detto, ma il come, con che spirito.

“Sopra Erto c’è un paesino di 20 anime, li c’è una signora che vende qualche bicchiere di vino, che ha una piccola macchina del caffè, un’osteria. In un anno ha ricevuto due volte la visita della guardia di Finanza”.

Quanti amici rifugisti sono stati “beccati” con qualche scontrino non emesso, certo sbagliando, o perchè l’amico di passaggio aiutava a servire ai tavoli, o l’acqua della vicina sorgente non era certificata. Dalle mie parti, hanno costretto i gestori  di un piccolo rifugio delle Orobie a chiudere, rifilando una multa pari al guadagno dell’anno perchè un paio di ragazzotte amiche aiutavano con entusiasmo a servire ai tavoli. Quel rifugio accogliente e a buon mercato ripiomberá nel freddo nel quale per tanti anni era rimasto.

Hai ragione Mauro, hai fatto bene a rimanere nello studio televisivo di Ballarò per protestare. Non foss’altro perchè la pretesa particolaritá delle montagne, dei maggiori costi per intraprendere in quota, del sacrifico di una popolazione che presidia e custodisce l’ambiente, è rimasta dal punto di vista del riconoscimento di alcune compensazioni, lettera morta. E va bene questo, ma pure bastonarci.

Putroppo, come sostieni, del tempo oscuro dell’ISIS, siamo in balìa. A maggior ragione e con la certezza di essere un target privilegiato siamo anche in balìa dell’IMU, TASI, IRPEF, IRES, IRAP. Mi rendo conto che l’accostamento è inappropriato, ma dipende solo dal fatto d’aver seguito Mauro a Ballarò.

Mi chiedo però a quale minaccia sopravviveremo.

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3 Commenti

  1. …intanto vada, a muso duro e bareta fracà.Incurante di qualche intervento non telegenico.Però oltre al libro ultimo partorito ed alle citazioni erudite potrebbe portare qualche nuova scultura..magari inaugurando un nuovo stile espressivo.

  2. A volte la consapevolezza serve, non significa aver solo paura, cellule incontrollabili ci sono: questo :e essere in “balia”.

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