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Trento Film Festival: ecco tutti i film in programmazione

[:it]TRENTO — Grandi protagonisti la natura, la montagna, temi sociali e ambientali. La 63esima edizione del Trento Film Festival presenta 115 film tra lunghi e corti, programmati e replicati durante 8 giorni, in un programma che si dipana su quatto sale, per un totale di oltre 110 proiezioni. Come già annunciato, la sezione “Destinazione…” sarà dedicata all’India, in particolare ai suoi territori interni, rurali e remoti e le comunità di diverse culture, lingue e religioni che li abitano, mentre apertura e chiusura della manifestazione vedranno la proiezione di due opere appena tornate al loro originale splendore: rispettivamente il film muto Maciste alpino di Luigi Maggi e Luigi Romano Borgnetto con Bartolomeo Pagano, il cui restauro è stato promosso dalla Biennale di Venezia, e sarà accompagnato dal jazzista Raffaele Casarano con il quartetto “Locomotive”; e Vertigine bianca di Giorgio Ferroni, documentario ufficiale dei Giochi olimpici invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956, il cui recupero fa parte del prestigioso progetto del Cio (Comitato internazionale olimpico) di restauro di tutti i film olimpici ufficiali, già ospitati da festival prestigiosi come Cannes, Venezia e Il Cinema Ritrovato di Bologna.

CONCORSO INTERNAZIONALE
La sezione competitiva del festival è riservata ai documentari e cortometraggi, a concorrere all’assegnazione delle Genziane d’Oro e d’Argento 2015 saranno 14 film di durata superiore ai 50 minuti, 10 dei quali in anteprima italiana e 12 film brevi: uno in anteprima assoluta, tutti gli altri in anteprima italiana.
Come abitudine il Concorso punta su opere appassionanti e originali che interpretano il tema montagna secondo le chiavi più disparate: dagli attesi migliori film di alpinismo dell’anno, al documentario creativo su temi sociali e ambientali, alle migliori opere d’autore in cui le vette e i più spettacolari paesaggi naturali del pianeta fanno da sfondo al racconto di storie e protagonisti straordinari.
La tradizione alpinistica sarà rappresentata da 4 lungometraggi che vanno ben oltre la pura documentazione sportiva: Ninì di Gigi Giustiniani fa rivivere, esclusivamente attraverso la rielaborazione di straordinario materiale fotografico e diaristico, le scalate e la storia d’amore di Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta; Killer Slope dell’olandese Geertjan Lassche svela il dietro le quinte di una controversa spedizione commerciale in Himalaya, dove sempre le ambizioni degli alpinisti e il destino degli sherpa sono nelle mani dei tour operator dell’estremo; Jeff Lowe’s Metanoia di James Aikman ritrae il leggendario alpinista americano che, dopo tante vittoriose scalate ma altrettante sventure, è alle prese con la sfida più grande: una malattia neuro-degenerativa; Valley Uprising di Nick Rosen celebra, attraverso straordinari materiali d’archivio e aneddoti, l’epopea della valle di Yosemite, scoperta dai pionieri del climbing negli anni ’60 e recentemente scenario dell’impresa di Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson che, il 15 gennaio scorso, dopo 19 giorni in parete e anni di tentativi, hanno completato la prima salita in libera del Dawn Wall su El Capitan, seguiti in diretta e online dai media mondiali.
Insieme agli alpinisti, protagonisti tradizionali dal festival sono quegli eroi del quotidiano che vivono la montagna, come i pastori del pluri-premiato Les Tourmentes del belga Pierre-Yves Vandeweerd, e quelli, bambini questa volta, di Coming of age del sudafricano Teboho Edkins, che porterà al festival gli inediti paesaggi africani d’alta montagna del Lesotho. Tra le cime del Montana lavorano gli allevatori di Fishtail di Andrew Renzi, documentario western narrato dalla inconfondibile voce di Harry Dean Stanton; mentre su quelle ormai quasi disabitate del Portogallo resiste la famiglia di Volta à terra di João Pedro Plácido, e il giovane Daniel alle prese con una complicata educazione sentimentale.
La montagna e la natura più estrema sono anche preziosi patrimoni ambientali: c’è chi li difende e li riconquista, come gli attivisti di DamNation di Travis Rummel e Ben Knight, che reclamano l’utopico abbattimento delle dighe di cemento che negli USA hanno fermato il corso naturale di centinaia di corsi d’acqua e chi li vede come ultima frontiera di una fuga dalla società e civiltà moderne, come l’anziano protagonista di Alaska del tedesco Christopher Stöckle, che preferisce la compagnia degli grizzly a quella degli umani.
Non mancano, e sono sempre più rilevanti per immaginare il destino dei territori di montagna, le questioni culturali e politiche. Guardano al presente attraverso la tradizione le svizzere Céline Carridroit e Aline Suter, che esplorano in Resuns le loro origini e l’universo della cultura e della lingua romance, e Mattia Colombo, che accompagnato dalle parole e dalle suggestioni di Erri De Luca esplora in Alberi che camminano il ruolo e valore simbolico del legno, dalle montagne del Trentino ai porti del Mediterraneo. Dalla cima di una montagna scrutano invece nel futuro della nostra società globalizzata lo svizzero Roman Vital, che in Life in Paradise documenta la convivenza forzata tra una comunità alpina da cartolina e gli immigrati clandestini costretti a soggiornarvi e l’austriaca Ella Raidel, che in Double happiness segue la costruzione della replica di un tipico villaggio tirolese da parte di una impresa edile cinese, che rivenderà l’idillio del paesaggio e dell’architettura tradizionali ai suoi facoltosi clienti orientali.
Tra i cortometraggi, in prima mondiale sarà l’italiano Eyelid di Francesco Mattuzzi e Renato Rinaldi, che documenta, con aperture visionarie, il progetto dello studio di architettura torinese Cliostraat di un avveniristico rifugio sul monte Elbrus, vetta più alta della Russia, sviluppo del modello proposto con il rivoluzionario Bivacco Gervasutti sul Monte Bianco. Direttamente dall’ultima Berlinale arriva Hakie – Haki. Ein Leben als Mann di Anabela Angelovska, ritratto di una “vergine giurata” albanese, tradizione rurale a cui si ispira il film di Laura Bispuri con Alba Rohrwacher attualmente nelle sale, mentre l’olandese Nowhere Place di Susanne Opstal ci porterà, chiedendosi cosa spinge l’uomo a rischiare la vita oltre i suoi limiti, dalle più alte vette fino al pianeta Marte, con un biglietto di sola andata.

ANTEPRIME
Dalla scorsa edizione del festival i lungometraggi godono della collocazione nella grande sala del Supercinema Vittoria, contesto ideale per riscoprire il piacere del racconto sul grande schermo di storie, passioni e avventure che hanno per sfondo montagne vere e fantastiche. La selezione fiction della 63. edizione traccia un ideale percorso dal cuore dell’Europa all’estremo Oriente.

Si partirà sabato 2 maggio dalla località sciistica francese teatro di Force majeure di Ruben Östlund, presentato in collaborazione con Teodora Film alla vigilia della distribuzione italiana. Il film del regista svedese, sorprendente dramma familiare innescato da una valanga, è tra le rivelazioni dell’ultimo Festival di Cannes (dove ha ricevuto il Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard), è stato candidato ai Golden Globe 2015 e agli European Film Awards per il miglior film e la migliore regia.
La tappa successiva saranno le montagne al confine tra Germania e Repubblica Ceca, dove il protagonista di Schmitke di Štepán Altrichter, novello Don Chisciotte alle prese non con i mulini a vento ma con le turbine eoliche, finirà per smarrire se stesso e la ragione, in un film che da surreale commedia urbana si trasforma in un giallo quasi metafisico che abbraccia il mistero della natura e del paesaggio.
Altro lungo passo verso est per arrivare tra i monti del Kurdistan turco, attraversati in Come to my voice da un’anziana donna e dalla nipote, nel kafkiano tentativo di liberare il padre della piccola, catturato dall’esercito turco con l’accusa di essere un fiancheggiatore della lotta curda. Il film di Huseyin Karabey diventa, alla luce della recente attualità internazionale, anche un omaggio al popolo curdo e alle tante donne che si sono sacrificate nel conflitto contro l’integralismo religioso.
Due donne sono protagoniste anche della tappa successiva, in Pakistan: Dukhtar sarà a Trento in anteprima italiana dopo festival come Toronto, Pusan, Londra, Goa e Dubai, ed essere stato il primo film diretto da una donna scelto per rappresentare il Pakistan agli Oscar. Nell’esordio di Afia Nathaniel madre e figlia intraprendono un’avventurosa fuga attraverso le imponenti montagne del paese, per sottrarre la bambina a un matrimonio combinato. Un coraggioso film di denuncia in forma di thriller e road-movie.
Il passo successivo è breve, oltre il confine con l’India, verso lo stato montuoso del Kashmir. È qui che Vishal Bhardwaj ha ambientato Haider, ambizioso adattamento in veste bollywoodiana dell’Amleto, terzo capitolo di una personalissima trilogia shakespeariana dopo un Macbeth presentato al festival di Toronto, e un Othello a Cannes. Quasi tre ore di durata, grandi budget, azione, passioni, musica, coreografie, attori superstar: il mix unico offerto dal cinema indiano per la prima volta al Trento Film Festival, grazie all’occasione del programma speciale “Destinazione… India”.
Se con Haider aumentano i ritmi del racconto, l’accelerazione sarà ulteriore e brusca con il film d’azione che chiuderà la sezione, presentato in collaborazione con Far East Film Festival: The Taking of Tiger Mountain del maestro del cinema orientale Tsui Hark, campione di incassi all’uscita in Cina, ha come protagonista la star Tony Leung Ka-fai nei panni di uno spietato bandito che governa le terre della Cina del nord dalla sua fortezza sulla Tiger Mountain. Dopo la serata di chiusura del festival udinese, i suoi vertiginosi scenari innevati saranno protagonisti a Trento venerdì 8 maggio.

ALP&ISM
La sezione non competitiva dedicata all’alpinismo e alle discipline alpine presenta 25 titoli, tra lungo- e cortometraggi.

Gli scenari saranno i più disparati, a partire da quelli più familiari per il pubblico del festival: le cime trentine in Brenta Base Camp 2014 e Zanzara e Labbradoro, le Dolomiti in Saslonch suite e Der Zinnenmann Christoph Hainz, le Alpi in René Vernadet, l’oeil qui précédait l’exploit (sul leggendario cameraman-alpinista francese), Déjame Vivir (con lo skyrunner catalano Kilian Jornet Burgada impegnato nella sua salita da record al Cervino) e, in anteprima assoluta, Grimpeurs di Andrea Federico, che attraverso precise interviste a testimoni e protagonisti, ricostruisce con dovizia di particolari la celebre tragedia del 1961 al Pilone Centrale del Freney del Monte Bianco, a cui ebbero la fortuna di sopravvivere due grandi alpinisti come Walter Bonatti e Pierre Mazeaud.
Molto più lontano portano film come Africa Fusion, con il beniamino del pubblico ed ex-giurato del festival Alex Honnold per la prima volta alle prese con le pareti africane, China Jam con Sean Villanueva O’Driscoll e Nicolas Favresse a caccia di nuove sfide in estremo oriente, The Frozen Titans con il racconto di una impossibile scalata su ghiaccio nel cuore delle Montagne Rocciose, mentre con Perdutamente Cerro Torre non mancherà una montagna che dall’altro capo del mondo non smette di affascinare e far discutere.

TERRE ALTE
È la sezione che ogni anno presenta storie e protagonisti da conoscere per capire meglio come si vive, e come si potrà vivere, sulle montagne del nostro pianeta, e come questi territori e chi li abita stiano cambiando.
Tra i cinque lungometraggi selezionati tre sono italiani: in Inchiesta in Carnia il celebre direttore della fotografia Dante Spinotti, da anni al fianco dei più grandi registi americani, torna in Friuli per questo omaggio alla sua terra d’origine e per raccontarne la trasformazione; si resta a Nord-Est per Un paese di primule e caserme di Diego Clericuzio, ispirata inchiesta sul destino delle innumerevoli strutture ed edifici militari abbandonati lungo l’ex-cortina di ferro, in attesa di nuove funzioni; mentre da Roma parte Alfredo Covelli per il suo viaggio verso il nord dell’India, dove come racconta in With real stars above my head, a Trento in anteprima italiana, finirà ospitato in un monastero di suore buddiste, con le quali sviluppa un bizzarro rapporto di conoscenza reciproca e amicizia capace di superare qualsiasi distanza culturale, linguistica e religiosa.
Gli altri documentari e i cortometraggi completano un giro del mondo che passa da Tibet, Patagonia, Bolivia, Albania, Spagna e Giappone, riportandoci in Italia con Brasimone di Riccardo Palladino, sulla valle degli Appennini emiliani dove resta incastonata una centrale nucleare costruita e mai messa in funzione.

LE ALTRE SEZIONI
Completano il programma della 63. edizione le Proiezioni speciali, tra cui è inserita la riscoperta proposta dalla Cineteca Italiana di Milano di Senza sole né luna di Luciano Ricci, film del 1963 ambientato durante la costruzione del traforo del Monte Bianco (con un giovanissimo Lando Buzzanca), e le sezioni “Destinazione… India” con un ampio programma di proiezioni ed eventi dedicato al paese-continente asiatico (vedi il comunicato specifico); “Orizzonti vicini” dedicata a registi, produzioni e film dal Trentino-Alto Adige; “Eurorama” a cura del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, con i film etnografici premiati nei festival specializzati di tutta Europa; e “Natura Doc”, selezione di documentari naturalistici ospitati dal MUSE – Museo delle Scienze di Trento.

GIURIA
Le Genziane d’Oro e d’Argento del Concorso Internazionale del Trento Film Festival 2015 saranno assegnate da una giuria composta da: Nancy Rosenthal, fondatrice e direttrice del New York WILD Film Festival, per 15 anni produttrice e regista per National Geographic Television; Kavita Bahl, documentarista e docente di cinema indiana, premiata in due occasioni con il National Film Award, che insieme al marito e co-regista Nandan Saxena presenterà anche due film nella sezione “Destinazione… India”; Hervé Barmasse, regista di film di montagna e affermato alpinista, membro di una famiglia segnata da una lunga tradizione e passione per la montagna; Alessandro Rossetto, regista che nel 2012, dopo tanti apprezzati documentari, ha esordito nel lungometraggio con Piccola patria, girato in parte in Trentino e presentato alla Mostra di Venezia; Colin Thubron, romanziere e scrittore di viaggi britannico, ha pubblicato diversi libri su Russia e Asia, è dal 2010 presidente della Royal Society of Literature.

LA SELEZIONE
Sergio Fant è il responsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival; la commissione di selezione è composta da Gianluigi Bozza, Heidi Gronauer e Matteo Zadra; i consulenti al programma sono Paolo Moretti per Concorso e Anteprime, Antonio Massena e Italo Zandonella per la selezione alpinistica.[:]

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